I colori per raccontare il sacro ai bambini
Si sa da una consolidata esperienza che a volte nella società emergono, per vie spontanee e del tutto indipendenti, fatti derivanti da una idea di base del tutto analoga. Così, ad esempio, chi segue le cronache di quanto accade nel nostro Paese non avrà mancato di notare la vasta eco suscitata dall`incontro ecumenico avvenuto ad Assisi il 24 gennaio scorso, quando, su invito del papa Giovanni Paolo II, si sono incontrati i leader delle più grandi religioni del mondo, uniti nel rispetto della diversità , per proclamare l`esigenza di pace planetaria. Una giornata capace di fare storia e rilanciare il dialogo, come unico antidoto al veleno dell`odio.
È un po` la stessa lunghezza d`onda su cui si sintonizza la mostra «I colori del sacro» che, inaugurandosi a Padova il 24 marzo 2002, si protrarrà fino al 16 giugno successivo, presso una sede prestigiosa qual è il Museo diocesano al Palazzo vescovile (in piazza Duomo). I suoi motivi di risonanza con la sopra citata Giornata della pace di Assisi consistono nel fatto che si tratta di una rassegna internazionale di grandi maestri dell`illustrazione per l`infanzia, i quali raccontano le diverse religioni del mondo, quelle appunto che nella città umbra si sono incontrate anche per evidenziare come gesti diversissimi possano essere accomunati in una preghiera per la pace. Per vie diverse, ma del tutto analoghe e convergenti, le opere degli artisti presenti alla mostra «I colori del sacro» conseguono l`intento generale di raccontare ai bambini il sacro tramite i colori. Perché il linguaggio dei colori annulla ogni diversità e, nel contempo, la esalta, evidenziando il cammino di ricerca insito nella natura umana, l`anelito consapevole o inconsapevole a ciò che sta oltre. Esattamente nello spirito secondo cui «è la diversità degli uomini, la differenziazione delle loro qualità e delle loro tendenze, che costituisce la grande risorsa del genere umano», come affermava Martin Buber, un uomo dalla profonda fede in una convivenza pacifica fra arabi ed ebrei, ossia le due etnie oggi maggiormente a rischio di conflitto, un`immensa minaccia per la pace del mondo intero.
Per ascoltare occorre vedere
La considerazione che sta a monte di questa rassegna parte da lontano, ossia dalla consapevolezza che, in un mondo come il nostro, per ascoltare è necessario vedere: pertanto, l`immagine assume un ruolo fondamentale nella trasmissione dei messaggi e dei concetti astratti ed è quindi ricorrendo a essa che si può raccontare il sacro ai bambini. Anche perché per essi, prima della parola arriva l`immagine; prima di leggere, loro imparano a guardare. Ed è a loro che, negli ultimi decenni, si sono rivolti sempre più di frequente tanti artisti, impegnati a indirizzare la propria arte figurativa verso l`intento di fondere semplicità stilistica e profondità , immettendo nella raffigurazione per bambini ` spesso ritenuta, erroneamente, «umile» ` una tecnica e un`esperienza degne di grande rispetto e viva attenzione.
Sono i principi cui si è informato per molti anni Stepan Zavrel, un grande artista nato nel 1932 a Praga e spentosi nel 1999 a Rùgolo di Sà rmede, il paesino veneto dove si era stabilito da circa trent`anni, dopo la fuga nel 1959 dalla dittatura del suo paese e alcuni vagabondaggi per il mondo. E proprio a Sà rmede aveva costituito un gruppo di lavoro che all`illustrazione per l`infanzia, a un suo straordinario impulso di modernizzazione, ha dato negli ultimi decenni una spinta innovativa. Ora, la Fondazione «Mostra internazionale dell`illustrazione per l`infanzia di Sà rmede», erede dell`operato di Zavrel, è l`inevitabile collaboratrice per «I colori del sacro» , organizzata dalla diocesi di Padova e dal «Messaggero di sant`Antonio».
Con Zavrel altri sessanta artisti
Nella rassegna, naturalmente, fanno bella mostra di sé varie opere di Zavrel. Beninteso, non quelle generiche (infatti, sono una trentina i libri per bambini da lui scritti e illustrati), bensì quelle assai evocative da lui dedicate all`illustrazione di episodi dell`Antico e del Nuovo Testamento, come la Creazione, il Diluvio universale, Giona e la balena, la Pentecoste. Tutte immagini create per una suggestiva edizione ` realizzata per la Bohem Press, una casa editrice svizzera di cui era co-fondatore ` della Bibbia, nel testo redatto da Regine Schindler, e destinata ai bambini, nella bella veste uscita in Italia presso la Aer di Bolzano col titolo In cammino con Dio. Era l`ultima opera pubblicata da Zavrel quando era ancora in vita, ed è attualmente la sua più ammirata e diffusa.
Ma una rassegna come «I colori del sacro» raggiunge la compiutezza del proprio scopo grazie allo spettro assai variegato di presenze illustrative che la caratterizza, una sessantina di artisti europei ed extra-europei, titolari di percorsi artistici diversi ed espressione di culture differenti. E se molte opere derivano dai libri illustrati per i quali sono state concepite, altre, invece, sono state realizzate espressamente per questa esposizione. Ecco pertanto, impegnati coi grandi personaggi biblici, coi santi e con Cristo stesso, ad esempio, i maestri della scuola di illustrazione dell`Est europeo, come il bulgaro Ivan Gantschev e la slovacca Luba Koncekova, mentre invece, di questi stessi episodi, danno una lettura più interiorizzata alcuni artisti del mondo latino, quali lo spagnolo Wensell o l`italiana Alessandra Cimatoribus: della quale, sia detto per inciso, figurano qui le tavole create per Il Vangelo di Luca, un incarico affidatole come vincitrice del concorso «L`O di Giotto - Il Vangelo del Giubileo», indetto a suo tempo dalla diocesi di Padova insieme al «Messaggero di sant`Antonio».
Presente anche la tradizione ebraica
Con «I colori del sacro», anche la tradizione ebraica ha un`adeguata presenza, specie col prestigioso nome di Emanuele Luzzati: la sua tipica semplicità , non priva, però, di poesia, racconta la sacralità del quotidiano. Espressioni figurative del tutto diverse sono invece quelle del Sudamerica, i cui artisti sono a contatto con la cultura indigena e afro-americana, nei cui credi animistici trovano spunti di ispirazione, evidenti, ad esempio, nei vivaci colori accesi con cui la brasiliana Matilda Castanha rievoca la primigenia religiosità dei padri africani, ridotti in schiavitù e trasferiti nel Novo Mondo. Un altro brasiliano, Roger Mello, si lascia suggestionare dalla bellezza della Vergine Maria e delle sue vesti, prendendo spunto dalla statua venerata di Nossa Senhora Aparecida. E con loro, la sudafricana Moodie, che registra l`amalgama di riti e credenze del continente nero, lasciandosi però incantare dalla mitologia classica. E ancora, le incisioni della turca Gà¶knil, esponente di una cultura mediorientale di matrice islamica, e attenta ai miti dell`Asia centrale e dell`Anatolia; il cinese Feng Jiannan, il cui immaginario del sacro si concretizza in draghi e dei di un mondo lontano; al pari del giapponese Shomei Yoh, che evidenzia un proprio cammino personale di ricerca dell`Assoluto in immagini rarefatte, di aerea suggestività .
Gran tavolozza di immagini, ricco e variegato arcobaleno cromatico, la mostra «I colori del sacro» è finalizzata anche a un destino itinerante, in modo da poter contattare e coinvolgere pubblici diversi. Perché le immagini costituiscono l`alfabeto di un linguaggio universale.