Giuliano Fantino
Toronto
«Signor Giuliano Fantino, per le straordinarie capacità organizzative e per l'elevato senso di responsabilità di cui ha dato prova nella gestione di tutti gli incarichi che le sono stati affidati, in virtù dei poteri conferitimi dalla legge, la proclamo, honoris causa, Dottore magistrale in Ingegneria dell'Ambiente e delle Risorse». Fu con queste parole che il rettore magnifico dell'Università di Udine, Furio Fonsell, nel giugno del 2007, nello splendido Salone del Parlamento del Castello di Udine, conferiva al Commissario della Polizia Provinciale dell'Ontario, Giuliano Fantino, una delle tante onorificenze ricevute durante i 40 anni di vita al servizio dell'ordine e della sicurezza. Di fronte a questa dimostrazione di stima e di elogio per i suoi successi, seguita da una lunga standing ovation del Senato accademico dell'Università, e del numeroso pubblico presente, il poliziotto Fantino, l'uomo che aveva dimostrato estrema durezza nel far rispettare la legge, colui che aveva fatto tremare bande di malviventi e imprigionato tanti criminali, si commosse, e istintivamente portò una mano al viso per asciugare qualche lacrima. Era quello uno dei riconoscimenti più apprezzati che accettava con gratitudine, mista ad una certa fierezza, perché gli veniva conferito dai suoi corregionali, nella terra che gli aveva dato i natali.
Tanti anni erano passati da quel lontano aprile del 1953 quando, a 10 anni, il piccolo Giuliano, insieme alla mamma e a un fratello, era partito da Vendoglio, nel Friuli, per raggiungere il papà emigrato in Canada l'anno precedente. I primi anni non furono facili. Non conoscendo l'inglese, come avveniva a quel tempo, Giuliano fu messo in una classe di bambini più piccoli di lui con i quali aveva poco in comune. Si sentiva come un estraneo. Invece di scoraggiarsi, però, si applicò con tenacia ed entusiasmo, superando tanti ostacoli. Nella metà degli anni Sessanta, lavorando come guardiano alla sicurezza di un grande negozio di Toronto, Giuliano fu incoraggiato dal detective Frank Baretta ad arruolarsi nella Polizia di Toronto dove si sentiva una certa mancanza di rappresentanza etnica, specialmente per la popolazione italiana che era in rapida crescita. Giuliano fece domanda e fu accettato. Dopo aver trascorso alcuni anni occupandosi, tra l'altro, del traffico stradale e dei bambini o degli anziani smarriti, nel 1969 decise di entrare nelle forze dell'ordine a tempo pieno, ricoprendo gradualmente le carche più importanti, fino ad arrivare al vertice del prestigio e delle responsabilità.
Attualmente il Commissario Fantino è senza dubbio la personalità di origine italiana più conosciuta e più rispettata per la sua integrità e le sue doti professionali e intellettuali, non solo nella città di Toronto, ma in tutta la grande provincia dell'Ontario. Egli costituisce il prototipo dell'emigrante che superando le barriere della lingua e dei pregiudizi, raggiunse traguardi invidiabili, contando unicamente sulle sue capacità e sulla forza di volontà.
Colantonio. Qual è il segreto dei suoi successi?
Fantino. Niente è stato facile. Non mi sono mai proposto di diventare capo o commissario di polizia. Ho fatto semplicemente il mio lavoro dando il meglio di me stesso e anche di più, come mi avevano insegnato i miei genitori. Ho imparato alla scuola della durezza e del sacrificio, fidandomi delle mie capacità e mettendoci tanta buona volontà per superare ogni ostacolo e per raggiungere il bene comune. Naturalmente molto credito va anche all'aiuto che ho ricevuto dalla mia famiglia e da tanti amici, senza dei quali non sarebbe stato possibile riuscire in questo campo.
Qual è stata la carica più importante e che le ha procurato più soddisfazioni?
Credo che sia proprio la carica che ricopro attualmente, come capo della Polizia Provinciale dell'Ontario, che è il secondo corpo di Polizia più grande del Canada. Questa Provincia è veramente immensa ed è anche la più popolata del Canada. Facciamo servizio in 165 stazioni di Polizia nella Provincia, e assicuriamo il servizio in 315 municipalità. Questa carica non solo mi da il piacere di lavorare con tanta brava gente, ma mi offre anche l'opportunità di mettere la mia esperienza al servizio di situazioni difficili, specialmente in quelle aree in cui vivono i nativi canadesi, nelle cui comunità esiste ancora tanta povertà, con esigenze che a volte sembrano irrealizzabili, a causa del clima o del luogo in cui si trovano.
Nella sua carriera professionale, è mai stato oggetto di discriminazione a causa delle sue origini italiane?
All'inizio c'è stata tanta discriminazione, specialmente perché all'epoca, nella Polizia, c'erano parecchi membri che avevano fatto la guerra in Italia, e avevano molti pregiudizi sugli italiani. In seguito, però, lavorando sodo e con grande rettitudine, si è superato ogni ostacolo, e i meriti hanno avuto il giusto riconoscimento.
Quali sono i valori che ha assorbito dai suoi genitori?
La fede in Dio, l'onestà verso il prossimo, e il rispetto degli altri. Ancora oggi, quando guardo al passato, mi ricordo di tante occasioni in cui ho messo in pratica gli insegnamenti ricevuti dai miei genitori, basandomi soprattutto sull'esempio che essi mi avevano dato.
Secondo lei, quali sono i valori più preziosi che i genitori dovrebbero inculcare nei figli per farli crescere rispettosi della legge e della moralità?
Il rispetto per il prossimo e l'importanza della famiglia unita. Le difficoltà dei giovani spesso cominciano in famiglia. Se in famiglia manca l'affetto, il rispetto reciproco e il buon esempio, i giovani si sentono perduti. Avere dei figli in questo mondo, comporta grandi responsabilità per i genitori, perché, oltre al nutrimento quotidiano, essi devono formarli alla vita con insegnamenti efficaci, con una presenza continua, e con un interesse costante per il loro avvenire. Queste responsabilità devono continuare fino a quando i figli restano in casa.
Cosa fa dopo il lavoro?
Oltre a rendermi disponibile per le manifestazioni in cui si richiede la mia presenza, per quanto posso, faccio del volontariato aiutando sia gli anziani che i giovani, dando il mio sostegno anche negli ospedali e nella chiesa. Mi ritengo veramente fortunato sia per aver avuto una famiglia che mi vuole bene, che mi aiuta e mi sostiene in ogni difficoltà, sia per il successo che ho potuto avere nell'ambito della mia professione. Ritengo che sia doveroso per me aiutare altre persone che non hanno avuto le mie stesse opportunità.
Come vive la sua italianità?
Sono sempre stato fiero delle mie origini, e ho cercato anche di parlare la mia lingua materna tutte le volte che ne ho avuto l'occasione. Ho anche mantenuto i miei contatti con la comunità italiana partecipando il più possibile alle sue attività, a livello locale, provinciale e nazionale. Da molti anni sono coinvolto nell'Associazione italiana degli uomini d'affari, nel Direttivo delle Famee Furlane, e in alcune case di riposo per anziani. Ho anche riacquistato la cittadinanza italiana, e almeno una volta all'anno faccio ritorno in Italia, non solo perché lì vivono ancora un fratello, una sorella, suor Claudina, e altri parenti, ma anche perché in Italia, nel cimitero di Vendoglio, sono sepolti i miei cari genitori.