Gran Bretagna. Diffondo l’arte italiana»
Le storie di emigrazione sono uguali solo in apparenza. Quella di Maria Iacuzio inizia nel 1998. Originaria di Mercato San Severino (SA), dopo la laurea in Scienze Politiche vince una borsa di studio all’estero e sceglie la Gran Bretagna, Paese «dotato di un alto senso civico». Dopo qualche anno raggiunge New York assieme al marito, un cattolico irlandese, ed entra nel mondo dell’editoria, collaborando anche con «Il Sole 24 Ore». Ritorna poi definitivamente a Londra, dove nascono i suoi due figli: Gemma e Patrick. Questa è la premessa necessaria per inquadrare una donna che dalla propria esperienza e sensibilità ha tratto l’ispirazione per aiutare i giovani artisti italiani a inserirsi nel mondo dell’arte anglosassone.
«Pur non essendo un’esperta – spiega – ho sempre nutrito grande interesse per le arti figurative. E quando ho incontrato Aine Lark, responsabile del “Kingston Arts”, ente che coordina le varie associazioni di Kingston Upon Thames, è nata l’idea, insieme ad altre amiche, di associarci per poter esporre le opere dei nostri artisti a prezzi molto convenienti». Nel frattempo Maria Iacuzio fonda l’Italian British Association, una onlus che promuove l’arte, la lingua e la cultura italiana in Inghilterra. «In particolare – aggiunge – ci occupiamo di progetti dedicati ai bambini e iniziative in difesa delle donne. Ci autofinanziamo e ci promuoviamo attraverso i social media». Le piattaforme Twitter e Facebook permettono all’associazione di avere molti follower, ed è proprio questo bagaglio di contatti che aiuta a promuovere i giovani artisti, creando eventi, incontri e iniziative di vario genere. L’autopromozione, secondo Iacuzzi, è il tallone di Achille degli artisti italiani: «È importante usare bene i social – spiega – o avere un sito web molto curato».
L’altro consiglio per chi voglia cercar fortuna in Gran Bretagna è di imparare l’inglese prima di trasferirsi. «Non è facile – continua – ottenere un buon lavoro o entrare negli ambienti dell’arte inglese senza parlare la lingua. Emerge soltanto chi riesce a confrontarsi a livello internazionale, perché anche il mercato del lavoro britannico è ormai saturo». Maria ha a cuore i giovani artisti, ma anche gli altri connazionali. Come vice presidente del Comites osserva che la vicinanza degli italiani alle istituzioni dipende molto dai rappresentanti e dalla loro disponibilità nei confronti dei vari settori dell’emigrazione. L’italianità, anche per una «cittadina del mondo» come lei, è alla base del suo lavoro e delle sue passioni: «Non ho mai perso la mia identità – conclude –. Anzi, la distanza dall’Italia l’ha aumentata, insieme con la voglia di difenderla e diffonderla».