Gran Bretagna. Italiani che fecero Londra

21 Novembre 2012 | di

Ci credereste che l’ispiratore della British Library è un italiano? Conoscendo l’intraprendenza dei nostri connazionali, non è difficile convincersi che, dietro a questa imponente istituzione culturale britannica, ci sia stato l’emiliano Antonio Maria Panizzi. A svelarlo è Italiani a Londra di Francesca Centurione Scotto Boschieri, giornalista, insegnante e scrittrice che si occupa di studi letterari e storico -artistici. Il libro è un coinvolgente ritratto di un centinaio tra uomini e donne provenienti da ogni parte d’Italia, di ogni estrazione sociale e culturale, con una caratteristica in comune: aver lasciato traccia di sé, nei modi più disparati, a Londra.

Personaggi forse meno conosciuti di altri, ma che meritano altrettanta notorietà. «Vivo a Londra da sette anni – spiega la studiosa –. Mi sono subito resa conto dell’influenza che gli italiani avevano avuto sulla cultura e sullo stile inglesi, a partire da Lombard Street, la strada più significativa della City, per arrivare alle ville palladiane del countryside. Così ho scoperto che gli artefici erano illustri sconosciuti e li ho aiutati a uscire dal limbo». Il libro contiene una carrellata di sorprese. È il caso per esempio di Maria di Modena, che divenne moglie di James II e regina d’Inghilterra. Oppure di Francesco Bianco, che deve essere ringraziato per aver fondato il White’s, il più antico club della capitale. O, ancora, si viene a sapere che fu il signor Giovanni Battista Belzoni a ispirare, qualche secolo dopo, le avventure di Indiana Jones. Portare alla luce queste biografie ha fatto percorrere alla scrittrice un viaggio a ritroso nel tempo che ha rivelato avvincenti storie legate ad altrettanti luoghi e monumenti. Nella capitale britannica il turista o il residente può seguire la mappatura tutta italiana della città.

Il libro rivela che British Library, Royal Academy of art e Royal Academy of music hanno in comune una matrice italiana. «Londra è caratterizzata della presenza di nostri antenati – continua la scrittrice originaria di Genova –. Accanto ai palazzi ci sono monumenti funerari dedicati a famosi italiani come il cenotafio di Foscolo a Chiswick o, al Brompton Cemetery, l’urna che conserva i resti della marchesa Casati, icona della bellezza degli anni Venti». Il caso più eclatante è proprio quello di Antonio Panizzi, esule mazziniano nullatenente che a Londra creò la British Library.

Francesca conclude: «Il filo conduttore è quello dell’emozione provata riscoprendo le vite di questi espatriati, immedesimandomi in loro e recandomi sui luoghi dove sono vissuti. Il materiale che ho raccolto è molto vasto tanto che si potrebbe pensare, entro breve tempo, a una seconda puntata. L’augurio è poi quello di poter organizzare una mostra dedicata a questi italiani a Londra, affinché la loro eredità venga divulgata e tramandata». Un patrimonio da conoscere, soprattutto da parte dei giovani in cerca di modelli positivi a cui ispirarsi.
 

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017