Identità che premiano

Una formazione multiculturale e plurilinguistica accresce le possibilità di occupazione fra i giovani oriundi.
24 Luglio 2006 | di

La ricerca dell’identità e del retaggio storico e culturale delle proprie radici da parte delle nuove generazioni italiane all’estero, è di grande attualità negli ultimi tempi. Coinvolge il variegato mondo delle istituzioni governative, regionali e associazionistiche italiane, ma anche quanti, sulla scia dell’impegno e delle finalità tracciate dai grandi pionieri e fondatori della missione pastorale della chiesa italiana, continuano a fungere da presenza e da orientamento per milioni d’italiani residenti all’estero.
È una riflessione che non dimentica certo l’epopea delle prime generazioni, le difficoltà del loro inserimento in una nuova terra, i sacrifici per dare una formazione scolastica e culturale ai loro figli. Ed è in questi ultimi che emergono oggi le motivazioni e i contesti della ricerca della loro identità originaria, il desiderio di conoscere e di appropriarsi del retaggio dei padri. È un tema delicato, dibattuto a più voci, da diverse sponde, ma quanto mai attuale, a confronto con una cultura globalizzata omologante. Tra diverse dinamiche e percorsi di conoscenza, constatiamo un crescente recupero d’identità da parte delle nuove generazioni. Forse è un’identità frammentata, legata ad una pluralità di idee, di istanze e di esperienze che caratterizza lo stile di vita dei giovani del terzo millennio. Ma se è motivata da premesse culturali, dalla volontà di aprirsi ai valori dell’intercultura e del multiculturalismo, libera la persona dalle tentazioni di rinchiudersi «nel piccolo orto» della propria vita – come si è espressa Angela Di Benedetto di Montréal – donando alla sua identità i caratteri dell’ampiezza e la capacità di rapportarsi con gli altri. È infatti un recupero unito alla ricerca di rapporti dinamici e al desiderio di mettersi in rete con chi è portatore dello stesso retaggio culturale, e coinvolto dalla stessa sensibilità.
Le condizioni sociali e culturali vissute dai padri o dai nonni di questi giovani sono state totalmente diverse. Costretti, in buona parte, a lasciare la Patria per trovare lavoro e migliori prospettive economiche all’estero, il loro primo obiettivo è stato quello di offrire ai figli la possibilità di una qualificazione professionale. La necessaria integrazione sociale, per tantissimi di loro non è stata sinonimo di assimilazione culturale: hanno infatti vissuto un processo di naturalizzazione continuando a sentirsi cittadini italiani e cittadini del Paese dove vivevano; e anche la scelta di assumerne la cittadinanza non ha significato dimenticare la Patria d’origine.
Oggi dobbiamo guardare con un occhio particolare i giovani discendenti di queste prime generazioni italiane affinché siano consapevoli che con la scoperta e la valorizzazione dell’identità originaria, arricchiscono il loro patrimonio culturale, con prospettive che possono migliorare qualitativamente e anche professionalmente la loro vita. «L’intercultura crea vicinanze e ponti tra generazioni», mi confidava recentemente Etienne, di origine francese. Ma oltre alla facilitazione dei rapporti, necessari perché danno senso alla vita, quando un giovane oriundo, cresciuto scolasticamente nella sua terra natale, conosce anche la lingua e la cultura del Paese d’origine della propria famiglia, ha dinanzi a sé nuove strade piene di sorprese e anche di prospettive. Ce l’hanno confidato non solo studenti, ma anche giovani imprenditori venuti in Italia per viaggi culturali o per stage svolti all’università o presso Camere di Commercio, aziende di import-export o piccole e medie imprese che rispecchiano i contesti aziendali dei loro Paesi di residenza. La loro permanenza in Italia, in questi casi, si arricchisce d’interessi e di efficacia. Siamo, infatti, coscienti che il posto fisso per tutta la vita sta divenendo purtroppo un mito, e che il fattore determinante in grado di assicurare la continuità dell’impiego professionale è la formazione permanente, necessaria ad affrontare le innovazioni attraverso le quali si preservano le condizioni di sviluppo delle diverse realtà lavorative.
Per garantire un futuro all’italianità, nel senso più globalizzato e aperto, rimangono come scelte prioritarie: la promozione della lingua e della cultura italiana; l’incremento dei rapporti tra università italiane ed estere; le agevolazioni garantite dalle Regioni, dalle Fondazioni e dal mondo associazionistico per l’adesione delle nuove generazioni italiane a borse di studio, master internazionali organizzati nei Paesi di residenza o in Italia, allo scopo di sostenere processi di crescita e di qualificazione professionali in specifici settori operativi.

 

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017