I giovani e la nuova Europa

Esperti, docenti, studenti e rappresentanti di associazioni si sono confrontati su mobilità, stage, soggiorni di studio e prospettive di lavoro all’estero.
19 Ottobre 2004 | di

Come cambia la fisionomia della mobilità  giovanile in Europa? È un tema di stringente attualità  che oggi interessa milioni di italiani, in patria e all";estero. L";Europa del terzo millennio si costruirà  non solo sui libri, ma anche sulla circolazione di idee e professioni, di lavoratori e scienziati, e troverà  nei giovani i principali vettori di un nuovo modello di diffusione, distribuzione e condivisione della cultura.
«Nell";era delle comunicazioni, di Internet e della globalizzazione degli scambi, la mobilità  delle persone in Europa diventa sempre più necessaria. Migliaia di giovani partecipano ogni anno a programmi di scambio educativi, formativi e linguistici», ha affermato Armando Traini, presidente del Sodalizio Abruzzese Molisano di Padova, presentando il convegno che ha richiamato a Padova, il 25 settembre scorso, presidenti di associazioni, esperti del mondo della comunicazione sociale e tanti giovani. Sono infatti un milione e 250 mila gli studenti che, solo con il programma Erasmus , hanno completato una parte della loro formazione presso università  d";altri Paesi membri della Ue; e 200 mila i docenti che hanno insegnato, per un periodo limitato, in un altro Stato membro. Un successo che ha fatto maturare nuovi programmi già  presentati al Parlamento europeo, con la previsione di un aumento di partecipazione e di contributi, l";allargamento della cooperazione tra le università  dei Paesi terzi e la creazione di master europei. Ci troviamo di fronte ad opportunità , a modelli d";arricchimento culturale e professionale che certamente accelereranno il processo d";integrazione europea, promuovendo rapporti e progetti d";interscambio tra università  e realtà  imprenditoriali della Ue con quelle di altri continenti.
Franco Narducci , segretario generale del Consiglio Generale degli Italiani all";Estero, nella sua relazione ha sottolineato che in questi ultimi anni l";Italia, le Regioni e i Comuni hanno dedicato grandissima attenzione a quel poderoso fenomeno che è stata la secolare emigrazione degli italiani in ogni parte del mondo: attenzione manifestatasi spesso come recupero della memoria storica e dei valori culturali, sociali, solidali, nati e sviluppatisi con la diaspora italiana nel mondo. Ma ha subito aggiunto che «il CGIE guarda avanti, alle nuove generazioni che rappresentano il futuro perché ora la nostra ansia è il prolungamento della vita di quella che noi chiamiamo la nazione italiana allargata, i 60 milioni fuori più i 60 milioni dentro i confini nazionali: è una nazione unica, globale, ed è per questo che dobbiamo recuperare il dialogo con i giovani, non in senso tradizionale, ma in senso costruttivo. E nel momento in cui all";estero stiamo cercando di recuperare le terze e le quarte generazioni, il fatto che molti giovani connazionali nati all";estero possano vivere esperienze di grande significato in Italia, grazie alle iniziative e ai progetti messi in campo da svariate Regioni, spesso a diretto contatto e in dialogo con i giovani italiani che risiedono in Italia, è una cosa di un";intelligenza infinita e di grandissima sensibilità Â».
In questa logica la mobilità  è un";emigrazione coerente con i tempi che stiamo vivendo: «continua ad esistere ed è la mobilità  che concerne la scienza, la ricerca, la formazione, la cultura, il business, il turismo». «Questa società  reticolare, che annulla le barriere spaziali e temporali per diventare uno spazio di flussi aperto alle opportunità  di organizzare pratiche sociali simultanee pur in assenza del riferimento territoriale, pone all";Europa molteplici sfide. L";allargamento dell";Europa a 25, e l";adesione dei nuovi Stati nei prossimi anni "; ha concluso Narducci "; ci spingono ad un";organizzazione diversa dello spazio e delle localizzazioni da quella del passato; ci invitano a riflettere poiché la mobilità  delle persone, delle idee, della cultura, delle merci e dei servizi, è oggi un elemento distintivo della civiltà  contemporanea. Nella mobilità  c";è un collegamento con l";evoluzione del sistema economico e indubbiamente questo ha un riscontro forte sulla dimensione della produzione e della diffusione della conoscenza».
Proprio sulla centralità  assunta dal processo di formazione e diffusione delle conoscenze nello sviluppo economico si è soffermato il professor Gabriele Orcalli , docente di Economia dell";Integrazione alle Università  di Padova e di Rosario, in Argentina. Alla tradizionale mobilità  studentesca, come strumento che permette il trasferimento di conoscenze, egli ha aggiunto l";impegno, oggi emergente, del trasferimento delle conoscenze a favore di tanti «studenti con la valigia». Questo, però, richiede un";azione congiunta tra Università , Regioni, Comuni, Camere di commercio, sistemi di imprese e mondo dell";agricoltura. «Le esperienze fatte in Italia e in America latina, sono state molto positive e spero che questa possa essere la strada del futuro», ha concluso Orcalli.
Il sociologo Cristiano Caltabiano , responsabile scientifico dell";IREF di Roma, ha presentato l";indagine sui giovani italiani all";estero di cui riferiamo nelle due pagine successive.
Interessanti e quanto mai attuali gli interventi dei partecipanti alla tavola rotonda, introdotta dal professor Adriano Ciccotosto. Il giornalista de Il Gazzettino e direttore di Cittadini dappertutto, Sergio Frigo, ha presentato il volto e il ruolo dell";Europa come antidoto umano e sociale alla globalizzazione. Ma quale è l";Europa che proponiamo oggi non solo agli universitari, italiani o oriundi, e ai giovani che vengono dai Paesi dell";Est? E quale Europa presentiamo agli immigrati che arrivano in Italia in cerca di un";opportunità  di vita e di lavoro? Frigo ha cercato di dare alcune risposte, partendo dalla sua esperienza e dai contatti come direttore di una rivista che dedica attenzione ai diritti e ai problemi di tanti giovani. Il tema delle attese del mondo migratorio è stato sviluppato anche dal presidente dell";Associazione Veneti nel mondo, Aldo Rozzi Marin . Un";Associazione nata per offrire accoglienza e risolvere i problemi dell";alloggio, della tutela professionale e previdenziale di connazionali e oriundi rientrati dall";Argentina o dal Cile. Attualmente, con una presenza di 15 mila argentini già  trasferiti nel Veneto, l";idea non è di accentuare il flusso migratorio, ma di avviare politiche adeguate e supporti «sportelli» nei Paesi d";origine dei flussi, come necessario aiuto a garantire un lavoro e l";espletamento delle pratiche amministrative. Dopo due anni, il «Progetto rientro» annovera, come dato positivo, il ritorno in Patria di alcuni oriundi, arricchiti dall";esperienza lavorativa maturata nelle piccole e medie imprese del Veneto.
Edoardo Leombruni , presidente dell";Associazione latinoamericana in Italia, ha presentato il ruolo della sua Associazione, nata in Val Peligna, Abruzzo, per coordinare l";inserimento sociale dei giovani oriundi ritornati dal Venezuela a causa della recente crisi economica. La prima difficoltà  è il loro inserimento nel mondo lavorativo e quello dei loro parenti non italiani.
Lucia Trentin ha raccontato due esperienze maturate grazie ai programmi Erasmus : la prima nel Galles, in Gran Bretagna; la seconda in Italia. Occasioni per conoscere metodologie d";insegnamento e stili di rapporto tra docenti e studenti diversi, ma anche per avviare confronti, apprendimenti di idee e condivisione di culture.
Mirella Ciccotosto , rappresentante del Gruppo Giovani Abruzzesi nel mondo, si è invece soffermata sui temi del lavoro e della ricerca, contenuti nelle relazioni del convegno, strettamente dipendenti dalla mobilità . Affinché siano obiettivi raggiungibili, richiedono iniziative e ogni tipo di risorse: «L";Europa deve rimediare al fenomeno della ";fuga dei cervelli"; verso Paesi, come gli Stati Uniti, che offre opportunità  di tipo culturale, scientifico ed economico che il vecchio continente non garantisce», ha sottolineato.
Di grande importanza è stato anche l";intervento di Daniele Marconcini , presidente della Mantovani nel mondo. «Si è parlato della crisi delle associazioni all";estero "; ha rilevato Marconcini ";. Queste realtà , in passato, hanno però fondato opere e intrapreso iniziative di grande valore sociale. E questo ci insegna che, in momenti di crisi d";aggregazione, limitandoci ad iniziative culturali non avvicineremo i giovani». Tra le iniziative della Mantovani, Marconcini ha ricordato la proposta fatta alla Regione Lombardia di formare dirigenti per il volontariato in grado di gestire progetti sociali. L";Associazione ha inoltre promosso accordi tra il Politecnico di Milano e alcune università  dell";Argentina e del Brasile, coinvolgendo gli uffici competenti della Ue per il finanziamento dei progetti universitari a favore di oriundi dell";America latina. «Ma c";è un";altra presenza d";italiani all";estero che attende la nostra attenzione: quella degli imprenditori residenti da 10 o 15 anni all";estero "; ha aggiunto Marconcini ";. Sono stato recentemente in Costarica in veste di rappresentante del Consiglio regionale dell";emigrazione. Laggiù ci sono 200 mila discendenti e 20 mila imprenditori che chiedono servizi per i loro figli!».
Hanno concluso il convegno altri quattro interventi i cui relatori, per ristrettezza di spazio, possiamo solo ricordare: il giovane Andrea Pazzona, rappresentante della Federazione delle Associazioni Sarde in Italia e studente all";università  di Gorizia; Francesca Massarotto, giornalista del Messaggero di sant";Antonio, che si è soffermata sulla crisi della lingua e cultura italiana nel mondo; Roberto Fatigati, presidente dell";Associazione Abruzzesi e Molisani in Friuli-Venezia Giulia; Licia Mampieri , presidente dell";Associazione Donne Abruzzesi.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017