Gocce di speranza per un'Africa allo stremo
Emmaus, il movimento fondato nel 1949 a Parigi dall'abbé Pierre per dare una mano e una speranza di vita dignitosa a persone ai margini della società - come i senza fissa dimora - ha tenuto lo scorso anno, per la prima volta, la sua Assemblea mondiale nel continente africano. Abbiamo chiesto a Emmanuel Siambo, che rappresenta in Africa il movimento Emmaus, di dirci che cosa rimane di quel raduno storico.
Rimane anzitutto - ci ha risposto - la dimostrazione della capacità dei gruppi Emmaus dell'Africa di organizzare un incontro di così vasta portata. Per la prima volta dalla sua fondazione, Emmaus, presente su quattro continenti e quarantaquattro nazioni, ha tenuto la sua Assemblea mondiale in un Paese povero come il Burkina Faso. All'inizio, infatti, molti dubitavano della nostra capacità di organizzare un tale raduno: la perfetta riuscita dell'assemblea ha sorpreso tutti.
Positivo, poi, è stato l'incontro tra il Nord e il Sud del mondo. Gli occidentali sono venuti in Africa, il continente povero, e hanno visto con i loro occhi quello che i gruppi africani stanno facendo: le condizioni difficili di lavoro ma anche la gioia con cui realizziamo i nostri progetti. Sono stati davvero sorpresi di vedere che con i pochi mezzi di cui disponiamo, nonostante le difficoltà , abbiamo gran voglia di lottare, di mettere l'uomo in piedi e di lavorare. I nostri amici occidentali sono rientrati soddisfatti dal nostro impegno. Questo cambierà sicuramente l'opinione che alcuni all'interno del gruppo Emmaus avevano dell'Africa.
Ritengo, infine, importante che siano stati riveduti i nostri statuti con l'intento di diventare un movimento più forte, mettendo assieme le varie risorse, meglio organizzato per rispondere coralmente alle sfide del mondo. Sottolineo anche la grande marcia di protesta, nel cuore di Ouagadougou, contro le guerre, il commercio delle armi che causano danni incommensurabili alle popolazioni.
Msa. La marcia l'avete fatta con i soliti slogan o il vostro movimento desidera affrontare temi importanti della convivenza mondiale?
Siambo. È nata da una serie di riflessioni maturate nei gruppi africani di Emmaus. Abbiamo capito che non possiamo accontentarci di dare da mangiare a profughi di guerre, ma dobbiamo denunciare al mondo le cause delle ingiustizie presenti, quelle delle guerre, che conosciamo bene. Allora il punto è: perché curare i mali anziché prevenirli? Infatti, il tema della nostra Assemblea era: Agire. Denunciare. Insieme. Le idee guida della marcia erano chiare: più diritto, più equità . Questo deve diventare per noi un nuovo criterio di lavoro. Quando dicevo che vogliamo essere più forti, meglio organizzati, è proprio per questo. Solidali tra noi e agire in rete a livello mondiale con le varie associazioni che difendono i diritti della persona. C'è il Forum sociale mondiale, il Forum africano, e noi dobbiamo essere presenti lì per denunciare quello che non va: non possiamo agire da soli.
Come va Emmaus in Africa?
Va bene. Siamo presenti in più di quattordici nazioni africane: Burkina Faso, Benin, Burundi, Africa del Sud, Congo ex Zaire, Costa d'Avorio, Mali, Senegal, Togo, Camerun, Ruanda, Tunisia, Angola, Ciad, Mozambico ecc. In questi Paesi ci sono ventinove gruppi, nove dei quali sono membri di Emmaus internazionale, mentre gli altri sono solo associati. Comunque, non poche associazioni stanno chiedendo di far parte di Emmaus e questo è un buon segno del nostro lavoro sul campo. Attenzione: Emmaus non è una Ong (Organizzazione non governativa) che finanzia dei progetti, ma un movimento che sostiene le associazioni locali che, identificati i loro problemi e riflettuto su di essi, hanno già trovato i mezzi per affrontarli, ma hanno bisogno di un sostegno più grande. Siamo contrari all'assistenzialismo: se le persone dimostrano di poter risolvere i loro problemi, allora li assecondiamo con forza.
Qual è l'impatto di Emmaus sulle popolazioni in Africa?
Lavoriamo nel settore della salute: aids, educazione sanitaria, prevenzione dell'aids. Facciamo sensibilizzazione contro l'escissione delle ragazzine (questo è un fenomeno molto presente in Benin, in Burkina, Mali e Senegal). Inoltre, ci occupiamo anche della lotta contro la malaria, soprattutto presso i bambini, e diamo un contributo non indifferente per la vaccinazione contro la meningite. Siamo sul campo della formazione presso i contadini per insegnare loro le nuove tecnologie di produzione; ci occupiamo dei giovani che non hanno profitto per varie motivazioni; li aiutiamo in modo veloce a dare gli esami di Stato o ad imparare qualche mestiere, come sartoria, meccanica, falegnameria, informatica, presso i nostri centri. Alcuni gruppi Emmaus si occupano del reinserimento di ex carcerati e drogati, dando loro una formazione pratica che gli permetterà di guadagnarsi la vita lavorando. Lavoriamo nel recupero dei bambini soldati nella Rdc e in Ruanda. Dovendo procurare noi stessi i fondi, necessari per operare, abbiamo vari tipi di attività produttive: negozi, allevamenti, piantagioni, bar, ristoranti, case di accoglienza. È così che riusciamo a essere autonomi economicamente. Le idee non mancano a Emmaus.
Le posso dire che la gente è molto sensibile a quello che facciamo, perciò, a volte, a secondo dei Paesi, fungiamo da consulenti per altre Ong e addirittura per ministeri. Siamo sempre interpellati per la risoluzione di molti casi sociali.
Qui, in Burkina Faso, per esempio, su richiesta di quelli che frequentano il nostro centro, abbiamo creato una farmacia popolare, perché i medicinali hanno prezzi inaccessibili. Comunque, in quasi tutte le nazioni dove siamo presenti, abbiamo una farmacia popolare dove si possono comprare le medicine a basso prezzo rispetto a quelle ufficiali. La domanda è altissima.
Avete anche un'assicurazione sanitaria in Burkina Faso e in Benin. Cos'è e come funziona?
Risponde a una domanda delle popolazioni. Come lei sa, molti Paesi africani non hanno un sistema di assistenza sanitaria e, nei casi in cui esiste, non funziona affatto bene; inoltre, lo Stato è assente dai programmi sociali sotto impulso della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale. Nei nostri Paesi, tutte le spese sanitarie sono a carico dell'ammalato o dei familiari. Se non hanno soldi, sono condannati a morte. Ed è successo che alcuni di noi hanno perso la vita con malattie davvero banali. Alcuni si sono curati solo con l'aiuto di amici. Di fronte a questa problematica, ci siamo chiesti cosa possiamo fare. Allora ci è venuta l'idea di un'assicurazione sanitaria, dal momento che non possiamo contare su altro. Abbiamo deciso di provare in modo molto semplice: la quota varia da 1 a 2 euro a seconda dello stipendio o del reddito. Abbiamo cominciato così, prima tra noi stessi a Emmaus in Benin e in Burkina Faso. Emmaus Internazionale ha trovato l'iniziativa originale dandoci un contributo; lo stesso hanno fatto gli Amici di Emmaus in Francia e molte altre persone hanno chiesto di aderire. Da quando l'iniziativa è diventata importante, senza venire meno alla nostra autonomia, stiamo riflettendo su come gestire al meglio i fondi dell'assicurazione sanitaria, magari investendo in beni immobiliari da affittare. Comunque, c'è uno studio che valuteremo presto per vedere le priorità .
Per ora l'assicurazione copre solo i medicinali. Siamo ancora agli inizi. Progressivamente, prenderemo in considerazione le analisi e il ricovero. Paghiamo il 50 per cento delle spese fino a un limite di circa 80 euro: cioè se un iscritto, supponiamo, porta una ricetta medica di 90 o 100 euro, gli paghiamo 80 euro. E questo è un criterio che abbiamo scelto tenendo conto delle malattie più ricorrenti, come la malaria.
Quanti iscritti avete?
Circa 350 in Benin e in Burkina Faso. Le richieste di adesione arrivano dappertutto, da altri Paesi, come dalla gente semplice.