Il bene non fatto

08 Maggio 1998 | di

Ciascuno di noi sa che i peccati si suddividono in peccati commessi attraverso il pensiero, le parole, le opere e le omissioni. Lo diciamo ogni giorno quando, celebrando la messa, recitiamo il Confiteor. Supplichiamo il Signore di perdonarci le colpe che abbiamo commesse nei quattro modi indicati.

Poi, però, quando si tratta di pentirci e di confessare i nostri peccati, di solito dimentichiamo, o quasi, quelli di omissione, come se fossero cose da nulla. E invece...

E invece bisogna pensare che la vita cristiana non è qualcosa di prefabbricato che prendiamo già  concluso in una sorta di supermercato del Dio della creazione e della grazia. La vita umana e soprannaturale non è nemmeno qualcosa che Dio ci regala buttandocela dietro già  confezionata e soltanto da accogliere e da conservare senza il minimo sforzo. Le omissioni non sono degli 'optional' che si possono assumere o rifiutare a piacimento. Sono semplicemente il modo in cui rifiutiamo di diventare ciò che Dio vuole che diventiamo. Come un blocco di marmo dal quale ci esoneriamo di togliere il materiale che cresce, e proclamiamo che è la 'Pietà ' di Michelangelo.

L`€™esempio più chiaro che si può portare al riguardo, è forse quello del 'seme' di una pianta. Sembra improbabile che il rosmarino o il prezzemolo o la cicoria si riducano alla loro semenza. Bisogna seminare i germi nella terra e poi le piantine devono mostrarsi con pazienza fino a diventare ciò che erano già , ma non si erano ancora sviluppate.

Fuori di metafora: ciascuno di noi, quando riceve il battesimo o si converte, è come un bambino che deve imparare a sorridere, a cam-minare, a giocare, a studiare, a lavorare, ecc. Può anche rimanere bambino lasciando che gli anni facciano crescere soltanto il suo corpo. Ma allora ne viene un mostriciattolo.

Dante, Shakespeare, Beethoven, Einstein, ecc., sono persone che hanno risposto alle sollecitazioni che la vita poneva davanti a loro. Potevano rimanere dei neghittosi, preoccupati soltanto di difendere la propria pigrizia, e, invece, sono diventati ciò che sono diventati.

Così si dice per il piano soprannaturale. Francesco, Chiara, Ignazio, Massimiliano Kolbe, ecc., Maria stessa, potevano essere persone dalla grazia sciupata; persone che rispondevano alle chiamate del Signore con mente distratta e con volontà  fiacca, preoccupate soltanto di dare il minimo possibile di risposta al Signore. Allora ne sarebbero venuti dei credenti da 'sei meno', da impegno minimo: quanto bastava per non andare all`€™inferno, ma senza un guizzo di genialità , senza un lampo di originalità , senza una caratteristica e una passione nell`€™aderire al Signore. Uomini e donne amorfi, che non si erano schierati dalla parte del male, ma nemmeno troppo dalla parte del bene.

Quanti Francesco, Chiara, Ignazio, Massimiliano, Caterina, Teresa, ecc., attuatisi nella santità  più fantasiosa e impegnata e lieta; e quanti santi mancanti; e quanti santi potrebbero attuarsi anche oggi a partire dalle persone più comuni, se non ci fossero e non si accettassero supinamente i peccati di omissione. I quali potrebbero essere descritti così: 'Signore, non chiamarmi a vette troppo alte, lasciami nella mia mediocrità : non prepararmi a grandi imprese nella chiesa e nella storia, dimenticami nella mia accidia; non pretendere che io metta in luce in modo eroico un aspetto della tua bellezza e della tua bontà : permettimi di essere una mezza tazza pur di non impegnarmi a riamarti con passione ed entusiasmo'.

Santi mancanti per omissione. Il brutto è che, non adeguandoci alle attese di Dio, rischiamo l`€™inferno appena, appena. Che è una bella tragedia. Almeno ci si andasse con scelta risoluta. Macché.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017