GMG. Toronto: una sfida vinta

04 Luglio 2002 | di

Che cos`€™è la Giornata mondiale della Gioventù (GmG, per brevità ), se non una scommessa? È stata pensata come tale, nel 1984, da Giovanni Paolo II, quando ha invitato i giovani di tutto il mondo a dar vita, ogni due anni, a un grande pellegrinaggio della fede. Una straordinaria processione di giovani lunga vent`€™anni, iniziata a Roma e proseguita per Buenos Aires, Santiago de Compostela, Czestochowa, Denver, Manila, Parigi, Roma e, adesso, Toronto. Ma questa diciassettesima Giornata è molto più di una scommessa: è un`€™avventura che ha tutte le caratteristiche di una sfida mondiale.

Anzitutto, essa segue l`€™esperienza, esaltante, e in parte imprevista, degli oltre due milioni di giovani che a Roma-Tor Vergata hanno suscitato l`€™interesse e colpito l`€™attenzione del mondo laico. Una folla immensa di ragazzi i quali, ciascuno a suo modo, hanno dichiarato la propria fede in Cristo e manifestato l`€™immenso affetto per un Papa che sentono amico e padre. Il confronto tra i due eventi è inevitabile, anche se improprio, perché l`€™ultimo si è svolto a Roma, nell`€™anno del Giubileo, circostanza irripetibile...

Questa volta la GmG deve fare i conti anche con il terrorismo, con il senso di insicurezza, di minaccia, di pericolo incombente che gli attentati alle Torri Gemelle di New York lo scorso 11 settembre `€“ e quel che ne è seguito `€“ hanno acceso in tutti. È una sensazione di disagio diffusa, che non può non avere riflessi negativi sul prossimo appuntamento di Toronto, la cui partecipazione potrebbe non essere così corale e massiccia.

Un`€™altra sfida, egregiamente affrontata dalla GmG, riguardava la capacità  organizzativa della comunità  ecclesiale canadese, nella quale la pastorale giovanile era praticamente all`€™anno zero e occorreva stimolare e coordinare la collaborazione di tutte le diocesi cattoliche. Solo di recente, infatti, esse hanno iniziato a vedersi e a discutere di questi temi: le grandi distanze e i retaggi storici avevano impedito, nel tempo, i contatti. Coraggiosamente le comunità  cristiane anglofone e francofone hanno superato annosi ostacoli di lingua, tradizioni e vicende passate per raggiungere una reale unità  di intenti. Laici, preti, religiosi e vescovi sono stati bravi nel cogliere e sfruttare questa grande occasione di grazia, che è la GmG, impostando un progetto di pastorale giovanile per smuovere un contesto ecclesiale nel quale la partecipazione, di anziani in maggioranza, è limitata alla frequenza ai sacramenti.

E poi, per chi vuole partecipare, c`€™è il problema dei costi: dal biglietto aereo al soggiorno, e sarà  una grande scommessa riuscire ad accogliere tutti in caso di una partecipazione massiccia. I giovani italiani, per fare un esempio, pagheranno una cifra minima, intorno ai mille euro. Ma molti uniranno l`€™utile al dilettevole, regalandosi qualche gita nei parchi canadesi, e, quindi, dovranno sostenere ulteriori costi.

Tutti questi problemi hanno influito sulla partecipazione e sulle iscrizioni che in Italia sono al di sotto delle aspettative: 15-20 mila giovani italiani contro i 30-40 mila preventivati, ad esempio.

All`€™ufficio centrale della GmG di Toronto fanno affidamento sui giovani provenienti dagli stati confinanti, che arriveranno negli ultimi giorni ad aiutare i loro coetanei canadesi per assicurare una degna cornice ai momenti più significativi.

L`€™ultima incognita, che lascia con il fiato sospeso organizzatori e partecipanti, è la presenza del Papa, a causa delle delicate condizioni di salute. Mentre stiamo preparando l`€™articolo (siamo a giugno) Giovanni Paolo II ha detto che ci sarà : lo aspettano i suoi giovani per rinfrancarlo e per ringraziarlo di aver creduto in loro, sempre. Gli auguriamo di esserci perché dalla presenza dei giovani egli ha sempre tratto vantaggio, anche fisico.

L`€™appuntamento successivo sarà  in Germania, molto probabilmente nel 2005, a Colonia.                              

 

Padre Thomas Rosica

«La GmG ci ha dato la sveglia»

A colloquio con il direttore generale della Giornata mondiale della Gioventù di Toronto 2002.


Figlio maggiore di sei, bisnonni abruzzesi e pugliesi, genitori statunitensi, padre Rosica ha 43 anni ed è religioso dei «padri basiliani» di Toronto, città  dove si è trasferito vent`€™anni fa per fare il prete. Prima di essere nominato direttore nazionale e Generale della GmG 2002, è stato per sei anni assistente spirituale dei giovani dell`€™Università  di Toronto e direttore del «Newman Centre» della cittadella universitaria. Docente di Sacra Scrittura alla Facoltà  teologica di Toronto, ha studiato all`€™Istituto Biblico di Roma e alla Scuola biblica di Gerusalemme.

Msa. Un bilancio del lavoro preparatorio, dopo la consegna della croce della GmG ai giovani canadesi lo scorso anno?

Rosica. Il passaggio della croce attraverso il Canada è stato per tutti noi motivo di grande stupore e sorpresa. Vescovi, sacerdoti e laici hanno constatato il grande successo dell`€™iniziativa: ovunque passava la croce c`€™erano folle immense. Possiamo dire che lo Spirito Santo ha compiuto vere meraviglie. La croce, poi, in ogni angolo dell`€™immenso Canada, nelle metropoli come nei piccoli paesi, ha raccolto attorno a sé la comunità  cristiana creando un nuovo gruppo di amici e fratelli. Credo che questa nuova proposta di fede, a livello ecclesiale e comunitario, sia uno degli elementi fondamentali della GmG: solo così l`€™evento di luglio non rimarrà  un fatto isolato, ma sarà  lievito per una crescita di tutto il Paese, per un nuovo interesse ai problemi religiosi e umani dei giovani (pastorale giovanile). Dobbiamo ringraziare il Signore perché ci dona un`€™immensa grazia.

Come hanno risposto le varie diocesi e le varie comunità  francofone e anglofone?

La GmG ci ha dato veramente la sveglia, ci ha fatto prendere coscienza dell`€™importanza di lavorare insieme per un obiettivo grande: di fatto, in questi mesi, in questo nostro Paese immenso sono crollati tanti muri che c`€™erano, tra lingue, popoli, distanze fisiche, trasformatisi, nel tempo, anche in distanze culturali e umane. Le diocesi, i movimenti, hanno lavorato insieme e sono pronti ad accogliere i giovani. Anche i «pellerossa» ci stanno aiutando: una loro suora è nell`€™équipe, e questo ci fa molto piacere. La collaborazione, sincera e instancabile, con il Quebec, che è l`€™altra parte del Paese, di lingua francese, è stata un`€™esperienza ecclesiale di grande portata.

La vostra riflessione sul tema della GmG «Voi siete il sale della terra e la luce del mondo» ha risentito dei fatti dell`€™11 settembre e dei conflitti che ne sono seguiti?

Indubbiamente. Tutti ci rendiamo conto che oggi più che mai il mondo ha bisogno di momenti come la Giornata mondiale della Gioventù. Credo che questo laboratorio della fede e della pace voluto dal Santo Padre fosse un obbligo e una vocazione per la Chiesa del Canada. Senza quest`€™esperienza di fede, di pace, di fraternità , il mondo resterebbe ancora immerso in una tristezza profonda. La GmG è anche una risposta a questo terrorismo e a questa paura.

Avete dei suggerimenti per i giovani italiani che vengono a Toronto?

Abbiamo detto a tutti i giovani e operatori pastorali, di leggersi bene la lettera del Santo Padre per questa Giornata mondiale: una lettera ricca di spunti. La nostra giornata non sarà  soltanto una fiera, ma è un grande «ritiro». Abbiamo chiesto di venire in Canada a condividere la gioia di essere cristiani e cattolici. Perché i giovani italiani sanno trasmettere la loro fede in modo diretto, direi mediterraneo, cantando nelle piazze, parlando con gli altri; sanno mettere in pratica l`€™ospitalità  biblica. Questa testimonianza lascerà  il segno perché noi siamo un popolo chiuso, freddo, anche a causa del clima. Abbiamo raccomandato a tutti anche di pregare intensamente perché noi sappiamo essere strumenti per realizzare la pace. La pace non si fa soltanto con i trattati internazionali e le scelte dei politici: la pace incomincia con noi. Infine: abbiamo chiesto di accettare il rischio e di venire alla Giornata mondiale perché così possiamo dare un segno al mondo che noi siamo il popolo che cammina nella luce e che non vogliamo lasciarci sopraffare dalla paura.

 

Anche i «Giovani verso Assisi» alla GMG

A Toronto ci saranno anche cento giovani e una decina di francescani conventuali provenienti da tutte le regioni d`€™Italia, in rappresentanza di quanti ogni anno danno vita alla manifestazione «Giovani verso Assisi». Guidata da padre Giuseppe De Stefano, la delegazione sarà  ospitata presso la parrocchia di san Bonaventura con la quale è stato siglato un gemellaggio. Qui, con la collaborazione dei francescani locali, parteciperanno alle catechesi, condivideranno la gioia di avere in san Francesco il loro comune ideale, ma soprattutto si uniranno ai loro coetanei per i quali sono previsti concerti e incontri di fede ad altissimo livello.

 

LA GMG IN RETE

Sul sito www.gmg2002.it, curato dal Servizio nazionale della Pastorale giovanile della Cei, in collaborazione anche con il «Messaggero», sarà  possibile seguire in tempo reale lo svolgimento dell`€™evento canadese, con foto, interviste, discorsi ufficiali, commenti e cronache di tutti gli incontri.

 

Don Paolo Giulietti

«Investire sui giovani»

A colloquio con il responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana.


Umbro, giovane e simpatico, con tutte la carte in regola per fare presa sui giovani di oggi, don Paolo Giulietti cura la pastorale giovanile della Chiesa italiana.

Msa. Come vede i giovani italiani?

Giulietti. Dove le nostre comunità  investono risorse sui giovani, offrendo occasioni di aggregazione, si hanno ottime risposte. Dove questo non avviene, i giovani vanno altrove. I giovani sono per forza diversi dai loro padri, siamo noi che dobbiamo saper offrire loro proposte nuove.

In che modo le GmG si armonizzano con i piani pastorali nazionale e locale?

Le GmG devono essere viste ormai come eventi ordinari a beneficio di chi le ospita, ma chi vi partecipa fa un investimento a fondo perduto a favore della comunità  cristiana ospitante, alla quale offre la sua testimonianza. Si va in posti che hanno bisogno di una scossa dal punto di vista dell`€™attenzione pastorale ai giovani. Poi, il tema delle giornate, come la scelta del luogo, vogliono dare alla pastorale dei giovani una sensibilità  particolare, in sintonia con le vicende storiche in cui si inseriscono e non si sovrappongono alle pastorali ordinarie. La Giornata di Toronto cade in un momento in cui l`€™attenzione alla mondialità  non può più essere elusa.

Lo slogan «Voi siete il sale della terra e la luce del mondo» è indovinato?

Aver fatto ricorso a due immagini così immediate, come la luce e il sale, è stato sicuramente vincente. Elementi concreti e insieme simbolici che hanno animato, con la loro presenza, liturgie e incontri di preparazione. È piaciuta la positività  con cui il Papa si rivolge ai giovani: non li rimprovera, come i giovani sono abituati a essere trattati dagli adulti, ma li incoraggia e pone loro delle mete alte, pur riconoscendo che è difficile oggi seguire certi percorsi e vivere certi impegni. Il Papa ha fiducia in loro. E questo colpisce i giovani, soprattutto quando il Papa chiede coerenza tra fede e vita, onestà  di atteggiamenti come diretta conseguenza di una scelta di fondo, e coraggio nell`€™annunciare al mondo la Buona Notizia.

Cosa spera si portino a casa i giovani?

Mi auguro che tutti i giovani acquisiscano una tensione maggiore al problema del rapporto tra fede cristiana e impegno nel mondo, e che la trasmettano, poi, alle nostre comunità . E poi un`€™apertura forte ai problemi della giustizia e della pace, del rapporto tra i popoli, del dialogo interreligioso che a Toronto vivremo in modo diretto ed evidente.

 

Monsignor Nicola De Angelis

«La multietnia è una ricchezza»

A colloquio con il vescovo ausiliare di Toronto

Monsignor Nicola De Angelis è il vescovo ausiliare dell`€™arcidiocesi di Toronto e vicario episcopale per la pastorale etnica. Italiano di origine, è arrivato in Canada nel 1967. Ha diretto la congregazione dei «Figli dell`€™Immacolata concezione» dal 1986 alla sua ordinazione episcopale, avvenuta nel 1992.

Msa. Come si è preparata la diocesi all`€™evento?

De Angelis. Abbiamo messo in atto molte iniziative e l`€™Ufficio centrale ha lavorato molto bene, con parecchi volontari. Abbiamo potuto far leva su circa 240 gruppi e movimenti. Il mio compito è stato quello di animare e sostenere in vari modi i giovani dei movimenti laici, una decina per gruppo, con informazioni in un contesto di coordinamento e di collaborazione con tutta la diocesi. Devo dire che è già  da qualche anno che il nostro cardinale Ambrozic ha iniziato un lavoro di sensibilizzazione incontrando tutte le realtà  laicali presenti sul territorio. La Giornata è una di quelle occasioni privilegiate per compiere una riflessione e offrire una testimonianza veramente ecclesiale e unitaria della nostra presenza di Chiesa nella società  canadese.

Toronto è città  multirazziale e multiconfessionale, aperta e tollerante. La GmG lascerà  un segno che vada oltre le manifestazioni?

L`€™elemento multietnico a Toronto, come in tutto il Canada, è decisamente marcato. Ogni domenica nelle nostre chiese si celebrano messe in 38 lingue perché vogliamo rispettare tutte le tradizioni e tutte le culture di provenienza che noi accompagniamo gradatamente verso un`€™integrazione con la società  e le tradizioni locali. Già  le seconde e le terze generazioni sono ben inserite e si sentono a loro agio. Anche le associazioni laicali fanno parte di questa ricchezza che fa della Chiesa la casa di tutti i credenti e di tutti gli uomini di buona volontà .

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017