Identità nazionale e culture locali
L";associazione che presiedo, Globus et Locus, ritiene che nel mondo di oggi nessuno di noi ha una sola appartenenza o una sola «cittadinanza» e come tale non appartiene a una sola ma a più culture. L";identità nazionale del nostro Paese è tuttora una questione irrisolta e per nulla definita, essendo una sovrapposizione, spesso forzata, alle molteplici articolazioni regionali di cui si compone.
La nostra associazione, che è un";associazione di grandi fondazioni, e che porta avanti alcuni grandi progetti, ne promuove anche uno, forse il più interessante, che abbiamo chiamato «Italici». Questo progetto parte da una constatazione: i criteri, le forze che riescono ad aggregare gli individui e le comunità costituendoli in nuove comunità di nuovi popoli, non seguono più la linea dei confini degli stati nazione. Fino a ieri era il territorio stabilito all";interno degli stati che designava l";appartenenza a questo o quel popolo. Con l";avvento della globalizzazione planetaria, e in particolare con l";affermarsi dei fenomeni di glocalizzazione, questo modello non è più attuale. Oggi gli individui si aggregano in comunità religiose, ideologiche o valoriali, in qualche caso ci si unisce in aggregazioni funzionali, comunque sia, le comunità a base culturale o etnica sono sempre in primo piano. Noi di Globus et Locus sosteniamo che non c";è ragione per escludere il popolo italico "; che noi vogliamo spingere ad aggregarsi attorno alla grande tradizione culturale riconducibile all";esperienza storica italiana "; dal novero dei popoli nuovi che si affermeranno nella globalità . Gli italo-nordamericani, gli italo-australiani, gli italo-latinoamericani, gli italo-europei possono e devono essere invitati a collegarsi sempre più strettamente con gli italiani dello Stivale per dar vita a questa grande aggregazione italica suscettibile di diventare un nuovo grande soggetto della storia del mondo.
Progetto «Italici»
Nel caso italiano, il passaggio da culture regionali a culture nazionali e il passaggio da una visione localistica, di borgo, ad una visione ecumenica, universalista, si presentano in modo del tutto particolare. Se parlare di culture regionali e italicità , di borgo e villaggio globale, è attuale per effetto dell";avvento di rapporti globali-locali definiti come glocal, le modalità con cui questi rapporti si estrinsecano nell";ambito della nostra cultura non sono comparabili con quelle di altre culture e di altre esperienze. E a questo si sta aggiungendo oggi un";altra tendenza: nuova perché intrinsecamente globale. Se, infatti, nel mondo italico oggi la vitalità dei regionalismi e dei municipalismi italiani resta grande, su un";altra scala di grandezza, culture che sarebbe difficile definire regionali "; ma che lo sono se il termine di riferimento è il mondo, come ad esempio quella degli italoamericani negli Stati Uniti o quelle degli italoargentini, degli italofrancesi e degli italotedeschi "; stanno anch";essi cominciando a interagire e ad aggregarsi nell";ambito di un reticolo di culture italiche.
Noi ci siamo allora chiesti qual è la linea "; o, meglio, la logica "; secondo la quale questo processo di aggregazione si sta attuando. Abbiamo constatato che mentre per costruire lo stato nazionale italiano si è dovuto dapprima separare "; separare ad esempio la Lombardia e il Veneto dall";Austria-Ungheria, la Campania dal Regno delle due Sicilie "; per poi riunire, l";idea aggregante degli italici percorre altre vie che non sono legate alla dimensione fisica della territorialità nel cui ambito le unioni si fanno mediante il collage di pezzi di territorio a scapito di altri territori che vengono smembrati. Passa, invece, dalla proposta di un";appartenenza aggiuntiva che non è esclusiva e tanto meno escludente, che appartiene alla logica delle conversioni più che a quella delle secessioni. In questo senso gli italici potrebbero essere favoriti dalla loro numerosa diaspora in grado, con la sua rete estesissima di presenze e contatti, di mettere in luce il valore e l";importanza di quest";aggregazione a livello globale.
Globus et Locus ha potuto constatare che nel caso dell";aggregazione italica si tratta di un";aggregazione politico-culturale non gerarchizzata. In un ambito italico, il «centro» è tanto importante quanto le periferie, anzi, è una combinazione di peculiarità periferiche. L";italicità è una sintesi, più che altro ideale, di appartenenze più specifiche come la lombardità o la toscanità . Appartenenze, fra l";altro, che risalgono a un passato ricchissimo antecedente la formazione dello Stato italiano. Per secoli, l";idea dell";Italia unita non è stata che un";idea, con i suoi alti e i suoi bassi, mentre per quel che riguarda la vita di tutti i giorni si sviluppavano enormemente le peculiarità regionali, finanche municipali.
La rinascita delle culture locali
La cultura italiana non esaurisce la ricchezza della cultura del Paese Italia: le espressioni culturali regionali non hanno magari la vastità territoriale della cultura nazionale. A volte, però, o in certi periodi, possono vantare uno spessore anche maggiore: la cultura veneta o quella toscana sono indubbiamente culture complete che nulla hanno da invidiare alle culture di qualsivoglia stato nazionale.
Tutta la storia della cultura italica è una storia di culture che generano da dimensioni locali per affermarsi come culture universali. E ciò a causa della particolare caratteristica dell";esperienza storica italica che, dall";epoca dell";Impero romano all";esperienza del Vaticano, all";esperienza dell";emigrazione, ha sempre combinato una forte matrice locale con una grande disponibilità all";universale e agli universalismi.
Ne consegue, e ne abbiamo già accennato prima, che sarebbe errato dedurre che la cultura italiana è superiore e più ricca della somma delle culture regionali. È vero, invece, proprio il contrario. E ciò anche perché la tradizione culturale italica è, al pari di altre grandi tradizioni culturali, meta-nazionali come quella anglosassone o come quella ispanica, una cultura maturata localmente. Una cultura che non ha subito per secoli la centralizzazione politica che invece hanno subito altre culture a causa di un potere statale centralizzato. In Francia, ad esempio, la cultura nazionale è l";unica cultura realmente riconosciuta, mentre le culture locali sono equiparate a fenomeni di folklore.
Persino la nostra lingua, l";italiano, è in realtà una lingua regionale assurta a lingua nazionale.
Se la nascita di una nuova appartenenza italica dipende dalla dinamica delle sue culture regionali e di borgo e si realizza proprio in questo ambito, anche le modalità di aggregazione italiche globali seguiranno questa linea che si riflette compiutamente nelle forme di associazionismo tipiche della nostra cultura. Del resto è ben noto che l";associazionismo di matrice italiana all";estero ha avuto finora una funzione prettamente difensiva e di preservazione di certe specificità sentendosi per certi versi assediato sia dalla cultura del Paese d";insediamento che da quella nazionale del Paese d";origine. Oggi, invece, il modo di fare associazionismo in ambito italico dovrebbe, a mio parere, adeguarsi a una visione interculturale che contempli sia gli input delle peculiarità culturali della terra d";origine che quelli della terra di residenza. Insomma, se noi chiediamo a un siciliano immigrato negli Stati Uniti di sentirsi sia siciliano che italiano, americano e magari cattolico, noi in realtà gli chiediamo di organizzare il suo modo di associare tutti questi ambiti in una rete di reazioni interculturali. Rete di relazioni che, ad esempio, è stata gestita in maniera ottimale proprio da un";organizzazione reticolare qual è la Chiesa, che è senza alcun dubbio l";organizzazione che nel corso dei secoli ha saputo meglio risolvere il rapporto tra il particolare e l";universale. Le proposte di nuove modalità associative gestite dagli scalabriniani, dagli antoniani, ecc., lo dimostrano.
Italiani in rete
Quando l";organizzazione del mondo si configura come un incontro tra il borgo e il villaggio globale, noi italici ci troviamo a vivere una condizione esistenziale di particolare interesse che è indispensabile capire e affrontare nel migliore modo possibile. Perciò l";associazione Globus et Locus, ha messo in cantiere il suo progetto «Italici»: un progetto che vuole favorire ogni tipo di contatto e messa in rete di realtà italiche sparse nel mondo partendo dall";idea che non saranno i popoli che perseguono politiche nazionali centralizzanti, ma quelli espressione di valori e cultura aggregante e formante una rete di nodi a livello globale ad affermarsi nel nuovo contesto mondiale. L";idea che sostiene il progetto «Italici» va infatti ben oltre una volontà di messa in rete degli italiani di passaporto. Gli italici, cioè la somma degli italiani, svizzeri italiani, dalmati, istriani, maltesi, sammarinesi e rispettivi oriundi, si aggregheranno attorno a valori e culture comuni tipici di una seconda appartenenza, quell";appartenenza in grado di riunire in un villaggio globale le esperienze di tutti i «borghi» italici.
Non vorrei, comunque, dare l";impressione che l";italicità proposta da Globus et Locus sia più che altro un concetto da analizzare e studiare. Noi ci proponiamo come motore di un vero e proprio nuovo movimento che, in futuro, potrebbe avere anche carattere politico. Un carattere politico di tipo nuovo, naturalmente, e non legato ai tradizionali modi di far politica in ambito territoriale. Se questo movimento e quest";idea "; un";idea, ricordiamolo, che promuove i valori cristiani della famiglia, della tolleranza e della pace "; fossero fatti propri dal mondo cattolico, l";italicità avrebbe molte probabilità di affermarsi come appartenenza globale-locale ed esempio di un popolo che trae i suoi valori dal messaggio cristiano.