I diritti del bambino.Ada, bambina sola.

Il peso della solitudine e della distanza emotiva dagli adulti si imprimono profondamente sul modo di vivere e di pensare di una persona rendendola fragile, incompiuta, bisognosa di comprensione...
12 Novembre 1998 | di
   
   
Il bambino ha bisogno di amore e comprensione per lo sviluppo armonico della sua personalità . Tutti siamo d'accordo su questa affermazione, che rappresenta uno dei principali diritti dei bambini, stabiliti da leggi riconosciute a livello internazionale.     

Purtroppo, l'ammissione di un diritto non significa la sua automatica applicazione. Per dare amore e comprensione a un bambino non basta essere convinti che sia giusto: bisogna esserne davvero capaci. L'aspetto più importante, e più difficile da realizzare, consiste nell'essere in grado di sintonizzarsi con i sentimenti e le emozioni dei bambini, nelle infinite situazioni della loro storia, nei progressivi passaggi di età , nelle occasioni felici, ma anche in quelle complicate. Sintonizzarsi con un bambino significa non lasciarlo mai solo con i suoi sentimenti, spesso troppo difficili per lui da decifrare e gestire.

Una mamma di solito «sa» e «sente» quando il suo piccolino ha bisogno di lei e delle sue cure, senza le quali il bambino piange angosciato. La mamma è, di solito, ben consapevole che la vita di suo figlio dipende da lei.     

Via via il bambino cresce e le sue esigenze si fanno più articolate, ma non diminuisce questo bisogno di intelligenza emotiva da parte dei genitori che, anzi, si fa più complesso e richiede un lavoro continuo di consapevolezza e partecipazione; un viaggio continuo di andata e ritorno tra la propria infanzia e quella dei propri figli, tra la propria antica felicità , se posseduta e come, o la propria antica infelicità , per recuperarla ora, e offrirla, magari risanata, ai propri figli.

Racconta Ada, una giovane donna, segnata da esperienze infantili difficili: «Andare a dormire, la sera, era per me un dramma. La mia camera stava in alto, in cima a una lunga scala. Quando mia madre mi accompagnava a letto, mi sembrava, a ogni scalino, di sprofondare nella solitudine. Non osavo parlare: già  qualche piccola resistenza nell'andare a letto aveva provocato nel passato le brusche reazioni della mamma.       Allora tacevo, perché se lei si arrabbiava, mentre salivamo le scale, avrei certamente perso la sua mano che teneva la mia, e quel suo calore era per me indispensabile per sentirla alleata. Se avessi rallentato o protestato, quella mano mi avrebbe abbandonato o sarebbe diventata ostile e avrei ricevuto una piccola punizione. Non potevo sopportarlo. Quel passaggio si compiva nel silenzio: di timore da parte mia, e di tristezza, forse, da parte di mia madre. Era una donna molto malinconica, sempre       stanca e affannata dalle lunghe ore di lavoro fuori casa e in casa, segnata dalle difficoltà  di comprensione con mio padre, che aveva, fuori casa, altri interessi e altri affetti. In questo silenzio carico di pesantezza, entravo con mia madre nella grande camera: in un angolo, il mio lettino. Non mi appariva un rifugio, ma l'indicazione di un prossimo       isolamento.     

«In silenzio mia madre, la mente occupata da altri pensieri, mi spogliava e mi sistemava sotto le coperte: con un bacio frettoloso mi lasciava, dopo aver accomodato un fazzoletto sopra la lampada del comodino. Se ne andava, ritornava di sotto a riprendere le sue faccende. La sentivo percorrere in discesa la lunga scala e avevo la sensazione di       una distanza incolmabile. Le ombre si diffondevano nella stanza, si stendevano sul soffitto e sulle pareti sottolineate dalla luce fioca. Allora mi sembrava che la distanza e il silenzio di mia madre fossero diventati dei pesi insopportabili, mentre le ombre delle pareti si trasformavano in fantasmi paurosi e minacciosi. Non ce la facevo più,       chiamavo mia madre: una volta, due volte, dieci volte, mentre l'angoscia mi saliva alla gola e la mia voce diventava di pianto, rabbia, dolore, solitudine. Da sotto, nessuna risposta. Non mi sentiva? Pensava a un pianto capriccioso da risolvere in quel modo? Non lo so, non sono mai riuscita a chiederglielo, nemmeno più tardi negli anni, quando il ricordo di quell'esperienza, tante volte ripetuta, si affacciava alla mia mente. Quello che mi prende ancora alla gola è la mia disperazione di allora: piangevo, non so per quanto, sprofondavo in un abisso di infelicità . Poi, credo stremata, mi addormentavo».      

Ada rievoca con sensibilità  e finezza questo episodio della sua storia nfantile. Ora è una donna matura, ha marito e figli piccoli: una bella famiglia, è assai apprezzata nel lavoro. Ma non riesce a essere serena: è sempre in ansia e in appprensione, qualunque cosa faccia. Avvolta da un'insicurezza profonda, si sente imbarazzata quando risponde ai colleghi di lavoro, con i genitori della scuola frequentata dai figli ha sempre l'impressione di valere di meno. Persino con i suoi bambini che ama teneramente, ha sempre paura di non essere una mamma abbastanza comprensiva.

Il peso della solitudine e della distanza emotiva dagli adulti di riferimento durante l'infanzia, si è impresso profondamente sul modo di vivere e pensare di Ada. Certo, a vederla dall'esterno, nessuno potrebbe supporre il suo dramma interiore: appare una donna normale che conduce una vita normale. Ma quale sia il peso enorme che si porta dentro, e come questo peso segni la sua incompiutezza di persona, ancora fragile,       bambina, insicura, bisognosa di comprensione, solo lei lo sa.     

Come lei, quanti nella loro vita hanno avuto un'infanzia non riconosciuta, segnata da momenti ripetuti innumerevoli volte, in cui nessuno dei due genitori è sembrato avere veramente a cuore i loro sentimenti. Come invece sarebbe stato diritto di bambino. La vita familiare è il luogo dove apprendiamo come possiamo sentirci riguardo noi stessi e come gli altri reagiranno ai nostri sentimenti; è il luogo dove apprendiamo a esprimere sogni e paure, a leggere i nostri timori e le nostre speranze e a dar loro un senso. Purchè qualcuno ce lo insegni, altrimenti le conseguenze saranno profonde nella nostra vita di adulti.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017