Il bene dei figli sempre!

Per qualsiasi circostanza festiva, il regalo più bello che i genitori in conflitto possono fare ai figli è tenere distinto ciò che li divide come adulti da ciò che li accomuna come genitori.
03 Febbraio 2002 | di

 Mi auguro che le righe che state per leggere servano a non dimenticare quei bambini la cui sofferenza ha trovato poco spazio nei giornali soprattutto negli ultimi mesi, quando l`€™attenzione nostra e della stampa è stata distolta da notizie di terrorismo e guerra di portata eccezionale.

Le ho scritte nei giorni immediatamente precedenti lo scorso Natale quando, guardando tanti bambini eccitati dalle imminenti vacanze e dall`€™attesa dei regali sostenuta da un`€™imponente macchina pubblicitaria, non potevo fare a meno di andare con la mente ai bimbi e ai ragazzi vittime delle guerre familiari, guerre che possono apparire modeste soltanto a chi non vi è coinvolto direttamente. In quei mesi continuava lo stillicidio di suicidi, di fughe, di segnali più o meno clamorosi di insofferenza e di solitudine disperata di ragazzi che non riuscivano a sopportare il clima avvelenato di ostilità  tra i genitori.

 

Il bene dei figli sopra tutto

Trovavo francamente intollerabile che si parlasse più di quanto avveniva ai protagonisti, piuttosto finti per la verità  del Grande Fratello, che non della tragedia, questa sì autentica, che vivono ogni giorno questi nostri piccoli fratelli. Continuerò a ripetere finché ne avrò la forza che i genitori, conviventi o separati, hanno un compito che da solo basta a dare senso a una vita: dimostrare con l`€™esempio che anche se non si va d`€™accordo, anche se la convivenza tra gli adulti non è più possibile, è possibile mantenere un impegno comune per aiutare i figli a entrare nel mondo contando sul sostegno, sulla guida e sull`€™affetto di padre e madre.

Io non conosco angoscia più grande per un bambino di quella che ha origine dalle accanite battaglie quotidiane tra genitori e non mi riferisco di certo ai conflitti di normale amministrazione in ogni famiglia che è, da sempre, un`€™unione di diversi per età , sesso e tanto altro ancora. E in quei giorni che precedevano quella che, piaccia o non piaccia, resta per molti bambini non solo un`€™occasione di consumo ma anche e soprattutto la festa della famiglia, i genitori avevano ancora il tempo per preparare insieme un regalo indimenticabile per i loro figli, il regalo dei regali.

 

Il «patto di stabilità »

Non si tratta di mandare giù ingiustizie o di perdonare l`€™imperdonabile né

di concordare un`€™ipocrita messinscena natalizia per illudere i bambini, ma di qualcosa di più accettabile, giusto, efficace e soprattutto realizzabile. Mi riferisco a quello che il cardinale Martini chiama il «patto di stabilità » che prevede tra l`€™altro l`€™impegno comune di padre e madre, anche se separati, a tenere distinto ciò che ci divide come adulti da ciò che ci accomuna come genitori. Non è un regalo reclamizzato in tv ma, credetemi, non esiste giocattolo, per quanto costoso e spettacolare, che possa rimpiazzarlo.

Anche per un bimbo di pochi mesi «pace» significa affetti e legami stabili e sicuri, legami con un ambiente che è fatto di oggetti, esseri umani e animali, sensazioni e immagini familiari. «Guerra» è perdita, o rischio di perdita, di tutto questo. I bambini, soprattutto quelli più grandi, questo lo capiscono bene perché, se già  non lo hanno sperimentato per le proprie vicende familiari, lo hanno almeno temuto come possibile.

Non c`€™è bambino che, pur crescendo in un ambiente familiare solido e attendibile, non immagini almeno una volta che tutto questo possa d`€™un tratto finire. Visto che ci siamo tante volte chiesti in questi mesi come trasmettere ai figli cosa davvero significhi essere in guerra, sarà  bene ricordare che non serve parlargli soltanto dei «buoni» e dei «cattivi», ma è più opportuno partire dal loro concetto di «pace» che, senza eccezioni, è legato all`€™armonia familiare e alle «piccole» cose che rendono piacevole l`€™infanzia, gli amici, il gioco, i riti quotidiani che scandiscono la nostra esistenza. Quei bambini che vediamo in televisione martoriati o in fuga nelle zone di guerra non hanno nulla di tutto questo. Questa è la guerra per un bambino. I bambini, com`€™è nella loro natura, fanno fatica ad accettare la dura legge dell`€™esistenza secondo la quale «nulla dura per sempre» ma io continuo a credere che nostro compito è quello di resistere alla morte, anche a quella psicologica, e non di diffonderla ovunque.

Questo va comunicato ai bambini, con l`€™esempio più che con le parole. «La vita è l`€™insieme delle funzioni che resistono alla morte», scriveva nel 1800 Xavier Bichat, ma in questi giorni sembra che abbiamo dimenticato quanto dipenda da noi consolidare la vita su questo pianeta, a partire dalla nostra stessa casa. Credo sia un detto orientale quello che recita: se la città  è sporca comincia a spazzare davanti alla tua porta.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017