Il dono dell’acqua
Certi bisogni essenziali non dovrebbero nemmeno entrare negli elenchi ufficiali dei diritti dell’uomo, tanto sono ovvi. Così l’accesso all’acqua: davvero serve scrivere e sottoscrivere e controfirmare che ciascun essere umano deve potersi dissetare, ogni giorno, più volte al giorno? Eppure serve, perché per milioni di persone quella della sete è una sfida che si rinnova a ogni sorgere del sole.
Lo sanno bene ad Ahilejime, villaggio rurale nel Sud-Est della Nigeria, nella diocesi di Gboko. Per l’approvvigionamento idrico i cinquecento abitanti possono contare sull’acqua piovana, assicurata solo nella stagione delle piogge ma latitante per il resto dell’anno, e su improvvisati pozzi scavati a mano, che quando non sono secchi forniscono un’acqua sporca e insalubre, causa di numerosi casi di colera e dissenteria. Ahilejime rappresenta una di quelle ultime periferie del mondo che papa Francesco invita ad avvicinare, sconfinando.
Come è arrivata Caritas Antoniana in un posto tale, a malapena segnato sulle carte geografiche? Il fatto è che in questo angolo d’Africa dal 1975 esiste una realtà particolare, la «Scuola San Francesco per sordi e ciechi». Un istituto espressione della Chiesa locale, frequentato da novantasei ragazze e ragazzi con disabilità sensoriale che qui sviluppano le capacità necessarie per essere autonomi e indipendenti. A gestirlo sono le suore ancelle di Gesù Bambino, guidate da suor Eucharia O. Ugwu, superiora della comunità. È lei, a fine 2012, a prendere in mano carta e penna e a presentare la sua realtà a Caritas Antoniana, chiedendo un sostegno per costruire due pozzi con pompe a mano, uno nel cortile della scuola, l’altro nella piazza del villaggio.
«La perforazione dei pozzi – scrive la religiosa – non dovrebbe richiedere troppo tempo. È già stata condotta un’indagine geofisica che ha identificato i punti più idonei per ottenere la massima resa d’acqua potabile». I particolari che emergono dal racconto di suor Eucharia sono quelli della desolazione: «Nonostante sia laboriosa, la gente vive in povertà assoluta, senza poter contare su aiuti da parte dello Stato. Mancano elettricità, risorse idriche e buone strade». L’intero progetto costa 11 mila euro: tra i cristiani e i benefattori locali già una quota è stata raccolta, e anche gli abitanti di Ahilejime daranno il loro contributo, ospitando tecnici e operai specializzati.
Il sì di Caritas non si fa attendere: da Padova direzione Nigeria parte la prima metà della cifra richiesta, ovvero i 4.400 euro necessari per la costruzione del primo pozzo, quello della scuola, che a fine aprile 2013 è pronto, e sblocca la seconda tranche di aiuti, della stessa entità. «I lavori – fa sapere suor Eucharia – sono stati realizzati mentre gli studenti erano a casa per le vacanze di Pasqua. Ora dobbiamo fare in fretta a portare a compimento il progetto». La «fretta» è motivata dall’imminente stagione delle piogge: l’eccessiva acqua dal cielo bloccherebbe la ricerca dell’acqua sotterranea. Tuttavia, nonostante l’arrivo delle prime perturbazioni, con maggio l’opera può dirsi completata, come testimonia raggiante suor Eucharia in una commovente lettera: «I bambini e i ragazzi della scuola hanno ora una stabile fornitura d’acqua potabile. Ciò ha innalzato a un livello senza precedenti la condizione dei servizi igienico-sanitari. Ma gli effetti sono anche di altra natura: il progetto ha fatto crescere la collaborazione tra gli abitanti del villaggio, la scuola e la Chiesa.
Le famiglie locali sono consapevoli che è solo grazie allo sforzo della scuola, dei cattolici e di Caritas Antoniana se possono ora accogliere un dono così speciale. E ne sono grati. Questa singolare comunione ha cambiato la loro storia. Dio ve ne renda merito e vi benedica».