I musicantes di Viggiano
«Ho l’arpa al collo, son viggianese, tutta la terra è il mio paese». In questi versi di Pietro Paolo Parzanese è riassunto il lavoro e la condizione di emigranti permanenti dei musicantes di Viggiano (PZ). La loro comunità a Melbourne, per iniziativa del Comitato della festa della Madonna del Sacro Monte, pubblica un prezioso documento per ricordare i 25 anni di vita del Viggiano Social Club, nel trentesimo anniversario della sua confluenza nella Federazione Lucana, a cura del Comitato della Festa della Madonna di Viggiano, presieduto da Michele Molinaro. Si tratta del libro «Il Viggianese», opera ricca di documenti e fotografie, in italiano e in inglese, a cura di John Salvucci. È un omaggio ai musicantes di fine ‘800, ai fondatori del Club, alle Miss Viggiano, al coro, ai giovani di ieri e a quelli di oggi. Un omaggio a chi ha fatto dell’arpa e della Madonna del Sacro Monte di Viggiano – patrona delle genti lucane – un motivo di vita e di speranza.
Ecco di seguito alcune perle tratte dall’opera, con testimonianze testuali e fotografiche che risalgono a due secoli or sono.
«Mi giunse caro
suono di arpa»
Francesco De Boucard, editore e scrittore napoletano dell’800, discendente da una famiglia svizzera, ci ha lasciato un’opera preziosa dal titolo Usi e costumi di Napoli e Contorni, pubblicata nel 1857. Nel libro dedica alcune pagine di gradevole lettura a Viggiano, il paese in provincia di Potenza: «Un mattin dal mio verone guardavo ai raggi solari (...) quando mi giunse caro suono di arpa; ed era una melodia conosciuta. Guardai attorno, e vidi un vecchio sonante d’arpa. Lo chiamai perché delle sue armonie fosse venuto a vivificare la mia dimora. Venne il buon vecchio con due giovanetti sonanti il violino, e lo richiesi della patria. “Sono di Viggiano” mi rispose. Più volte avea desiderato conoscere da vicino i viggianesi, questi figli della musica, che traendo una vita nomade vanno accattando un pane coll’arpa, ché nell’arpa hanno locate le speranze dell’avvenire, e coll’arpa portano per tutto il mondo il pensiero della loro patria e l’affetto delle italiche melodie. Oh! Ditemi il vostro nome, e qualche cosa del vostro viaggio. “Io mi chiamo Francesco Pennella: da 47 anni viaggio con quest’arpa (...). Fanciullo io scossi queste corde, con cui viaggiando tentai procacciarmi un pane (...). Ridotto all’estremo della povertà, vecchio di settantatre anni, per vivere sono costretto a nuovamente viaggiare coll’arpa”». E continua il De Boucard: «Diversi viggianesi nel fior degli anni usando l’arpa in terra straniera si procacciarono alla cadente età riposata esistenza in Patria. Essi vi additeranno campi e case acquistate col danaro raggranellato in Europa, in Asia e nell’America. (...) A’ dì nostri si contano trecento di tai viaggiatori lucani che viaggiano pedestri recando su le spalle l’eletto strumento, e ad ogni paese che incontrano danno il saluto della musica».
L’arpa
arriva in Australia
Non viene nominata, fin qui, l’Australia. Il nuovo continente era ancora una colonia penale, non aperto all’emigrazione; ma verso la fine dell’800 anche in Australia e Nuova Zelanda arrivarono i primi gruppi di viggianesi. Un terremoto aveva colpito duramente la Basilicata nel dicembre del 1857 e a Viggiano i morti furono 800: per questo la via dell’emigrazione riprese in modo più accelerato, verso le Americhe ma anche in direzione dell’Australia. Certamente nel decennio 1860-70 i viggianesi erano già numerosi a Sydney, Melbourne e Adelaide. Vennero ben presto chiamati musicantes, e si esibivano inizialmente per le strade. Tra loro vi erano ragazzi di 3 e 12 anni, e il console Biagi di Melbourne nel 1868, in un rapporto al parlamento italiano che dibatteva una legge sul lavoro e lo sfruttamento dei minori, dovette assicurare le autorità che quei ragazzi erano in buona compagnia di parenti e persone di rispetto. Ben presto i musicantes formarono dei «complessi» di buon livello artistico, tanto da venir richiesti nelle sale da ballo, nei ricevimenti di lusso e sui chioschi dei parchi cittadini. Nelle sale in cui si proiettavano i film muti, le orchestrine dei viggianesi, sistemate dietro le quinte, suonavano le melodie di accompagnamento ai film.
Nel ventennio tra la prima e la seconda guerra mondiale, l’emigrazione viggianese ebbe un ritmo più lento, basato sul ricongiungimento famigliare di chi era venuto all’inizio del secolo e ora si faceva anello di congiunzione con parenti e amici. Riprese vigore negli anni ‘50 sulla scia dell’emigrazione italiana, dirottata verso l’Australia dal grande bisogno di manodopera che aveva il nuovo continente.
Il 19 agosto del 1956 un gruppo di 12 uomini della giovane comunità viggianese di Melbourne si riunirono in casa di Giuseppe Boffa, per discutere l’idea di formare un centro sociale. Si decise all’unanimità di creare il Viggiano Social Club, e pochi giorni dopo venne organizzata una cena con ballo nella sala della parrocchia di Santa Brigida. Circa 300 persone parteciparono a questo primo evento sociale, un numero eccezionale se si pensa che gli annunci alla comunità potevano pervenire solo tramite il passaparola. Più tardi il Club avrebbe diffuso le notizie ai soci e simpatizzanti tramite la rivista «Il Viggianese». Venne subito introdotta, come elemento di identità socioculturale e religiosa, la celebrazione della festa della Madonna Nera di Viggiano, due volte l’anno, a maggio e a settembre, come nella tradizione paesana. Nel 1962 si prese la decisione di ordinare in Italia una replica perfetta della statua della Madonna: il Club si impegnò a pagare le spese della costruzione di un altare presso il santuario di Sant’Antonio di Hawthorn, per assicurare un posto di privilegio alla statua della Madonna. Fu festa grande quando la statua arrivò a Melbourne nel novembre del 1964 con la nave «Roma», la stessa sulla quale molti viggianesi avevano intrapreso il loro viaggio verso l’Australia.
Il progetto di avere una sede propria è sempre stato per i viggianesi, come per tutte le comunità paesane che avevano formato un’associazione, un aspetto vitale delle aspirazioni e delle finalità del sodalizio stesso. Se ne discuteva in continuazione, e si organizzavano feste, balli, picnic, gite sociali, attività sportive, allo scopo di raccogliere fondi.
L’iniziativa più simpatica è stata quella di indire il concorso «Miss Viggiano pro sede». Vi partecipavano molte giovani ragazze, sponsorizzate da imprenditori e ditte. I soldi entravano e il «progetto sede» raccoglieva consensi. Ma con il senno di poi, nel 1981, tutti i fondi confluirono nella Federazione Lucana, quando il Viggiano Social Club, dopo 25 anni dalla nascita, si unì ad altri due club per formare tale Federazione. Fu una decisione presa con senso di responsabilità e lungimiranza, alla luce dell’evolversi dell’associazionismo paesano.
Il collegamento
con la Basilicata
Pur rinunciando al progetto della sede, i viggianesi hanno continuato a essere e sentirsi comunità, basata essenzialmente sulla devozione alla Madonna e sui rapporti stretti e costruttivi con l’amministrazione comunale di Viggiano. Il Comitato pro festa della Madonna ha continuato a esercitare un ruolo importante, e le celebrazioni liturgiche presso il santuario di Sant’Antonio sono ogni anno i grandi momenti di convergenza della comunità. Se memorabile è stata la manifestazione di giubilo del 6 dicembre 1964, quando venne benedetta la statua giunta dall’Italia, altrettanto suggestiva è stata quella del 24 ottobre 2004, nel quarantesimo anniversario, con la partecipazione del parroco don Paolo D’Ambrosio. Per l’occasione, è stato istituito anche il «Coro della Madonna di Viggiano».
Le visite dei sindaci di Viggiano contribuiscono a tener viva la fiaccola dell’identità paesana, anzi, potremmo dire, a tenere vivo il «suono dell’arpa». Non sono mancate le occasioni per ospitare a Melbourne musicisti del paese lucano, come il giovane Davide Ierardi, venuto di recente con la sua arpa per eseguire alcuni concerti presso la sede della Federazione Lucana, al santuario di Sant’Antonio e in altre sedi. Per alcuni anni, su iniziativa dell’amministrazione comunale guidata da Vittorio Prinzi, un gruppo di giovani di origine viggianese riceveva una borsa di studio per frequentare dei corsi all’Università di Potenza. Con l’amministrazione del sindaco Giuseppe Alberti, Viggiano ha contribuito a finanziare, assieme al Comune di Grumento Nova e alla Regione Basilicata, il monumento all’emigrante, opera in bronzo portata a Sydney e Melbourne nel dicembre del 2008, e inaugurata in parchi cittadini con la partecipazione dei sindaci dei due paesi.