Gran Bretagna. Padre Carmelo, quarant’anni a Londra

17 Dicembre 2014 | di

Per più di quarant’anni, dal settembre 1971 al settembre 2014, padre Carmelo Di Giovanni è stato un punto di riferimento, una vera e propria «istituzione» per gli italiani di Londra (e di altre parti d’Inghilterra), sia per quelli stanziali che per quelli di passaggio o, ancora, per quelli obbligati a starci.

Appartenente ai padri Pallottini, padre Carmelo giunge a Londra con idee rivoluzionarie. Trova una città in pieno fermento sociale e culturale, proiettata verso il futuro. Già allora gli italiani sono tanti. Lavorano in gran parte nel settore della ristorazione. Il neo­parroco entra nella chiesa di san Pietro (nella foto, l’interno), nucleo della comunità italiana, trovandola poco al passo con l’evoluzione, vissuta invece dalla città. «Era molto attiva – ricorda –, ma mancavano i giovani». Con il suo carattere impetuoso va alla loro ricerca e ne trova molti in carcere, talvolta abbandonati dalle famiglie e dalla società. Non sono, però, dimenticati da lui, che è disposto a viaggiare in lungo e in largo per il Paese, per ascoltarli e aiutarli a rialzarsi. Si occupa, poi, dei malati. «Ai tempi dell’Ospedale Italiano, fino agli anni Ottanta – ricorda ancora padre Carmelo – era più semplice soccorrere questi connazionali che soffrivano. Poi, con la chiusura della struttura, ho iniziato a cercarli per gli ospedali e per gli ospizi inglesi».

Fedelissimo alla parola del Vangelo, padre Carmelo apre il suo cuore e le porte della chiesa di san Pietro agli ultimi, ai reietti, ai poveri, ai disperati. «All’inizio non tutti erano d’accordo – aggiunge –, ma quando molti giovani cominciarono a tornare all’ovile, portando una ventata di entusiasmo e di novità, la comunità li abbracciò e si allargò». In pochi anni la Chiesa si trasforma. Iniziano i restauri. Accanto agli emigrati stanziali, arrivano i giovani che lavorano nella City e che, non di rado, si sposano con persone di altre culture e religioni. Inizia anche il cammino di fede di ragazzi che, in carcere, hanno avuto la vocazione e che, oggi, sono missionari, monaci di clausura, sacerdoti. Negli anni ’80, padre Carmelo coinvolge tutti, dalle autorità ecclesiastiche al Consolato e all’Ambasciata, fondando il Saint Peter’s Project, un ente per aiutare i tossicodipendenti. Con grande fatica arrivano i primi successi: molte persone riescono a uscire dalla droga, e, a loro volta, danno una mano al progetto.

«La Chiesa di San Pietro – ricorda commosso il sacerdote – era una grande famiglia. Ci ritrovavamo per le Messe, ma anche per gli incontri prematrimoniali e per le assemblee. Il numero cresceva e continua tutt’ora a crescere». Tra i tanti momenti significativi, ricorda le vigilie di Natale: «Sono sempre state delle notti magiche. Depositavo un neonato nella mangiatoia e l’intensità del momento era tale che le lacrime scorrevano sui nostri visi e su quelli dei partecipanti. Era la perpetuazione del miracolo di Natale: per un momento, il frastuono dell’esterno, delle strade chiassose come la vicina Oxford Street, si ovattava fino a scomparire, spezzato solo dai vagiti del bimbo».

Padre Carmelo, per volere delle gerarchie ecclesiastiche, è rientrato in Italia, precisamente a Roma. Il distacco dalla «sua» città è avvenuto con comprensibile dolore. Egli sta ora cercando di accogliere questa nuova fase della vita con gioia e fiducia nella Provvidenza, portando nel cuore le storie e i ricordi degli italo-londinesi, un popolo di cui lui è stato per tanti anni pastore amorevole.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017