I giovani riscoprono l’identità italiana

L'incontro, organizzato dal Comites, ha messo in luce il senso d'appartenenza degli oriundi. Grati alle associazioni e concordi sul fatto che c'è un'Italia nuova da promuovere.
17 Maggio 2006 | di

MONTREAL
Le comunità italiane che vivono all’estero si reggono in virtù delle numerose associazioni che le compongono e che si identificano facendo soprattutto riferimento alla terra d’origine dei soci. La loro italianità è espressa dal nome del paese, della provincia o della regione italiana da dove provengono oppure dall’appartenenza a specifiche istituzioni civili o religiose. Molte di queste associazioni sono nate negli anni della grande emigrazione, quando in Canada arrivavano migliaia d’italiani d’ogni estrazione sociale in cerca di una migliore prospettiva di vita, e si sono sviluppate per aver risposto ai bisogni dei soci.
Col passare degli anni anche nella comunità italocanadese si è formata un’altra realtà rappresentata dai discendenti delle prime generazioni. Molti di loro, per volere e con il sostegno economico dei padri, frequentano l’università o, già laureati, sono professionalmente inseriti nelle realtà imprenditoriali del Paese. Sono la nuova classe degli italocanadesi, che si sta affermando in vari settori produttivi, ma anche nel campo della cultura. Di fronte all’invecchiamento del mondo associazionistico, che spesso si presenta senza prospettive di ricambio generazionale, è solo da questi giovani oriundi italiani che si pone il futuro delle associazioni, che devono però trasformarsi per avere prospettive e itinerari condivisibili con gli interessi delle nuove generazioni.
Con lo sviluppo degli strumenti della comunicazione e dei nuovi rapporti dell’Italia con i suoi figli all’estero, la lingua italiana è divenuta oggetto di studio e d’interesse per tanti oriundi, aprendo loro le porte all’immenso patrimonio culturale che la terra di Dante offre al mondo. Per le nuove generazioni tutto ciò si è trasformata in una grande sfida, in una prova d’italianità capace di ridare ruolo e interessi alle associazioni fondate dai padri.
L’incontro organizzato dal Comites di Montréal nella sede del Centro Leonardo da Vinci, si è svolto all’insegna di queste constatazioni e di questi orientamenti. Vi hanno partecipato, nello stile della tavola rotonda, padre Luciano Segafreddo, direttore del Messaggero di sant’Antonio - edizione italiana per l’estero, il professore d’Italianistica all’Università Concordia di Montréal, Filippo Salvatore; Maria Buggè, direttrice di un famoso gruppo teatrale, e una ventina di membri dell’Associazione Giovani Italiani Canada, che recentemente ha celebrato la sua terza conferenza, coinvolgendo esponenti di associazioni sparse in tutto il Paese; e alcuni membri dell’Associazione Studenti Università di Montréal. Animatori dell’iniziativa sono stati la signora Giovanna Giordano, attuale presidente del Comites; e Giovanni Rapanà, ex presidente del Comites di Montréal, membro del Cgie.
Dopo la presentazione dei partecipanti e delle ragioni dell’incontro da parte della presidente Giordano, padre Segafreddo ha chiesto ai giovani che cosa li avesse spinti a mettersi insieme.
Angela Di Benedetto ha notato: «È da qualche tempo che ci veniva offerta la prospettiva dello studio della lingua e della cultura italiana, come un’opportunità per uscire dal piccolo orto dove, a malapena, riuscivamo a spiccicare poche parole d’italiano. Insieme, come associazione, riusciamo a camminare allo scoperto, conoscendo tutto ciò che ci gira intorno. Aiutati poi dalla comunicazione, abbiamo trovato una porta che ci mostra l’ampio e meraviglioso panorama della cultura italiana».
Daniel Orsi, coordinatore delle associazioni toscane del Nordamerica afferma che: «Attraverso quella porta ci siamo accorti che c’è un’Italia nuova, diversa da quella tramandata dai nostri padri e che spetta a noi promuovere». E Stefania De Rosa ha aggiunto: «ci ha spinti ad essere associazione il bisogno d’approfondire insieme la nostra identità, di giovani non del passato ma di oggi».
«Voi siete infatti totalmente integrati in una provincia canadese, il Québec, che ha caratteristiche e prospettive proprie – ha rimarcato il professor Salvatore –. Ed è qui che dovete acquistare ruoli e identità che rispecchino il salto di qualità che comporta il vostro legame con la cultura italiana».
«Per intravedere questo salto di qualità, occorre però che voi manteniate l’eredità dei padri, arricchendola con l’apporto del vostro impegno, della vostra italianità – ha osservato padre Segafreddo».
Emily Gervasi, studentessa e membro dell’Associazione Ripani ha affermato che: «Non è facile inserirsi e avere ruoli nelle associazioni italiane, ma penso che ci riusciremo se non rifiutiamo quello che i nostri anziani hanno fatto. La loro italianità deve rimanere per noi un punto di partenza, per un progressivo miglioramento dettatoci dalla nostra formazione culturale».
«È vero – le ha fatto eco il professor Salvatore –. Occorre che voi continuiate a mantenere il patrimonio trasmesso dai padri, avendo però la capacità di promuovere nuovi rapporti e prospettive in maniera che l’italianità divenga patrimonio della cultura universale».
Etienne Brunet, figlio di genitori d’origine francese, ma innamorato della cultura italiana ha osservato che: «Attraverso i valori della cultura, noi creiamo vicinanza tra i popoli, e l’universalità della cultura italiana si estende oggi agli italofoni e agli italofili. Noi possiamo dare una risposta più completa alla consistenza dei valori dell’italianità, mantenendo ciò che c’è già, e prospettando un futuro diverso».
Sonia Benedetto, conduttrice del programma settimanale Siamo, sul canale televisivo CH ha sostenuto che: «Occorre valorizzare le capacità dei giovani di oggi, e penso che per molti di noi è arrivato il nostro “oggi”, ossia la possibilità di metterci insieme per dire ai responsabili della nostra comunità che ci siamo anche noi».
Ma quali sono le esigenze più importanti che stimolano la vostra partecipazione al mondo associazionistico, ponendovi sul cammino del loro rinnovamento? – ha chiesto padre Segafreddo.
«Credo che solo con il rinnovamento delle nostre comunità, ossia con la riforma dell’associazionismo, possiamo raggiungere l’obiettivo di una nuova italianità – ha risposto Daniel Orsi –. Ed Etienne Brunet ha sottolineato il compito prioritario dei Comites come «ponti tra le generazioni».
Emily Gervasi ha aggiunto che: «Oltre al rinnovo delle associazioni e al ruolo dei Comites, occorrono accordi istituzionali e internazionali per il riconoscimento dei titoli di studio; contributi governativi e facilitazioni delle Regioni italiane per incentivare viaggi di studio in Italia a favore dei giovani oriundi».
Ma quando, a Montréal, ci sarà una scuola di lingua italiana riconosciuta dal governo del Québec? Alla domanda di padre Segafreddo, il professor Salvatore ha risposto che «il Comites sta cercando di far adottare un regolamento per far studiare l’italiano come terza lingua nelle scuole della provincia. I tempi sono maturi per la creazione di una vera e propria scuola di lingua italiana. L’obiettivo di avere questa scuola privata, ma parificata alle scuole del Quebec, non è facile perché occorrono capitali, ma non è impossibile».
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Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017