I colori del sentimento
"Dipingo la croce con i colori verde speranza, rosso amore "; dice Focarelli "; sentimenti che Gesù e il papa ci esortano a perseguire se, sinceramente, e non solo a parole, vogliamo la pace nel mondo più che mai minacciata in questo periodo turbolento". Quando ho visitato la casa-atelier di Giuseppe Focarelli a Blair Athol, a nord di Adelaide, mi sembrava di essere entrato in un museo di storia dell";arte. L";immagine della Madonna è dipinta in vari modi, ma precipuamente con il profilo del pittore fiorentino Filippo Lippi (1406-1460), artista di intensa religiosità , autore famoso di una Madonna col bambino e due angeli, dipinta con un delicato, incisivo linearismo, e un brillante e luminoso cromatismo. Ma sui muri sono appesi anche quadri di dame, fiori, pesci, composizioni picassiane rielaborate con il suo gusto fremente del colore e sempre disegnate con le penne biro di cui possiede valige intere. Attraversare le stanze di casa sua è come percorrere un itinerario di storia dell";arte italiana in una sintesi di vita artistica, a partire dal dopoguerra, 1946, cioè alla vigilia delle trasformazioni dovute allo sviluppo economico della nostra penisola. Nella casa-atelier di Focarelli non immaginavo di trovare gli ultimi segni di epoche passate; quando alla nobiltà delle nostre regioni settentrionali e meridionali si accompagnava senza volgarità la dolcezza mediterranea.
Giuseppe Focarelli, 66 anni, oriundo di Cava dei Tirreni (Salerno), è arrivato in Australia nel dicembre del 1980, con la moglie Giulia e i figli Angela, Enzo, Assunta e Giovanna.
I dipinti di Giuseppe Focarelli sono stati esposti, su invito del curatore David Weber, presso la prestigiosa Galleria Tomlinson di Leight Street, nel cuore della città , riscuotendo un buon successo di pubblico e di critica. I quadri di Focarelli, ha detto un visitatore, sono un";esplosione di colori e di luci che incantano e sorprendono: come si sa, ha continuato l";interlocutore, i sentimenti si possono esprimere non solo con la voce e le parole, ma anche con i disegni d";arte.
L";invito a Focarelli e l";intento del curatore contemperavano la possibilità di offrire ai visitatori un panorama diretto e moderno di attività dinamiche rivolte ad approfondire meglio la conoscenza dell";arte contemporanea attraverso la visione di opere in cui affiorano echi di un passato recente come il colore e i tratti pittorici di grandi capi-scuola del Novecento tipici del cubista Pablo Picasso (1881-1973) e di Giorgio De Chirico (1888-1978) che nel 1910, a Parigi, cominciò a dipingere in toni volutamente sordi e grigi e senza qualità formali, città immaginarie destinate a simboleggiare stati d";animo, situazioni di sogno, vale a dire composizioni surrealiste. Secondo De Chirico, un disegno sommario con prospettive fantastiche bastano all";espressione dell";essenziale che è l";allegoria di espressioni ineffabili (si cita il quadro Malinconia e mistero di una strada conservato in una collezione privata a New York).
A De Chirico si affiancò nei primi anni del Novecento, Carrà , altro artista famoso, già stanco del futurismo. I due artisti si trovarono insieme a Ferrara durante il servizio militare, dal 1916-1918, e lavorarono l";uno accanto all";altro nella direzione di un";arte più completa. Fu il momento in cui i manichini sostituirono le statue su piazze incantate e delle serie in cui oggetti grotteschi rimpiazzarono la forma umana. De Chirico, attraverso uno studio introspettivo, iniziò a ripudiare il "mistero laico" e i suoi simboli occulti, incluso il futurismo di Marinetti, mentre s";invaghiva di scenografie all";antica con rovine e cavalli di cartapesta. Così prese forma più completa il movimento rivoluzionario, metafisico. Si dice che solo Giorgio Morandi (1890-1964) abbia operato positivamente durante il periodo metafisico, ed è in quel periodo che l";artista dipinge quasi esclusivamente nature morte che per lui hanno il valore di meditazioni sottili, colloqui con il sogno e l";invisibile. "Anche su di me "; dice Focarelli "; le opere metafisiche hanno avuto grande influenza, e mi piacciono molto i manichini che tingo con i colori vivi delle penne biro, e do sfogo alla frenesia di colorire gli spazi tra le linee, dando vita così ai miei fantocci".
A dire il vero i quadri del nostro artista attraggono subito avvincendo l";attenzione del visitatore. Appena varcata la soglia della stanza dedicata alle pitture di Focarelli, poste tra alcune statue per riempire gli spazi della sala, lo sguardo corre subito verso il quadro del manichino metafisico che, affisso alla parete dirimpetto a chi entra, in una posizione dominante, sembra un soldato con corazza e giustacuore reduce da una parata carnevalesca in piazza. Sembra sia lì ad accogliere con solennità i molti visitatori, e invitarli ad accomodarsi con un bonario "Avanti gente, niente paura!". Più sotto, a destra, c";è uno studio di prospettiva originale ben composta, e attentamente vagliata da chi si interessa e s";intende di disegno. Più in là , figura un";Annunciazione sfumata, onirica, di lettura iconografica e linguaggio simbolico. Quadro molto bello e giustamente ammirato.
"Sono particolarmente attratto "; mi dice Focarelli ";dalle ragioni dell";arte sacra e dall";arte liturgica e devozionale nella realtà della Chiesa".
La crocifissione di Gesù è stata un evento altissimo di dedizione e sacrificio. Davanti alla croce non c";è altro che da inchinarci e meditare! Per questo sono anche grato a Giuseppe Focarelli di avermi offerto alcune sue composizioni luminose di colori e figure che terrò care come riflessi e memoria di una condizione più pura della vecchia cultura italiana.