Gioventù bruciata
Anche se pare scomparsa dai titoli di testa di giornali e tg, surclassata da epidemie, guerre e crisi economiche, la questione della droga in Italia continua a essere ben presente e radicata, come testimoniano drammaticamente i numeri della relazione annuale che il Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha presentato al Parlamento.
Nel nostro Paese si stimano almeno 270 mila utilizzatori ad alto rischio di cocaina (sette persone ogni mille residenti fra i 15 e i 64 anni) e 235 mila consumatori abituali di eroina (un dato in netta crescita: dal 2013 al 2017 si è passati da quattro a sei soggetti ogni mille).
Se poi stringiamo l’inquadratura sull’universo dei più giovani, scopriamo che nel 2018 il 25,6 per cento degli studenti italiani (in pratica uno su quattro, circa 660 mila ragazzi) ha utilizzato almeno una sostanza illegale, soprattutto cannabis, e circa il 4 per cento lo ha fatto più volte alla settimana: 30 mila ragazzi usano sostanze ma ammettono di non sapere cosa siano realmente e quali possano essere i loro effetti.
Complessivamente, il mercato di sostanze psicoattive illegali in Italia è stimato in più di 15 miliardi di euro, quasi l’1 per cento del Pil, come una manovra economica: 6 miliardi e mezzo vengono spesi per la cocaina, 4 e mezzo per cannabis e derivati, e il narcotraffico è ovviamente terreno ricco e fecondo per la malavita organizzata e le mafie.
Il boschetto di Rogoredo
Alle porte di Milano, è diventato il luogo simbolo dello spaccio, del disagio e anche dell’emarginazione sociale: negli anni scorsi, prima di vari blitz che lo hanno in parte rastrellato, al boschetto di Rogoredo si contavano fino a mille frequentatori al giorno, anche giovanissimi.
«Vi ho incontrato un ragazzo di 14 anni e gli ho chiesto “Perché sei qui?” – racconta don Antonio Mazzi, conosciutissimo e battagliero sacerdote antidroga, fondatore della comunità Exodus –. Mi ha risposto “Tutti i miei compagni vengono qui, perché non dovrei venire anch’io?”...» Ma le sostanze circolano abbondanti anche in luoghi meno esposti e più privati: «Quando parliamo di droga – aggiunge don Mazzi –, ci vengono subito in mente i ragazzi di Rogoredo (il reportage in queste pagine è stato realizzato proprio in questo luogo, ndr) o delle stazioni, gli spacciatori in strada, ma dimentichiamo tutti quei professionisti quarantenni che ormai sono consumatori accaniti, abitano in grattacieli eleganti, non hanno problemi di soldi e la droga se la fanno consegnare direttamente a casa. Nell’ultimo periodo di restrizioni forzate per il coronavirus, pur di non restare “a secco”, l’hanno pagata il doppio o il triplo rispetto a prima: in queste circostanze le mafie vanno a nozze».
Anche in Italia, come a livello globale, la cannabis è la sostanza più diffusa sul mercato illegale: ne fa uso circa il 21 per cento dei giovani adulti (tra i 15 e i 34 anni), e questa percentuale colloca il nostro Paese al secondo posto in Europa, dopo la Francia. Nel 2018 le forze dell’ordine hanno sequestrato ben 78 tonnellate e mezzo di hashish e 39 tonnellate di marijuana, ma il commercio resta fiorente.
«Si parte sempre con la cannabis, e l’iniziazione avviene tra i 14 e i 15 anni – fa notare Antonio Boschini, responsabile terapeutico della comunità di San Patrignano –. Come cinquant’anni fa: anche allora lo spinello era il primo approccio». Ma è l’unica analogia, perché il fenomeno droga si è evoluto con i tempi. «Negli anni ’70 del secolo scorso dalla cannabis era usuale passare agli allucinogeni. Poi si approdava all’eroina intorno ai 18 anni, e i ragazzi ne rimanevano dipendenti – prosegue il dottor Boschini –. Solo in seguito è comparsa la cocaina, che ancora oggi è largamente utilizzata». E se allora il quadro era più omogeneo e le storie dei tossicodipendenti sembravano tutte uguali, oggi il panorama è più frastagliato, anche per la comparsa di numerose droghe sintetiche, prodotte in laboratorio, dagli effetti potentissimi e spesso sconosciuti.
La cocaina è la droga che ha preso piede trasversalmente tra le varie fasce sociali, «e rappresenta oggi uno dei pericoli di maggiore rilevanza – sottolinea la relazione del Dipartimento Antidroga –. È infatti la sostanza maggiormente accertata sui conducenti di veicoli controllati dalla Polizia Stradale nelle campagne di prevenzione degli incidenti correlati alla droga».
Accanto alla «coca», negli ultimi anni, si è registrato un ritorno imponente dell’eroina: anch’essa oggi viene perlopiù fumata, anziché iniettata, e attrae molto i giovanissimi.
Proprio al revival dell’eroina sembra legarsi un altro dato allarmante: l’aumento delle morti per overdose che nel 2018 sono state 334, ovvero 38 in più rispetto all’anno precedente (con un’impennata tra le donne con più di 40 anni).
«I millennials, i ventenni di oggi, non conoscono la storia dell’eroina, non hanno alcun ricordo di quanto accadeva negli anni ’70 e ’80, con gli eroinomani, le siringhe e la diffusione dell’Hiv, quindi percepiscono l’eroina come una nuova sostanza, uguale alle altre – rimarca la ricercatrice Simona Pichini che dirige l’unità di Farmacotossicologia analitica al Centro nazionale dipendenze e doping presso l’Istituto superiore di Sanità –. Non a caso nel 2019 l’hanno fatta da padrone i nuovi oppioidi sintetici, sostanze prodotte in laboratorio che riproducono l’effetto dell’eroina con una potenza e una pericolosità di gran lunga maggiore. Ne bastano pochissimi microgrammi».
Pericolo nuove droghe
E qui, appunto, si spalanca tutto il mondo (per certi versi ancora misterioso e inquietante) delle Nps, le nuove sostanze psicoattive, che imitano gli effetti di droghe già note ma spesso ne esaltano le caratteristiche, diventando così ancor più rischiose. Appaiono come funghi, e magari scompaiono dopo un breve periodo: soltanto nel 2018 sono state individuate in Italia 39 nuove molecole, 13 delle quali non erano ancora state segnalate in Europa. È un fenomeno talmente veloce e sfuggente da aver richiesto la creazione di un Sistema di allerta precoce in chiave europea (attivo in Italia dal 2009) che individua le nuove molecole sul mercato e le notifica in tempi brevi.
L’allarme per la diffusione di queste sostanze arriva anche dall’Emcdda, l’Osservatorio europeo delle tossicodipendenze, lo stesso che è andato a fotografare la diffusione delle droghe in 68 metropoli di 23 Paesi perfino attraverso lo studio delle acque reflue. L’analisi degli scarichi ha permesso di rilevare i residui di anfetamina, cocaina, Mdma e metanfetamina: in Belgio, Germania e Paesi Bassi si sono riscontrate le più alte percentuali di Mdma, principio attivo dell’ecstasy, «che – viene indicato nella ricerca – non è più da considerare uno stupefacente di nicchia, limitato a feste e discoteche, ma ora è utilizzato da una gamma più ampia di giovani in ambienti tradizionali della vita notturna».
Sempre l’Emcdda ha scandagliato anche gli effetti della recente pandemia sul mercato della droga in Europa. In un report di poche settimane fa, leggiamo che nei primi tre mesi di quest’anno il lockdown ha portato a un incremento dell’attività nel dark web, soprattutto legata alla vendita di cannabis e prodotti derivati: tra gennaio e marzo, per esempio, si stima che le transazioni avvenute su un sito specializzato in questo tipo di «affari» abbiano raggiunto i 4 milioni e 300 mila euro, pari a una tonnellata e mezzo di «roba».
Anche nella lotta alla droga, le famiglie possono svolgere un ruolo chiave: «Prima di tutto è fondamentale che i genitori si accorgano se loro figlio si droga, e che poi abbiano la voglia di parlarne – dice don Mazzi –. Alcuni tendono a tenere tutto “in famiglia” o preferiscono rivolgersi con discrezione a qualche clinica per far disintossicare il figlio. Altri invece arrivano da noi disperati e a quel punto cerchiamo di iniziare un percorso con loro».
L’intero dossier è pubblicato nel numero di luglio-agosto 2020 del «Messaggero di sant’Antonio» e nell'edizione digitale che puoi provare gratuitamente cliccando qui.