I DIRITTI DELLE DONNE

è dura da morire anche in occidente una mentalità maschilista che non rispetta e non apprezza la donna per quello che è.
01 Maggio 1998 | di

Al primo convegno sulla 'Legge buona e giusta', celebrato lo scorso marzo per ricordare i cent`€™anni della nostra rivista, è stato dedicato spazio alla Dichiarazione dei diritti umani che quest`€™anno celebra mezzo secolo dalla sua promulgazione. Tutti sanno quanto sia stata importante quella dichiarazione: essa impegna tutti gli stati che l`€™hanno sottoscritta a riconoscere una verità  che è nella natura stessa dell`€™uomo e che il cristianesimo ha sempre ribadito rifacendosi al fatto che siamo tutti figli dello stesso Padre, e cioè che tutti gli uomini sono uguali e quindi hanno uguali diritti; che non ci possono essere cittadini di serie A e cittadini di serie B o discriminazioni per età , sesso, religione, etnia; che non è consentito a nessun popolo di ritenersi superiore ad altri attribuendosi il diritto di assoggettarli o di eliminarli (le atrocità  del nazismo erano ferite ancora aperte, quando la Dichiarazione venne promulgata). E così via.

Con quelle firme si apriva una nuova strada nei rapporti tra le persone e tra i popoli, si compivano i primi passi di un cammino, oggi non ancora concluso, che conobbe da subito ostacoli e difficoltà  non indifferenti. Anzitutto, i più finsero di non aver capito e continuarono a interpretare i diritti dell`€™uomo come diritti del maschio, prolungando una consuetudine inveterata che voleva la donna assoggettata all`€™uomo, in posizione di sudditanza, inadatta per la sua indole (ci fu un tempo anche chi dubitò persino che avesse un`€™anima) a percorrere strade `€“ nello studio, nel lavoro, nella società  `€“ che solo il maschio era in grado di fare. Le donne se le sognassero.

Ma le donne, a un certo punto, non si accontentarono più di sogni; si organizzarono e scesero rumorosamente in piazza a richiedere al maschio cocciuto ciò che loro spettava di diritto: la parità  con l`€™uomo. In ogni dove. Qualcuna esagerò invocando parità  anche dove la natura consigliava differenziazione; poi prevalse giustamente la logica della complementarità , del dialogo, dell`€™aiuto reciproco. Con buona pace di tutti. Del buon senso soprattutto.

Tutto tranquillo allora sul fronte della parità ? Purtroppo no, nonostante che nella Dichiarazione di Vienna del 1993, adottata dalla Conferenza delle Nazioni Unite, si sia ribadito con forza assieme al 'principio di interdipendenza e indivisibilità  dei diritti umani', quello secondo cui 'i diritti umani delle bambine e delle donne fanno indissolubilmente parte dei diritti umani universalmente riconosciuti'.

E motivi validi per ribadirlo ce n`€™è più di uno. Il cammino di 'liberazione' intrapreso dalle donne, che le sta portando lentamente a una certa parità , si è svolto quasi totalmente nel mondo occidentale. In decine di altri paesi, come le cronache di continuo raccontano, quanto a parità  siamo alla preistoria. Le donne continuano a essere considerate cose, proprietà  dell`€™uomo, oggetti di cui il maschio può fare l`€™uso che vuole, anche il più bestiale, quello dello sfruttamento sessuale, coinvolgendo perfino bambine ridotte in schiavitù; e liberarsi da essa può costare la vita.

Ma ecco alcune dati tra i mille che fanno riflettere. Due terzi dei 900 milioni di analfabeti sono donne. Ogni anno due milioni di donne subiscono la mutilazione degli organi genitali. Ogni minuto nel mondo una donna muore di parto (585 milioni di donne l`€™anno). In Sierra Leone le donne hanno la speranza di vita più bassa del mondo: 40 anni. In Svezia, la più alta: 81 anni. Eppure nel mondo il 67 per cento delle ore lavorative è svolto da donne, che guadagnano solo il 10 per cento di quello che guadagnano gli uomini. Un terzo delle famiglie del pianeta è sulle spalle delle donne.

Ma anche in Occidente, dove le conquiste sono più significative, persiste una mentalità  maschilista che non concede molto alle donne, quanto meno non le valuta per quello che valgono, le considera cose da sfruttare o da ammirare secondo le opportunità . Basti vedere l`€™uso che ne fanno la pubblicità , i mezzi di comunicazione, la moda. Trovando sponda nel comportamento di donne che amano investire più su quello che hanno (la bellezza, il corpo) che su quello che sono, nel fascino esteriore anziché nelle doti spirituali e intellettuali.

Siamo lontani dalla valorizzazione della donna in se stessa che Giovanni Paolo II ci dà  nella Mulieris dignitatem.Proponendo come modello la Madonna, Madre di Dio, il papa afferma che se vogliamo comprendere, l`€™economia salvifica di Dio in rapporto a tutta la storia dell`€™uomo, 'non possiamo tralasciare, nell`€™ottica della nostra fede, il mistero della 'donna': vergine-madre-sposa'. 

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017