Gran Bretagna. Padre Carmelo, quarant’anni a Londra
Per più di quarant’anni, dal settembre 1971 al settembre 2014, padre Carmelo Di Giovanni è stato un punto di riferimento, una vera e propria «istituzione» per gli italiani di Londra (e di altre parti d’Inghilterra), sia per quelli stanziali che per quelli di passaggio o, ancora, per quelli obbligati a starci.
Appartenente ai padri Pallottini, padre Carmelo giunge a Londra con idee rivoluzionarie. Trova una città in pieno fermento sociale e culturale, proiettata verso il futuro. Già allora gli italiani sono tanti. Lavorano in gran parte nel settore della ristorazione. Il neoparroco entra nella chiesa di san Pietro (nella foto, l’interno), nucleo della comunità italiana, trovandola poco al passo con l’evoluzione, vissuta invece dalla città. «Era molto attiva – ricorda –, ma mancavano i giovani». Con il suo carattere impetuoso va alla loro ricerca e ne trova molti in carcere, talvolta abbandonati dalle famiglie e dalla società. Non sono, però, dimenticati da lui, che è disposto a viaggiare in lungo e in largo per il Paese, per ascoltarli e aiutarli a rialzarsi. Si occupa, poi, dei malati. «Ai tempi dell’Ospedale Italiano, fino agli anni Ottanta – ricorda ancora padre Carmelo – era più semplice soccorrere questi connazionali che soffrivano. Poi, con la chiusura della struttura, ho iniziato a cercarli per gli ospedali e per gli ospizi inglesi».
Fedelissimo alla parola del Vangelo, padre Carmelo apre il suo cuore e le porte della chiesa di san Pietro agli ultimi, ai reietti, ai poveri, ai disperati. «All’inizio non tutti erano d’accordo – aggiunge –, ma quando molti giovani cominciarono a tornare all’ovile, portando una ventata di entusiasmo e di novità, la comunità li abbracciò e si allargò». In pochi anni la Chiesa si trasforma. Iniziano i restauri. Accanto agli emigrati stanziali, arrivano i giovani che lavorano nella City e che, non di rado, si sposano con persone di altre culture e religioni. Inizia anche il cammino di fede di ragazzi che, in carcere, hanno avuto la vocazione e che, oggi, sono missionari, monaci di clausura, sacerdoti. Negli anni ’80, padre Carmelo coinvolge tutti, dalle autorità ecclesiastiche al Consolato e all’Ambasciata, fondando il Saint Peter’s Project, un ente per aiutare i tossicodipendenti. Con grande fatica arrivano i primi successi: molte persone riescono a uscire dalla droga, e, a loro volta, danno una mano al progetto.
«La Chiesa di San Pietro – ricorda commosso il sacerdote – era una grande famiglia. Ci ritrovavamo per le Messe, ma anche per gli incontri prematrimoniali e per le assemblee. Il numero cresceva e continua tutt’ora a crescere». Tra i tanti momenti significativi, ricorda le vigilie di Natale: «Sono sempre state delle notti magiche. Depositavo un neonato nella mangiatoia e l’intensità del momento era tale che le lacrime scorrevano sui nostri visi e su quelli dei partecipanti. Era la perpetuazione del miracolo di Natale: per un momento, il frastuono dell’esterno, delle strade chiassose come la vicina Oxford Street, si ovattava fino a scomparire, spezzato solo dai vagiti del bimbo».
Padre Carmelo, per volere delle gerarchie ecclesiastiche, è rientrato in Italia, precisamente a Roma. Il distacco dalla «sua» città è avvenuto con comprensibile dolore. Egli sta ora cercando di accogliere questa nuova fase della vita con gioia e fiducia nella Provvidenza, portando nel cuore le storie e i ricordi degli italo-londinesi, un popolo di cui lui è stato per tanti anni pastore amorevole.