I fatti al centro dell'informazione
Lione
Nata nel gennaio del 1993, Euronews si è diffusa come una televisione all news che copre tutti gli avvenimenti: dalla politica alla cultura, dall’economia allo sport, dalla salute alla scienza, ventiquattr’ore su ventiquattro, anche on line sul sito multilingue www.euronews.net. Più di 200 milioni di famiglie sintonizzate, programmi a ciclo continuo in sette lingue (francese, inglese, tedesco, italiano, spagnolo, portoghese e russo), una crescita esponenziale di ascoltatori e contenuti, oggi anche sul telefonino e sulle piattaforme multimediali.
Sono dati impressionanti che sintetizzano l’attività di Euronews. Il canale satellitare che ha sede a Lione, in Francia, ha superato il traguardo dei 14 anni di vita. Con qualche «segreto di fabbrica» che il suo direttore generale, Michael Peters, rivela con titubanza: «Di segreti ce ne sono molti, ma evidentemente proprio perché sono dei segreti, non ve li svelerò. Posso dire che, si ami o non si ami Euronews, questo è, di fatto, un canale diverso da tutti gli altri; elemento questo che contribuisce alla riuscita del nostro progetto editoriale. Quando ci si sintonizza su Euronews, si sa che si utilizzerà un mass media in modo diverso da come si “consumerebbe” un qualsiasi altro canale d’informazione, sia esso nazionale o internazionale. Mi riferisco al nostro format a tutta immagine: fatti, solo fatti, e poca analisi».
Bettero. Vogliamo sbilanciarci con un altro «segreto»?
Peters. Euronews funziona perchè è un canale europeo nel vero senso della parola. Credo, cioè, che Euronews rifletta un po’ questa «Europa degli europei». C’è, poi, un altro fattore importante: Euronews trasmette in sette lingue diverse. E questo è molto importante perché se si parla di elezioni legislative in Germania o in Italia, non si può farlo allo stesso modo nell’edizione in lingua italiana o in quella russa o francese poiché in questi ultimi Paesi sicuramente ne sanno dell’Italia molto meno degli italiani. Fin dall’inizio di questa avventura, abbiamo deciso di personalizzare i nostri commenti e non di tradurli, cosa che non funzionerebbe.
Euronews è nata e cresciuta a Lione. Perché qui e non a Bruxelles o a Strasburgo dove stanno i centri nevralgici dell’Europa?
Euronews si sostiene con la pubblicità. Inoltre ha un contratto di servizio con la Commissione europea alla stessa stregua di altre televisioni. Perciò riceviamo una remunerazione per la produzione di «magazine» che entrano in questo mercato. E l’ammontare di questo mercato rappresenta solo una fetta molto esigua del budget di Euronews.
Lei mi chiede perché non siamo a Bruxelles? All’inizio, quando io non c’ero ancora, la volontà dei fondatori di Euronews fu quella di localizzare questa televisione in una città che non fosse una capitale, nel senso amministrativo del termine. E, dunque, si scelse tra Lione in Francia, Valencia in Spagna, e Monaco in Germania: tre città che non sono capitali ma sono considerate dinamiche a livello europeo. Alla fine ha prevalso Lione.
Perché non vi trasferite a Bruxelles?
Prima di tutto perché non stiamo male a Lione; poi un trasloco sarebbe caro e complicato. Infine, se fossimo a Bruxelles, forse da un lato saremmo anche nel cuore dell’Europa – e giornalisticamente sarebbe giustificato – ma in termini d’immagine potremmo essere considerati il «braccio destro» o «la televisione ufficiale» della Commissione o del Parlamento, cosa che, evidentemente, non vogliamo essere.
Le statistiche dicono che Euronews arriva in oltre 200 milioni di case in tutta Europa, prima di CNN, BBC, CNBC. Eppure quando accade qualcosa la gente accende subito la Tv, e si sintonizza su CNN o su SKY. Secondo lei perché?
La domanda è molto interessante dato che riflette quello che pensano molte persone. Siamo molto più distribuiti di altri eppure perché quando c’è un avvenimento importante tutti si sintonizzano sugli altri canali? Va detto che siamo molto più guardati di altri. Oggi in Europa abbiamo un audience largamente superiore a quella di CNN, BBC World o SKY News messe insieme. Abbiamo semmai un problema di «brand» perché il nostro budget è più basso rispetto a quello dei nostri concorrenti. I nostri concorrenti che godono di un «effetto brand» molto forte. Parlo di CNN International che beneficia del brand CNN, e di BBC World che beneficia del brand, enorme e mondiale, di BBC.
Che slogan sceglierebbe per Euronews?
Euronews è la Télé-realité (la Tele-realtà). I fatti, nient’altro che i fatti. L’immagine è la star, non i nostri giornalisti. Al centro non ci sono le nostre analisi, ma la realtà del mondo. Prendete Euronews, guardatela, e poi fatevi la vostra opinione.
Voi avete inventato lo spazio delle notizie «No comment»: notizie filmate senza commento proprio perché l’immagine è l’informazione, e viene prima di chi la fa. È stata una scelta estetica, giornalistica o politica?
Io penso che non sia né giornalistica né politica. Per me «No comment» rappresenta ciò che è Euronews: non è né politico né giornalistico ma un mix di tutto questo. Oggi «No comment» è un prodotto che assomiglia a Euronews. È un’immagine forte, un’informazione più neutra possibile, più concisa possibile. È il telespettatore che prende quest’informazione, e si forma la sua opinione sull’argomento. «No comment» è comunque un prodotto giornalistico: le immagini e anche il modo in cui vengono montate, costituiscono già un taglio d’informazione.
Euronews e la multimedialità. Come operate in questo settore? Quali sono le vostre strategie di sviluppo?
Oggi Euronews ha un formato tutto immagine, senza commento, senza presentatore, senza dibattito; dei format brevi. Potete fare il giro dell’attualità del mondo in 10 o 15 minuti. Mi piace ripetere che se i fondatori di Euronews avessero pensato a creare un canale multimediale, 14 anni fa, non avrebbero potuto fare di meglio perché il nostro format corrisponde perfettamente ai nuovi media. Le prospettive per noi sono molto interessanti perché abbiamo firmato molti contratti in Europa: siamo ripresi da tantissime piattaforme di telefonia mobile, abbiamo firmato contratti per l’Adsl, e vediamo che il consumo di Euronews, da parte di questi nuovi mercati, è largamente superiore alla distribuzione tradizionale. Su questi nuovi media c’è quella nuova generazione, che io definisco «web generation», nata con internet e che finalmente incontra il format e il principio di Euronews. Questa generazione ama ricevere informazioni, ma poi va a fare le proprie ricerche su Google, Yahoo o su altri motori di ricerca. Per questa generazione, informarsi su ciò che capita in Moldavia, in Ucraina, in Kazakhstan, in Bolivia, negli Stati Uniti o in Africa è assolutamente naturale, diversamente dalla mia generazione che era molto più concentrata sull’Europa e molto meno sul mondo.
L’ allargamento a est dell’Unione europea cambierà qualcosa nelle scelte dell’informazione?
L’apertura a est è una realtà. Oggi 1 russo su 4 guarda Euronews almeno una volta alla settimana. Il 25% della popolazione bielorussa guarda Euronews almeno una volta al giorno. Ho molte altre cifre come queste. Euronews è già una realtà nell’Europa dell’Est. Ci interessiamo da anni a tutto quello che accade in quei Paesi emergenti che avranno presto un ruolo molto importante nel mondo.
Da quando è direttore generale, qual è la notizia che l’ha fatta sentire orgoglioso di lavorare a Euronews?
Credo che il momento più forte sia stato la liberazione della giornalista italiana Giuliana Sgrena. Dopo la liberazione la Sgrena ha detto che quando era stata presa in ostaggio in Iraq, i suoi rapitori l'avevano portata in una stanza e le avevano fatto vedere un estratto del servizio che Euronews averva dedicato a lei e al suo rapimento. Al momento della liberazione, Giuliana spiegò che questo l'aveva aiutata a tenere duro perché vedeva che il mondo si stava interessando di lei. È stato importante che Euronews abbia potuto avere un ruolo importante per Giuliana.