I giorni della memoria

La Missione cattolica italiana ha organizzato una mostra fotografica e una festa per ricordare il contributo dei nostri connazionali allo sviluppo del Paese.
01 Giugno 2001 | di

Yverdon-les-Bains

La Svizzera romanda è la regione francofona della confederazione: un Paese suddiviso in cantoni che ha quattro regioni e quattro lingue differenti: tedesco, francese, italiano e romancio.

Nel cantone di Vaud, il più importante per superficie e popolazione, si trova il Nord Vaudois, vasta regione tra Losanna e Neuchà¢tel, ai confini con la Francia, che ha come città  più rappresentativa Yverdon-les-Bains (dopo la più conosciuta Losanna) dove vivono, su una popolazione di 24 mila abitanti, circa 6 mila italiani di cui 1.100 cittadini con doppia nazionalità : elvetica e italiana.

 

Dalla valigia di cartone alla villetta

Moltissimi di questi emigrati, per la maggior parte di seconda generazione, nati quindi in terra elvetica, sono gli eredi di coloro che aprirono la strada dell";emigrazione in Svizzera. Sono integrati nella vita sociale, professionale e politica del Paese. Nonostante ciò, le loro origini rimangono ben impresse: cultura, mentalità , appartenenza risaltano in modo chiaro nella vita quotidiana, come dimostra la fioritura di circoli e associazioni regionali italiane, sparsi in tutto il cantone.

Se inizialmente gli italiani erano noti soprattutto come boscaioli, muratori, pastori, minatori, oggi invece esercitano tutte le professioni, moltissimi sono proprietari della loro impresa, datori di lavoro e dirigono anche grandi società , holding e istituzioni. Vivono in quartieri residenziali. Vanno in ferie ogni anno. Le loro destinazioni non sono unicamente l";Italia, con la quale mantengono peraltro ottimi rapporti. In occasione delle feste natalizie e pasquali, gli italiani ritornano alle origini, quasi fosse un rito. Ci sono anche italiani con lo stesso cognome, sparsi in diverse regioni della Svizzera, che tornano periodicamente nel loro comune d";origine, anche se non vi sono legami di parentela tra loro.

Insomma, l";immagine dell";emigrante con la valigia di cartone è finita da tempo. Gli italiani, più di chiunque altro, hanno contribuito in maniera determinante allo sviluppo industriale e tecnologico del Paese. Tutte le regioni d";Italia compongono il mosaico dell";emigrazione in Svizzera, in particolare: Campania, Sicilia, Sardegna, Calabria, Puglia, Abruzzo, Marche, Veneto, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia e Valle d";Aosta.

Questa seconda generazione, sulla scia dei suoi predecessori, ha continuato a prestare la propria opera per lo sviluppo del Paese. La si ritrova in tutte le professioni: giornalisti, liberi professionisti, dirigenti, impiegati, bancari, assicuratori, registi e produttori televisivi, ingegneri, architetti, ecc., senza dimenticare le professioni e i mestieri più comuni: albergatori, muratori, operai generici, camerieri, baristi, taxisti, autisti, operai generici, ecc.

La nostra manifestazione, denominata «Gli italiani e il Nord Vaudois: 100 anni di storia», non è solamente una mostra fotografica, ma vuole raccontare soprattutto cent";anni di presenza italiana in terra Nord Vaudois, la collaborazione con i locali per lo sviluppo economico, gli scambi, il dialogo. Oltre alla mostra fotografica, ci sarà  una grande festa di tre giorni, dal 31 agosto al 2 settembre prossimi, alla quale sono invitati emigranti, ex-emigranti e loro familiari. Per informazioni: Missione cattolica italiana tel. 0041-24-4257648, fax 0041-24-4257655, e-mail: mci.yverdon@bluewin.ch.

L";iniziativa vuole così gettare un ponte sulle due comunità  e rinsaldare i legami di fratellanza, continuando nella tradizione della fede grazie alla presenza importante della Missione cattolica italiana che svolge un compito importantissimo sul versante della pastorale e dell";aiuto religioso e pratico.

 

Il flusso migratorio nel Nord Vaudois

Storicamente, il primo e più importante afflusso di italiani nel Nord Vaudois, si colloca nei primi anni del secolo scorso. Negli anni 1910-1913, il cantiere del traforo del Mont d";Or e la costruzione della linea ferroviaria internazionale danno lavoro a tantissimi italiani giunti in maggioranza da Piemonte, Lombardia e Veneto. Ricordiamo i cognomi di alcuni di questi: Crezzoli, Tabozzi, Bariatti, Madzolini, Margardi. Mentre i padri di famiglia lavorano nella galleria del traforo e nei cantieri, numerosi loro figli e figlie trovano lavoro presso la fabbrica di lime. Molti di essi vi passano tutta la loro vita attiva. Numerose sono le imprese edili operanti nella regione. Alcune di esse sono create e gestite da italiani. Le belle foreste che fanno da cornice a questa località , necessitano di cure. Il legname è pure necessario ed è utilizzato in diversi settori. Da questa domanda traggono occupazione e salario i boscaioli italiani, soprattutto bergamaschi. Ricordiamo anche la presenza italiana per la costruzione delle linee ferroviarie Yverdon-Sainte-Croix, Le Pont-Le Brassus, Le Pont-Vallorbe, la fabbrica di calce e cemento (La Chaux et ciments) de Les Cràªts.

Gli anni Sessanta rappresentano il periodo più favorevole all";emigrazione italiana: sono gli anni del boom economico e industriale; i posti di lavoro abbondano e gli emigranti arrivano da ogni parte d";Italia. I datori di lavoro offrono lauti contratti a camerieri, muratori, meccanici, domestici e operai. In questi anni la Svizzera rappresenta una miniera d";oro per tutte le categorie di lavoratori che affluiscono da ogni parte d";Europa, in particolare da Italia, Spagna e Portogallo.

Negli anni Settanta, dopo la prima crisi energetica, la situazione si capovolge: ci sono imprese che chiudono e licenziano, scarseggia il lavoro, molti italiani approfittano della cospicua liquidazione per tornare definitivamente in patria: è l";occasione per decidere l";avvenire dei figli (scuola, apprendistato). Il denaro ricevuto è impiegato per liquidare il mutuo della casa ancora da pagare, o per costruirsi una casa nuova.

Infine, non possiamo dimenticare la storia della Paillard, fabbrica per macchine per scrivere, dove migliaia d";italiani hanno prestato la loro opera. Da notare che la macchina per scrivere Hermes Baby fu progettata nel 1932 da un italiano: Giuseppe Prezioso. Albert Paillard, uomo d";affari dal naso fino la scoprì alla Fiera di Milano, trovandola rivoluzionaria, ne acquistò il brevetto e assunse l";inventore insieme al venditore, G. Thiebon.

Nel 1964, nelle officine di Yverdon, di Sainte-Croix e Orbe, lavoravano 5 mila operai, la metà  dei quali erano italiani. Ed erano italiani quelli che pagarono con il licenziamento e la disoccupazione anni di fedeltà , nel periodo della forte crisi del 1975-76. A causa di questo, molti italiani ritornarono definitivamente in patria. Oggi la Paillard "; diventata poi Hermes Precisa International SA, prima di passare al gruppo italiano Olivetti di Ivrea "; non esiste più. Per la storia, all";Av. des Sports a Yverdon, rimangono i locali di un";epoca ormai finita e di un mondo da ricostruire.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017