Grappoli di allegria
CAXIAS DO SUL
Abbiamo avuto la fortuna di essere in Brasile in occasione degli ultimi giorni della Festa Nacional da Uva, straordinario evento popolare che si svolge ogni due anni nella città di Caxias do Sul, nello Stato del Rio Grande do Sul, a partire dal lontano 1931.
Nato come evento celebrativo della vendemmia, giornata nella quale i contadini si davano appuntamento nel centro gaúcho per festeggiare assieme alle loro famiglie la raccolta dell’uva, la Festa è diventata oggi una grande manifestazione popolare brasiliana, seconda solo al Carnevale di Rio de Janeiro.
Il confronto con il Carnevale non giunge a caso, dal momento che molto spesso le due manifestazioni popolari si sovrappongono. Così è stato anche quest’anno. E mentre a Rio i compiaciuti turisti stranieri assistevano alla tradizionale sfilata delle scuole di samba con ritmi indiavolati e grande sfoggio di lustrini, a Caxias l’atmosfera era invece quella di una grande festa paesana, dove il samba lascia il posto alle melodie italiane e i costumi adamitici agli abiti d’epoca tipici della civiltà contadina. È, in fondo, un’ulteriore dimostrazione di quante facce abbia il Brasile.
L’organizzazione di questa grande kermesse popolare ha coinvolto tutta la città: dal Comune all’Università, che attraverso la propria rete radiotelevisiva ha coperto integralmente l’evento; dalle grandi imprese locali alle società di trasporto urbano. Ma ha coinvolto soprattutto la gente di Caxias che con la sua allegria, la sua spontaneità e il suo senso dell’ospitalità ha richiamato in questo angolo di Brasile un gran numero di turisti provenienti da ogni parte del Paese.
Tuttavia l’atmosfera familiare non deve trarre in inganno quanto all’efficienza di una macchina organizzativa che lavorava da più di un anno per la migliore riuscita dell’evento. Centinaia di persone, ognuna delle quali sa esattamente quali sono le sue mansioni, fanno in modo che nulla sia lasciato al caso, nemmeno dal punto di vista del marketing e della comunicazione. Tutta Caxias, nel periodo della Festa, profuma di uva: la ritrovi nei grandi manifesti pubblicitari; nella piazza principale, dalla cui fontana sgorga un’acqua tinta che pare vino rosso; negli alberghi, dove perfino lo shampoo è all’aroma di succo d’uva; negli innumerevoli gadget promozionali in vendita nei negozi della città. E poi ci sono loro: la Rainha e le due Princesas, la Regina della Festa da Uva, che quest’anno era Julia Brugger De Carli, è stata eletta da un’apposita commissione il 10 settembre 2005, e incoronata nel corso di una serata alla quale hanno partecipato 14 mila cittadini.
Da quando sono state elette, le tre icone della Festa da Uva non hanno avuto un attimo di respiro: prima sono andate in giro per il Brasile a promuovere l’evento, sono state ospiti dei principali network televisivi, hanno rilasciato interviste e posato per servizi fotografici. Poi, nelle due settimane della festa, hanno presenziato a tutti i momenti salienti della manifestazione. A partire dall’inaugurazione, dove le abbiamo viste accompagnare il presidente Lula e la moglie Marisa Letícia, volati da Brasilia ad aprire la Festa, com’è consuetudine per tutti i presidenti della Repubblica.
Ma la cosa bella è che Julia, con le due damigelle Fátima e Nátalia (anche loro di origine italiana), ha fatto visita anche agli ospedali, agli orfanotrofi, nei quartieri meno ricchi della città portando qualche dono, un sorriso e uno spicchio di Festa anche fra i meno fortunati.
Ogni edizione della Festa da Uva ha un motivo dominante. E se, ad esempio, nel 2002 si è voluto rendere omaggio alla figura della donna nell’epopea migratoria (Mulher Imigrante), e nel 2004 ai prodotti del lavoro dell’uomo (Terra, Pane e Vino), l’edizione 2006 ha celebrato la multietnicità di questo angolo di Brasile. Un insieme di razze che sono state chiamate a colonizzare il Rio Grande do Sul e che lo hanno fatto in piena armonia, senza discriminazioni razziali, con pacifica integrazione. Una formula semplice e allo stesso tempo magica che tutto il Rio Grande do Sul – uno Stato esteso più o meno quanto l’Italia – ha voluto orgogliosamente mettere in risalto. Ecco perché lo slogan scelto per la XXVI edizione della Festa da Uva è stato: L’allegria di stare tutti assieme; uno stare assieme che significa fratellanza, rispetto, tolleranza.
Anche questo aiuta a spiegare lo straordinario boom economico e l’alto livello di qualità della vita raggiunto da queste parti: vivere in pace e integrarsi gli uni con gli altri è non solo un segno di grande civiltà, ma è anche una scelta – se vogliamo utilitaristica – che porta con sé benessere e prosperità economica.
La sfilata conclusiva lungo le vie del centro di Caxias è particolarmente toccante per la grande partecipazione popolare sia fra gli spettatori, assiepati sulle gradinate erette ai bordi del viale principale, sia fra i 2.500 figuranti che hanno animato i tredici quadri allegorici, ognuno dei quali dedicato a un’etnia.
Ci sono tedeschi, indios, polacchi, portoghesi, asiatici; ma ci sono, soprattutto, italiani che qui sono diventati, orgogliosamente, italo-gaúchi.
L’immenso corso allegorico inizia con una parata di veicoli a quattro ruote. Sono le ultime novità di aziende leader nel mondo, vanto di Caxias e di tutto il Brasile. Anche dell’Italia, dal momento che sono tutte fabbriche inventate dal genio dei nostri oriundi: i rimorchi della Randon, gli autobus tecnologici della Marcopolo, i trattori e i fuoristrada della Agrale.
Il pubblico non ha nemmeno il tempo di alzare gli occhi al cielo, per ammirare le evoluzioni di una pattuglia acrobatica, perché sotto i suoi occhi sfilano, in bell’ordine, migliaia di scouts seguiti dalla parata delle Associazioni di volontariato caxiensi. Poi arrivano i carri veri e propri, al passare di ognuno dei quali il pubblico si alza in piedi per salutare e applaudire con grande entusiasmo. Gran parte delle musiche che accompagnano la parata sono italiane, da Merica Merica (l’inno dei nostri connazionali che tutti conoscono a memoria), a Funiculì Funiculà, Quel Massolin di Fiori, Volare…
Per il sindaco José Ivo Sartori, e il presidente della Festa, Gelson Palavro, è tutto uno stringere di mani, un abbracciare, un salutare con grandi gesti i protagonisti della parata dai quali ricevono, simbolicamente, i frutti del loro lavoro: grappoli d’uva, fragole, pane fatto in casa.
Alla fine della sfilata, tutti i protagonisti si riuniscono sotto il palco principale mentre nell’incerto cielo di fine estate scoppiettano i fuochi pirotecnici. E in questa scena sta tutto il senso di grande partecipazione popolare che anima la Festa da Uva: piangono e si abbracciano tutti, consapevoli di aver dato vita ad un magnifico evento che ancora una volta ha commosso la gente. È l’ultima sfilata. La prossima edizione sarà nel febbraio del 2008, ma la complessa ed efficiente macchina organizzativa inizierà già fra qualche mese a rimettersi in moto.