I fantastici quattro
New York
Davide Zambito, Marianna Nastasi, Anna Tinarelli e Melissa Steinhaus rappresentano una nuova generazione impegnata a riparare i danni del tempo e dell’uomo incapacitato nel trovare la chiave giusta per incoraggiare i giovani a scoprire o approfondire le proprie origini, la lingua e la cultura. E questo lo fanno col rilanciare, tramite l’insegnamento, l’eredità avuta dai loro genitori e nonni. Questi maestri sono convinti che tocca a loro, come giovani, sensibilizzare e presentare l’Italia nelle loro istituzioni iniziando con i ragazzi. Sono soprattutto loro a influenzare i giovani, a formare Comitati giovanili, a impegnarli nell’Associazionismo e nel volontariato, e a creare un inevitabile cambiamento generazionale.
Davide Zambito
Sono nato a Roma e ho vissuto gran parte della mia ado-lescenza in Sicilia, a Porto Empedocle, in provincia di Agrigento. In Italia ho frequentato le scuole fino al primo anno del Liceo Scientifico, e nel 1986, all’età di 14 anni, sono venuto a Brooklyn insieme ai miei genitori Antonio e Carmela, e ai miei fratelli Amedeo e Brian. Ora ho 36 anni e sono sposato con Marianne da cui ho avuto due bellissime figlie: Federica e Fabiana.
A Brooklyn ho frequentato la New Utrecht High School dove mi diplomai con ottimi voti. Dopo la High School ebbi un periodo di transizione. Non sapendo quale via prendere per il mio avvenire conobbi un professore d’italiano al Brooklyn College che si chiama Bonaffini. Grazie a lui ho capito che il mio futuro lo avevo da tanto tempo ed era ora di usarlo, cioè la mia lingua e cultura italiana. Prendendo tutti i corsi di italiano che il Brooklyn College aveva da offrire, la maggioranza dei quali guidati dal professor Bonaffini, iniziai anche a scrivere poesie in italiano e in dialetto siciliano. Partecipai alla Prima gara di poesia al Brooklyn College nel 1997, e vinsi il primo posto. Da lì andai all’Istituto Italiano di Cultura a Manhattan, dove vinsi la medaglia d’oro Dante Alighieri nei concorsi di poesia italiana nel 1997, 1998, 1999 e 2000. «La lingua Emigrante» è stata la più celebrata e pubblicata delle mie poesie. Nel 2008, alcuni miei studenti, che ho seguito e preparato rigorosamente, vinsero il primo posto al concorso di poesia italiana al Baruch College di Manhattan.
Mi sono laureato al Brooklyn College in italiano specializzandomi in traduzione. Durante l’inverno del 1998 iniziai a insegnare alle scuole superiori ed ho capito che quella sarebbe stata la mia carriera. È da dieci anni che insegno l’italiano. Ho iniziato alla Fort Hamilton High School, dove dopo un anno diventai preside. Oggi insegno italiano alla New Utrecht, dove mi sento più a mio agio e dove sono incaricato di tutti gli insegnamenti d’italiano e di tutto il programma.
Insegnare una lingua è molto importante perchè non solo si impara a parlarla, ma si impara anche la sua cultura. La mia responsabilità come insegnante non è soltanto di preparare i miei studenti agli esami di stato alla fine del corso, ma è anche di far conoscere la cultura dell’Italia e della sua gente. Molti miei studenti hanno un concetto errato sull’Italia. Il mio lavoro, che svolgo con orgoglio, è di cambiare le loro idee e mostrare loro quanto sia affascinante l’Italia.
Abbiamo una delle culture più ricche del mondo e ovunque abbiamo messo piede abbiamo lasciato la nostra impronta italiana. Abbiamo contribuito in tutti i campi, dalla scoperta dell’America di Cristoforo Colombo al primo telefono di Meucci. Tutto ciò fa parte del mio curriculum nelle mie classi. Tramite i dvd, internet e le gite è un vero piacere mostrare loro dove i nostri antenati italiani hanno lavorato, vissuto, sofferto e fatto successo in America.
Marianna Nastasi
La Federazione italo-americana di Brooklyn e Queens, dove io insegno da alcuni anni, rappresenta un’ideale immersione nell’italianità. Il centro, nato per intraprendere un viaggio nella lingua, nella cultura e nelle tradizioni italiane, rigorosamente nella lingua di Dante, è ideato per preparare i suoi giovani a diventare responsabili cittadini della comunità globale.
Sono nata a New York trent’anni fa da genitori siciliani emigrati nel 1970. Mio padre Enzo è di Palermo, e mia madre Lucia di Trapani sono sempre stati fieri della loro origine. Quando io avevo 8 anni, hanno deciso di ritornare in patria. Poiché non conoscevo che il dialetto siciliano, ho avuto grande difficoltà a scuola. Grazie a una maestra privata, ho appreso bene la lingua italiana. Dopo aver frequentato il Liceo Pedagogico di Palermo, mi sono iscritta all’Università, diplomandomi come maestra. Ritornati a New York ci siamo sistemati a Ridgewood, nel Queens, dove ho ripreso a insegnare. Da cinque anni insegno presso la Federazione che offre opportunità a tutti.
La lingua italiana sta vivendo un momento di glorioso rinascimento in America, e il forte legame tra i due Paesi agevola il trend. È naturale che altre etnie guardino all’Italia. È il luogo dove sono conservati i maggiori capolavori d’arte, è il Paese che ha dato i natali a geni e poeti, a menti che hanno contribuito alla costituzione americana. Quindi c’è un legame tra Stati Uniti e Italia che ha antiche radici.
L’apprendimento della lingua italiana è importante non solo per l’evidente impatto che ha sulla diffusione della nostra cultura, ma anche per le ricadute in campo economico e, in generale, per i rapporti d’amicizia tra gli Stati Uniti e l’Italia. La Federazione crea collaborazione tra numerose organizzazioni e si rivolge ai genitori, i quali comprendono sempre meglio che conoscere l’italiano è un «plus» di cui i loro figli non possono non beneficiare.
Credo, però, che i ragazzi italo-americani debbano conoscere le loro origini e la cultura di cui devono essere orgogliosi. Il Centro non insegna solo la lingua. È un’immersione completa nella vita quotidiana, dove si propongono attività varie, dalla musica italiana alla commedia in siciliano, dallo sport alla musica sacra. Un gruppo che promuove la lingua italiana attraverso queste attività varie, è La Zagara, diretto da mio fratello Giuseppe. Io lo aiuto come coordinatrice. Se nelle scuole che frequentano i vostri figli non insegnano l’italiano, chiedete che si inizi.
Anna Tinarelli
Da otto anni insegno italiano alla Half Hollow High School West, a Dix Hills, Long Island. Più che un lavoro è diventata una passione. Eppure all’inizio non è stato cosí. Mio padre Giacomo e mia madre Maria Terracina, nativi di Cefalù, in provincia di Palermo, hanno sempre desiderato che mia sorella Giuseppina e io parlassimo italiano in casa, ma ci siamo sempre rifiutate. Quando ho iniziato a frequentare l’Università di Stoney Brook, a Long Island, per far piacere ai miei genitori ho intrapreso il corso d’italiano più elementare. Il professore si è accorto immediatamente che parlavo italiano e mi ha trasferito a un altro corso più avanzato. In poco tempo si è risvegliato in me un grande desiderio di italianità. Questa notizia ha recato grandissima gioia ai miei e anche al mio futuro sposo, Orlando, nativo di Roma, e studente di avvocatura presso la Columbia University di Manhattan.
Ora ho 30 anni e sono orgogliosa di offrire ai miei studenti un’immagine sempre più positiva dell’Italia per la diffusione della sua lingua e cultura. È ovvio che sono passati i tempi nei quali parlare italiano era proibitivo, e i poveri immigranti italiani, dopo i controlli prima dello sbarco, erano quasi costretti a mimetizzarsi e a perdersi nei meandri delle grandi città americane. Ora anche nella mia scuola sono contenta di preparare con gli studenti bancarelle variopinte e ricche di prodotti culinari italiani, e di celebrare tradizioni e cultura italiane tra musica, profumi e sapori prettamente italiani.
Ammiro molto l’esempio di Giuseppe Mazzini che ha lottato tantissimo per unificare l’Italia creando la sua Giovine Italia. Ebbene, anche noi con le nostre capacità, volontà e sacrificio abbiamo creato una nuova Italia in America: un’Italia ricca di tradizioni e valori. È incoraggiante sapere che i nostri studenti inizialmente erano d’origine italiana mentre, negli ultimi anni, la componente straniera ha superato quella italiana e apprezza molto il «made in Italy». Incoraggio sempre i miei allievi, specialmente quelli d’origine italiana, a visitare l’Italia, ad approfondire la conoscenza del Paese fin dalle proprie radici, e ad apprendere l’essenziale della cucina italiana: come fare la pasta fresca a mano e, naturalmente, come cavarsela e fare bella figura con la pizza.
Melissa Steinhaus
Ho 27 anni, sono figlia di genitori provenienti da Napoli, e da quattro anni insegno italiano nelle Grand Avenue e Merrick Avenue Middle Schools, nel distretto di Bellmore-Merrick, a Long Island. Nel 2003 ho conseguito i diplomi di Economia e Commercio alla Università Adelphi, e di Lingua e Cultura Italiana al Queens College. In America ho due bravissime sorelle: Ilaria e Sara, e due bravissimi nonni in Italia, Maria e Pasquale, che visito ogni anno con mio marito, innamoratissimo dell’Italia.
Quando ritorno dalle vacanze italiane mostro in classe, ai miei studenti, le foto scattate, i libri comprati, i cataloghi dei vestiti di marca di Milano e Roma, i menù dei più prestigiosi ristoranti come di quelli più semplici, quelli tipici italiani e quelli americani e stranieri, i Cd di canzoni popolari e opere classiche, insomma una varietà di prodotti che permette agli studenti italo-americani e non, di arricchirsi della cultura e dell’arte italiana odierna. Per me insegnare non è stata una scelta di comodo, ma una missione nata e sviluppatasi giorno dopo giorno, come nasce e si sviluppa ogni amore e passione.