Gli indifferenti

11 Aprile 2001 | di

 Marco domanda

Esiste ancora un limite morale?
Devo premettere alcune cose: sono un ragazzo che frequenta il liceo e che coltiva interessi spesso inconciliabili con le attuali tendenze giovanili.
Mi direte che confermo il pregiudizio, però l' impressione che ho di quelli della mia generazione è che agiscano in modo passivo e indifferente nei confronti della realtà , come se ciò che vivono non fosse affar loro. Io stesso mi chiedo perché tanto desolante scialbore di idee; perché deporre la spada prima ancora di tentare il primo assalto; perché siamo tutti così uguali, senza un carattere che ci diversifichi.
Ci saranno sicuramente tante ragioni. Ad alcune do una certa rilevanza. Certi comportamenti, una volta (e non parlo di secoli) indiscutibilmente repressi, oggi sono consuetudine; molti argomenti delicati oggi ci vengono somministrati come fosse nulla.
Grazie alle nuove tecnologie, una notizia, una moda o una tendenza trovano spazio immediato senza il tempo di una riflessione. Ci vengono propinate idee in apparenza tutte belle e tutte utili, ma in fondo tutte stupide: e tale stupidità , assorbita inconsapevolmente, diventa fenomeno di massa.
Fa riflettere il fatto che ci sia gente che le studia queste cose e che, per guadagno, è disposta a tutto. Ma io mi chiedo, e vi chiedo, se oggi tutto nasce e tutto muore così facilmente, se tutto è possibile, tutto comprabile e vendibile, esiste allora un limite imposto dalla morale o ogni cosa diverrà  inevitabilmente liceizzata? E se tornasse di moda la pena di morte? E se la violenza diventasse uno strumento di espressione in nome di una libertà  ormai snaturata, lontana da veri valori e quindi falsa? Perché è così difficile riconoscere questo limite? Perché si rimescola giusto e ingiusto senza distinzioni? Abbiamo, infine, la certezza che dipenda tutto da noi e che dunque sia solo un «nostro problema»? Dove sono finite la coscienza e la critica personale?

Ernesto Olivero risponde

Esiste ma non sappiamo più trasmetterlo
Caro Marco, sono stanco di sentire che ragazzi come te sono «fatti a pezzi», considerati controcorrente. Sono stanco davvero. Perché tu e quelli come te non siete controcorrente, ma nella normalità . Le tue riflessioni sono nel verso giusto e dovrebbero essere considerati controcorrente gli altri. Mi rifiuto di pensare che l' uomo si sia a tal punto ripiegato su se stesso da non saper più pensare, progettare, discutere in senso critico e costruttivo. Oggi, grazie anche a te, Marco, la società , che poi è il mondo degli adulti di tutte le categorie, potrebbe e dovrebbe aprire un po' meglio gli occhi sulla questione giovanile, e non solo.
  Se fossimo veramente dei ricercatori, noi adulti avremmo dovuto capire che abbiamo formato un modello di vita che ha schiacciato le potenzialità  dei giovani. Mi sembra che ci troviamo in una società  che non si commuove più, che ha reso le persone ballerine di una danza infernale, come la danza artificiale dei moscerini attorno a un neon. Ogni tanto qualcuno di loro - e si tratta di uomini e donne come noi - scompare, ma la danza continua. Queste cose si dicono, ma non trovano orecchie attente e così il teatro va avanti: milioni di giovani in tutto il mondo sono assoggettati a dipendenze assurde, disoccupati, delusi, vittime di violenze e di sfruttamenti, spesso vivono senza speranza per il futuro, o addirittura scelgono di proiettarsi verso la morte.
Gran parte del mondo degli adulti non è stata capace di trasmettere un orizzonte di vita ai giovani e continua la propria vita in un' indifferenza colpevole, senza accorgersi che la frattura fra le generazioni è la sventura del mondo e che solo la sua ricomposizione darà  un futuro alla terra, perché tra i giovani di oggi ci sono i politici, i filosofi, i preti, gli educatori, i padri e le madri di domani. La salvezza del mondo intero dipende da loro, che prima di tutto devono salvare se stessi. Se falliscono, quale altra speranza resta?
Ma torniamo a te, Marco. Ti dicevo che tu sei nel verso giusto. Come far capire queste cose ai ragazzi della tua età ? I giovani insegnano che è possibile comunicare con loro solamente attraverso la coerenza e la credibilità  personale. E come comunichiamo? Mi torna in mente la risposta di uno che la sapeva lunga sui giovani, uno di quelli che passano la vita a programmare la vita degli altri. Diceva: «Alla gente bisogna dare divertimento, musica, sesso perché così se ne stanno tranquilli». Non ti pare che al tempo dei romani e del Circo Massimo era già  cosi?
Ma ci sono dei giovani come te che hanno innata la rivolta morale, che si pongono domande, che crescono, che frequentano la loro coscienza. Devi trovarne altri come te. Frère Roger di Taizé mi ha insegnato che un pugno di ragazzi può cambiare la storia, però devono essere ragazzi che studiano, che capiscono, che sanno ancora innamorarsi di una persona e volerle bene per sempre. Ragazzi che sanno discutere di qualsiasi argomento, ma sono attaccati saldamente ad alcuni principi. Ragazzi che sanno distinguere «le lucciole dalle lanterne». Ragazzi con un' idea precisa nella testa, che non vogliono il minor danno, ma il maggior bene; ragazzi con una convinzione nel cuore: che il male non prevarrà , che la luce, quella tosta e fantasiosa, annulla il buio. Ragazzi che vogliono impegnarsi sul fronte della solidarietà , della pace, della giustizia, della mondialità . Ragazzi che, come il samaritano del Vangelo che è sceso da cavallo lasciando le sue sicurezze per compromettersi con chi era nel bisogno, portano la commozione nel cuore e sono capaci con audacia e coraggio di scendere dal cavallo delle proprie sicurezze che di volta in volta ha un nome diverso: la sicurezza di avere già  fatto, la sicurezza che tocca agli altri, la sicurezza del non vedere. Ragazzi che sanno amare.
A proposito dei limiti e del lecito, ti posso dire quanto ho compreso lungo la mia esperienza di vita. L' uomo, se non capisce che ha dei limiti, entra nella superbia. E il non limite diventa ideologia. La nostra memoria ricorda ancora i lager, di destra e di sinistra, le scomuniche religiose che hanno causato guerre sante che di santo non hanno nulla. Non possiamo vivere senza condizioni perché non siamo Dio e quindi non possiamo farci dei o considerarci degli assoluti e decidere cosa è bene e cosa è male. Solo la verità  fa liberi. Questa libertà  ci fa capire, per esempio, che la droga fa male, e quante droghe che fanno male ci passano, quante bugie ci dicono da cui dobbiamo difenderci!
Caro Marco, non sei comunque solo nella tua «battaglia». Ci sono tanti giovani artigiani di pace in Italia e nel mondo. Tutti ci ritroviamo e ci rafforziamo nella preghiera: «Signore, liberaci dal male che vuol sembrare bene».

 

L' uomo, se non capisce che ha dei limiti, entra nella superbia. E il non limite diventa ideologia. La nostra memoria ricorda ancora i lager, di destra e di sinistra, le scomuniche religiose che hanno causato guerre sante che di santo non hanno nulla. Non possiamo vivere senza condizioni perché non siamo Dio.

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Giovani e adulti: prove di dialogo

 

CHI HA DIVORATO I VOSTRI SOGNI?

di Giulia Cananzi

 
   
I        mpossibilità  di avere delle coordinate, dei punti di riferimento, una scala di valori condivisa fuori dal proprio universo personale. La difficoltà  che attanaglia Marco, tanto da farlo sentire fuori dai modi di vivere e di percepire della propria generazione, è presente in altre lettere giunte in redazione.
Rossella                      di Napoli scrive: «Sì, nei miei coetanei riscontro spesso una superficialità  nel modo di agire e di pensare, ma questo non è altro che un velo sotto cui si cela una comune insicurezza di se stessi». Rossella rivendica il suo diritto alla non omologazione: «Bene, io vi dico che sento sinceramente di appartenere a quel gruppo di giovani che non amano abbandonare le speranze, che credono vivamente nei loro sogni, che sono convinti di riuscire a trasmettere agli altri qualcosa di veramente concreto». Poi il dardo lucido, diretto contro una società  che non sa proporre percorsi etici: «La società  attuale non può arrogarsi il melenso diritto di rendere aridi, nella mente e nel cuore, i giovani di oggi e accusarli, poi, di una sterilità  individuale di cui essa stessa è causa».
Un filo di risentimento e di dolore passa anche nella lettera di Vincenz        o, 18 anni: «Non è facile crearsi una personalità  in un ambiente in cui tutto è ovvio e falso». Poi azzarda una spiegazione: «Uno dei grossi problemi è dato dalla televisione... tutte le falsità  che essa ci presenta come situazioni normali di vita ci condizionano in modo sbagliato e spesso non ce ne rendiamo conto... ci creiamo un mondo tutto nostro in cui vivere sembra facile, in cui le difficoltà  sembrano ostacoli da evitare e non da affrontare a testa alta».
  Leggi e senti che tra le righe c' è consapevolezza, più rabbia che rassegnazione. Quanto di vero c' è nell' apatia dei giovani, nella loro assenza di progetto, nella loro evasione dalle responsabilità ?
Finalmente, nello spreco d' inchiostro che si è fatto in questi anni per descrivere «questa strana, amorfa       generazione», trovo un lume nel libro   Giovani e generazioni, quando si cresce in una società  eticamente neutra di P. Donati e   I. Colozzi           (1997): «In maggioranza, i giovani rispondono in modo adattivo, passivo, compromissorio a una società  che sceglie di non scegliere, nel senso di lasciare a ciascuno la sua scelta individuale senza proporre nulla di oggettivamente buono per tutti... Ma, a ben vedere, ciò non tocca i loro desideri e aspirazioni più profonde. Anzi, abbiamo riscontrato che nelle nuove generazioni c' è un' esigenza etica inattesa e insospettata, che non è ancora stata bene messa in luce».
                  Una delle domande poste ai ragazzi chiedeva se si ponevano il problema di che cosa trasmettere alle generazioni future. L' 80 per cento ha risposto di sì. La domanda successiva - «Che cosa pensi di trasmettere a coloro che verranno?» - , dava le seguenti risposte: onestà  (18,8 per cento), solidarietà  (7,1 per cento), amore/affetto (5,9 per cento), rispetto (6,8 per cento), valori (4,3 per cento), lealtà  (3,5 per cento), fiducia (2,8 per cento), fede (2,6 per cento), amicizia (2,2 per cento) e impegno (2 per cento). Tutte risposte altamente morali e proiettive. «I giovani - conclude la ricerca - vorrebbero dare ai figli soprattutto senso etico e umano. Precisamente ciò che essi non vedono nella società  di oggi».
          Nonostante l' illuminazione, preferisco finire con le parole di Rossella: anche i giovani che si «rifugiano nella ricerca accanita dello sballo... come tutti gli altri possiedono dei valori ma... li serbano rinchiusi, alla rinfusa, nello stesso scrigno in cui custodiscono i loro desideri e le loro speranze. Speranze schiacciate insensibilmente e indifferentemente da una società  atavica divoratrice di sogni».    

 

   
   
     

T     i sei stancato di dover sempre apparire come qualcun altro vuole? Chi c' è veramente in te? Che cosa stai cercando? Parliamone insieme, giovani e adulti, per trovare il filo che ci unisce.
Scrivi alla rubrica:       
     

     

  GIOVANIADULTI: PROVE DI DIALOGO
Messaggero di sant' Antonio
  via Orto Botanico, 11
  35123 Padova
emai  l: g.cananzi@messsantonio.it

 

   
   
SCUSATE PER L'       ERRORE     

V
i sarete sicuramente       accorti che la lettera, apparsa nel mese scorso, non è quella di       Alessandra. Per correttezza riportiamo la lettera originale e ci       scusiamo con i lettori e i protagonisti: Alessandra e monsignor       Domenico Sigalini, che ci hanno comunque dato la possibilità  di       riflettere sul tema della religiosità  giovanile e sulla       trasmissione dei valori tra genitori e figli.                                                                    

Alessandra domanda

  Quanti veri cristiani ci sono tra voi adulti?      
S
      ì è vero. Ovunque si proclama che i giovani siano senza valori. Eppure io ho partecipato a un evento che, a       mio parere, dimostra il contrario: la Giornata mondiale della Gioventù. La maggior parte dei giovani presenti non era lì per parata. Era convinta dei valori della nostra fede, anche se c' era, mi pare ovvio, la gioia tutta umana di stare insieme.
           Ho 24 anni e non reputo che i miei valori siano diversi da quelli di un tempo: famiglia, amore, amicizia, fede in Dio, lavoro, onestà , giustizia sono ancora i cardini della mia vita. Più che essere cambiati noi giovani, è cambiata la società , che ha messo al centro altre cose: successo, denaro, edonismo. Difficile non rimanerne ammaliati. Devo dire che se noi giovani non siamo sempre un esempio di virtù - indubbia l' incapacità  di ascoltare e di assumersi responsabilità  di molti di noi - , devo anche dire che da parte degli adulti non abbiamo un grande       aiuto.
  Quanti di voi davvero incarnano quei valori che dite essere estranei alla nostra generazione?
        La fede è un esempio di questa contraddizione. Molti giovani se ne allontanano per mancanza di una vera testimonianza di vita cristiana da parte di molti adulti. Quante volte si vedono persone che si professano cristiane, vanno in chiesa, ma poi assumono comportamenti incoerenti o addirittura in contrasto con i valori  cristiani? Quanti veri cristiani ci sono tra voi adulti?    

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017