Il custode del castello
C’è un periodo dell’anno in cui molti di noi se ne stanno comodamente sdraiati sui confini del limite senza saperlo. Di solito accade sotto il sole d’estate, là dove la terra finisce e cominciano a scorrere le onde. È proprio su quel limite che possiamo costruire i nostri castelli di sabbia, cioè i nostri sogni, desideri, le nostre fantasie e avventure. Vi racconto un piccolo episodio, che ha a che fare con una storia un po’ più lunga, cominciata circa cinquant’anni fa sulla riviera romagnola, nei pressi di Misano Adriatico.
Lì, tutte le estati, una mamma e un bambino passeggiavano ogni mattina alla ricerca di un luogo dove sostare e godersi il vento del bagnasciuga. Stessa spiaggia e stesso mare per diversi anni. Ogni volta lo sguardo della mamma perlustrava, con occhio vigile e veloce, il bagnasciuga, alla ricerca del primo nugolo utile di bambini che giocavano a costruire castelli di sabbia… Una volta adocchiato, la mamma metteva il bambino, che viaggiava sempre su quattro ruote, seduto accanto a loro.
In genere andava tutto per il meglio finché i compagni di gioco non venivano chiamati a rapporto dai loro genitori, un po’ per necessità e un po’ perché impauriti da quella presenza così diversa.
Erano altri tempi, ma di certo quella mamma non aveva paura della paura e si ostinava a portare il bambino lì in mezzo, fino a farlo diventare per tutti «il custode dei castelli di sabbia» e rendere anche il bagnino protagonista delle sue vacanze marine. Bagnino che non mancava mai di rispondere, a chi si lamentava, che quello era un bambino come tutti gli altri e che lì sarebbe rimasto.
Ma perché ora vi racconto tutto questo? La spiaggia e la riva, in fondo, che cosa sono? Un limite tra la terra e il mare, un confine tra i nostri limiti e quelli della gente, oggi come allora. Più ci spingiamo sui confini del limite, più saremo in grado di costruire nuovi castelli, che non sono il punto d’arrivo, il rifugio per sfuggire dalla realtà ma progettualità in divenire, fatte per essere di volta in volta distrutte, ricostruite e abitate. I castelli si costruiscono insieme, si condividono con altri, ognuno con il suo compito, come quello, per esempio, di farsi da improvvisati a provetti custodi. Infatti, se ben pensiamo, è proprio nell’incontro tra elementi diversi, nel nostro caso acqua e terra, che la sabbia si rende più malleabile all’impasto e, al contempo, si fa più resistente. Il limite è un luogo dove vivere le nostre progettualità. E qui sta la sfida: non scappare dal limite, ma trasformarlo in futuro.
Non è un caso, forse, che anche Gesù amasse tanto passeggiare sulle rive…
Cara mamma, con i limiti e con i confini tu mi hai fatto giocare, mettendomi al centro, insegnandomi a ribaltarli per ribaltare negli altri sguardi e prospettive, a colmare distanze comunicando. E io, che ero quel bambino, l’ho scoperto solo vivendo…
Il mio castello, da allora, è sempre stato abitato da molti amici.
E voi, che castelli avete costruito?
Scrivete a claudio@accaparlante.it o sulla mia pagina Facebook.