Giordania. L’Italia ad Amman
21 Dicembre 2015
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Il Medio-Oriente non era nei suoi progetti, ma nel suo cuore. La Giordania, il Paese del marito, da quindici anni è diventato anche il suo. Parte da Montesarchio (Benevento), città natale, la storia di Maria Rosaria Papa, fondatrice e presidente della Società Dante Alighieri di Amman. Laurea in Lingue e letteratura inglese, master in gestione e sviluppo dei servizi turistici e una carriera come insegnante di lingue a Lecco, oltre che come consulente in organizzazioni non governative e nel settore turismo, Maria Rosaria è arrivata nella capitale giordana nel 2001, insieme con il marito Adnan Al Sawair, ingegnere, oggi deputato al parlamento, e i tre figli Shady, Amir, Yuri.
Ad Amman, Maria Rosaria ha fondato, nel 2004, la Società «Dante Alighieri», diventata presto un centro di riferimento per la cultura italiana, grazie ai suoi corsi di italiano per stranieri, ai corsi integrativi per italiani, ma anche all’organizzazione di importanti incontri culturali. Un lavoro che Maria Rosaria, insieme allo staff della Dante Alighieri, porta avanti in maniera volontaria e con passione.
«I giordani – dice − amano il nostro Paese, apprezzano la nostra cultura, la nostra lingua, conoscono la letteratura italiana, il cinema e ovviamente il cibo. Un legame avviato a inizio ’900, con l’arrivo dei primi missionari che hanno fondato molte scuole cattoliche e che è continuato con le spedizioni archeologiche che hanno portato molti italiani in Giordania. Sono stati gli italiani, tra l’altro, a costruire il primo ospedale di Amman». «Un ponte culturale importante che deve essere rafforzato − sottolinea Maria Rosaria, la quale nel 2013 è stata insignita del titolo di Cavaliere dell’Ordine dal presidente della Repubblica italiana –. Anche perché oggi la Giordania, dopo lo scoppio della guerra nella vicina Siria e la destabilizzazione in tutta l’area del Medio Oriente, è la prima tappa degli studenti italiani che vogliono studiare arabo».
«Per questo – aggiunge –, realtà come il nostro centro culturale non devono essere lasciate sole ma piuttosto supportate in maniera significativa dal ministero degli Esteri. Non è solo una questione culturale, c’è anche un ritorno economico e politico per la stessa Italia se si investe di più nella diffusione della cultura italiana in Medio Oriente». Il Regno haschemita di Giordania, confinante con le zone più calde (Siria, Israele, Iraq, Arabia Saudita, territori palestinesi) è da sempre conosciuto per il suo spirito pacifista, per l’accoglienza e la politica moderata. «Qui – dice Maria Rosaria – delle rivoluzioni arabe ci sono state soltanto alcune scintille scaturite dall’aumento della disoccupazione giovanile e del costo della vita, ma la Giordania non ha conosciuto i moti febbrili dell’Egitto e della Tunisia».
Amman, la capitale, è una città cosmopolita, sede delle più importanti organizzazioni non governative e governative. In Giordania vivono anche mille italiani, venuti qui per imparare l’arabo, lavorare nelle istituzioni o perché sposati con cittadini giordani. «La Giordania – spiega Maria Rosaria –, è un Paese che sa essere moderno anche se per certi aspetti è ancorato alle tradizioni. Ci sono donne molto emancipate, e non si tratta solo di quelle che risiedono ad Amman, ma anche di quelle che vivono in zone rurali e che utilizzano, per esempio, il microcredito per migliorare la propria vita. Qui mi sono sempre sentita molto accolta e integrata. E qui – conclude Maria Rosa –, con il mio lavoro di presidente della Società Dante Alighieri, cerco di parlare del nostro Paese, per farlo conoscere e amare dai giordani».
Ad Amman, Maria Rosaria ha fondato, nel 2004, la Società «Dante Alighieri», diventata presto un centro di riferimento per la cultura italiana, grazie ai suoi corsi di italiano per stranieri, ai corsi integrativi per italiani, ma anche all’organizzazione di importanti incontri culturali. Un lavoro che Maria Rosaria, insieme allo staff della Dante Alighieri, porta avanti in maniera volontaria e con passione.
«I giordani – dice − amano il nostro Paese, apprezzano la nostra cultura, la nostra lingua, conoscono la letteratura italiana, il cinema e ovviamente il cibo. Un legame avviato a inizio ’900, con l’arrivo dei primi missionari che hanno fondato molte scuole cattoliche e che è continuato con le spedizioni archeologiche che hanno portato molti italiani in Giordania. Sono stati gli italiani, tra l’altro, a costruire il primo ospedale di Amman». «Un ponte culturale importante che deve essere rafforzato − sottolinea Maria Rosaria, la quale nel 2013 è stata insignita del titolo di Cavaliere dell’Ordine dal presidente della Repubblica italiana –. Anche perché oggi la Giordania, dopo lo scoppio della guerra nella vicina Siria e la destabilizzazione in tutta l’area del Medio Oriente, è la prima tappa degli studenti italiani che vogliono studiare arabo».
«Per questo – aggiunge –, realtà come il nostro centro culturale non devono essere lasciate sole ma piuttosto supportate in maniera significativa dal ministero degli Esteri. Non è solo una questione culturale, c’è anche un ritorno economico e politico per la stessa Italia se si investe di più nella diffusione della cultura italiana in Medio Oriente». Il Regno haschemita di Giordania, confinante con le zone più calde (Siria, Israele, Iraq, Arabia Saudita, territori palestinesi) è da sempre conosciuto per il suo spirito pacifista, per l’accoglienza e la politica moderata. «Qui – dice Maria Rosaria – delle rivoluzioni arabe ci sono state soltanto alcune scintille scaturite dall’aumento della disoccupazione giovanile e del costo della vita, ma la Giordania non ha conosciuto i moti febbrili dell’Egitto e della Tunisia».
Amman, la capitale, è una città cosmopolita, sede delle più importanti organizzazioni non governative e governative. In Giordania vivono anche mille italiani, venuti qui per imparare l’arabo, lavorare nelle istituzioni o perché sposati con cittadini giordani. «La Giordania – spiega Maria Rosaria –, è un Paese che sa essere moderno anche se per certi aspetti è ancorato alle tradizioni. Ci sono donne molto emancipate, e non si tratta solo di quelle che risiedono ad Amman, ma anche di quelle che vivono in zone rurali e che utilizzano, per esempio, il microcredito per migliorare la propria vita. Qui mi sono sempre sentita molto accolta e integrata. E qui – conclude Maria Rosa –, con il mio lavoro di presidente della Società Dante Alighieri, cerco di parlare del nostro Paese, per farlo conoscere e amare dai giordani».
Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017