Il Comites premia l'«Italiano dell'anno»
Berlino
Premio «Italiano dell’anno», Festival della cultura italiana: due eventi che da soli esprimono la vitalità della comunità italiana a Berlino. Il Premio, istituito dal Comites di Berlino-Brandeburgo, mette in luce da almeno un lustro iniziative e potenzialità che valorizzano le contaminazioni tra cultura italiana e cultura tedesca. Iniziativa più recente invece (siamo alla prima edizione) è Berlitalia, il Festival della cultura italiana a Berlino, che presenta – per tedeschi e non – atmosfere, suoni, gusti e colori della nostra comunità. Una presenza eterogenea in una metropoli multietnica che, nell’ultimo ventennio, ha imboccato la via del futuro, espresso dalle sue variegate e audaci architetture in cui brillano gli interventi di Renzo Piano e la vivace eredità del passato.
Il Premio «Italiano dell’anno» è un riconoscimento che va alle persone più attive e impegnate in questa città. L’avvocato Simonetta Donà, presidente del Comites di Berlino-Brandeburgo, ricorda che «Il Premio è nato nel 2006. Da allora è sempre stato attribuito agli italiani residenti nella Circoscrizione che si sono distinti per il loro impegno nella valorizzazione della cultura e dell’identità italiana all’estero».
Nel 2007 è stato premiato Nello Di Martino per la sua carriera sportiva, «vero e proprio mediatore tra culture e stili sportivi diversi». Residente fin dal 1971 a Berlino, dove giocò come portiere nell’Hertha BSC, nel 2006 è diventato responsabile dell’organizzazione e del coordinamento dell’avventura della nazionale di calcio azzurra ai mondiali in Germania. Successivamente sono stati premiati don Alfio Bordiga della Missione Cattolica Italiana di Berlino e Caterina Rosanò, dipendente dell’Ambasciata d’Italia, per aver messo «a disposizione le sue doti umane assumendo ruoli diversi: dall’assistenza sociale e legale fino a quella sanitaria, e guadagnandosi la stima della comunità italiana e delle istituzioni tedesche».
Gli ultimi, Nicoletta Farese e Pino Bianco, sono stati premiati all’Istituto italiano di cultura, alla presenza del direttore Angelo Bolaffi, della presidente del Comites Berlino-Brandeburgo Simonetta Donà, dell’onorevole Laura Garavini e dell’ambasciatore d’Italia Michele Valensise.
L’avvocato Donà ha sottolineato che «l’ufficio statistico rileva più di 18 mila italiani residenti. Ma il loro numero è effettivamente più alto, poiché molti sono arrivati da poco, e non si sono ancora registrati. Berlino, con tre milioni e mezzo di abitanti, è diventata una delle mete preferite degli italiani di ogni età ed estrazione sociale». Nonostante la nutrita presenza di connazionali, nella capitale tedesca non esiste una Little Italy, uno spazio cioè dove questa comunità si concentra, quasi a difendere il proprio idioma, le tradizioni e gli affari. In ogni caso, la comunità italiana è ripartita in ogni distretto: a Schöneberg, Kreuzberg, Berlin Mitte, Spandau, Köpenick, Charlottenburg, Prenzlauer Berg, Friedrichshain.
Del resto, la presenza italiana affonda le proprie radici nel XVII secolo, quando Berlino iniziò a fiorire. A partire dalla seconda metà del Seicento, vi giunsero stuccatori e lavoratori edili provenienti dall’Italia e dal Ticino. È il caso di Giovanni Simonetti, nato a Roveredo nel 1652 e morto a Berlino nel 1716, che decorò di stucchi il castello di Oranienburg, e innalzò la primitiva Friedrichswerdersche Kirche su progetto di Martin Grünberg. Il milanese Giovanni Caroveri, attivo con Simonetti, attorno al 1686 operò nello Jägerhof e nel castello di Köpenick. Decine di squadre di artigiani italiani furono impegnate a Berlino, Potsdam, Dresda e Lipsia tra il 1600 e il 1700. La grande ballerina Barbara Campanini, nata a Parma nel 1721 e morta a Barschau nel 1799, mandava in visibilio l’Europa intera e la corte prussiana facendo salotto con le personalità dell’epoca.
Nella seconda metà del XIX secolo, un’altra tipologia di emigranti provenienti da Piemonte, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia e Veneto si stabilì sulle rive della Sprea. Berlino, alla data del 1° dicembre 1900, contava 1.336 italiani, precedendo Monaco di Baviera, Mannheim e Francoforte. Gli emigranti vi erano giunti con i cantieri edili e ferroviari, oppure spinti dall’antica vocazione per i lavori ambulanti. Erano infatti numerosi i venditori di statuine di gesso provenienti da Lucca, venditori di barometri dal comasco, di stampe dal Tesino, di peltri dal Piemonte, oltre a vari «fieranti» dell’Appennino emiliano che giravano l’Europa offrendo spettacoli con orsi, cammelli e cani. Senza scordare i suonatori di fisarmonica e organetto.
In quegli anni, a Berlino s’insediarono spazzacamini, terrazzieri e imprenditori edili. Giovanni Odorico, marmista, era attivo a Berlino già nel 1896. Salvatore Ramondini vi gestiva un caffè-gelateria all’inizio del 1900. Il ligure Giovanni Battista Bacigalupo era proprietario, alla fine del XIX secolo, di una fabbrica di organetti, così come un certo Frati. Il microcosmo degli italiani residenti in città si completava con artisti, imprenditori, giornalisti e religiosi. E dall’8 novembre 1891 poté disporre anche della cappella di Sankt Joseph, nella Pappelallee 61, in un quartiere di Berlino-Nord abitato da molti migranti provenienti dall’Italia.
Da allora la presenza italiana, con trattorie, caffè, gelaterie e un’enoteca, diventò un punto di riferimento anche per i tedeschi. Artisti e artigiani italiani erano indispensabili. Berlino è così diventata una tappa obbligata nella vita di scrittori e poeti, musicisti e attori, cantanti e pittori d’oltralpe fino allo scoppio del secondo conflitto mondiale.
Nicoletta Farese, un architetto prestato alla scuola
Genitori e figli insieme per l’integrazione
Nicoletta Farese, eletta nel consiglio pastorale della Missione Cattolica Italiana, accompagna chi si trova in difficoltà negli uffici pubblici, o da chi fa traduzioni. Promuove iniziative per la raccolta di fondi destinati «ai bambini italiani di Berlino o ai terremotati in Abruzzo». La scuola, per Nicoletta, è un «luogo di confronto e di impegno sociale e culturale. Qui l’apporto dei genitori è determinante. Dopo una malattia che mi ha tenuta lontana dal mio lavoro di architetto, ho scoperto che la mia creatività poteva essere utilissima alla scuola. Attraverso le recite, la creazione di costumi e di elementi scenografici, ho potuto dare il mio fattivo contributo».
Da oltre mezzo secolo con i più deboli
La Missione Cattolica Italiana di Berlino
Don Giuseppe Chiudinelli continua l’opera religiosa e assistenziale di illustri sacerdoti italiani attivi a Berlino. Tra questi don Luigi Fraccari, che visse la tragedia degli ultimi due anni del secondo conflitto mondiale nella capitale tedesca. Don Fraccari cercò e raccolse i connazionali tra le macerie, avviando la Casa degli Italiani per orfani e anziani che non avevano nessuna possibilità di rimpatrio. Nel 1948 inaugurò l’orfanotrofio di Zehlendorf. Nel cimitero di questo distretto, raccolse e identificò le salme di 1.178 italiani, per lo più Imi (Internati militari italiani).
«La nostra comunità è ben inserita – racconta don Giuseppe –: la seconda e la terza generazione parlano tedesco e hanno un buon livello di scolarizzazione. La Missione interviene in casi di devianze, malattie, problemi con l’abitazione o perdita del lavoro».
Il ristorante di Pino Bianco e mamma Angela
‘A Muntagnola, la Basilicata a tavola
Pino Bianco, lucano di Scanzano Jonico, è impegnato da anni nella sua attività gastronomica e di promozione culturale e sociale. Giunto a Berlino nel 1982 inaugurò, qualche anno dopo, il ristorante A’ Muntagnola, realizzando così il sogno di «portare la Basilicata a tavola» nella capitale tedesca. Negli anni ha saputo far incontrare gli amanti della Basilicata e della buona cucina. Ai tavoli del suo ristorante siedono scrittori, politici e buongustai. E, una volta alla settimana, ospita 25 bambini dell’Integrationskita Fuggerstrasse di Schöneberg che apprezzano sempre le sue pizze. Pino Bianco deve il suo successo anche a sua madre Angela che insegna ai giovani di ogni nazionalità impegnati ai fornelli, l’arte della strazzata e del pane lucano, oltre alle specialità dei rascatielli e del coniglio.