Il fattore web

Negli oriundi all'estero, il legame con la propria matrice culturale dipende dall'educazione familiare, dalla rete formativa e dai contatti con istituzioni e associazioni italiane.
10 Marzo 2008 | di
Grazie al mio impegno sul fronte della comunicazione, ho avuto modo di raccogliere diverse testimonianze significative da giovani oriundi italiani che, dopo aver frequentato convegni, stage o soggiorni nelle regioni d’origine, sono ritornati nei loro Paesi con la volontà d’approfondire la conoscenza della lingua e della cultura dei loro padri. «Questa è stata una grande occasione anche per riscoprire e valorizzare le mie radici», mi ha detto un giovane italoargentino, soddisfatto per aver frequentato due stage in due medie-imprese; un altro oriundo che aveva frequentato uno stage presso una delle più attrezzate agenzie turistiche, aggiungeva: «Torno a casa con la competenza d’iniziare un’attività nel settore turistico. Come posso dimenticare l’Italia?». Sensazioni confermate anche da un gruppo di giovani venuti in Italia per partecipare al «Forum dei giovani toscani all’estero», che hanno voluto chiarire: «Non siamo tornati per visitare e fotografare: la nostra è una ricerca di conoscenza!».
Il rapporto giovani e italianità diviene partecipazione al patrimonio storico e culturale che l’Italia rappresenta nel mondo, se hanno avuto la possibilità di frequentare dei corsi di lingua e di cultura italiana; meglio ancora se hanno potuto frequentare stage, master e percorsi formativi in università o in centri imprenditoriali italiani. L’italianità è infatti un mix di valori aggiunti. È legata allo stile di vita all’interno della propria famiglia ma anche alla constatazione dei benefici che il «senso d’appartenenza all’italianità» oggi offre.
È certamente un segno innovativo che nel Cgie si sia formata la Commissione Nuove Emigrazioni e Generazioni Nuove, con lo scopo di affrontare – in previsione della Conferenza mondiale dei giovani italiani all’estero – problemi connessi alle nuove forme di mobilità, come li spostamenti per motivi di studio, di specializzazione professionale o legati al fenomeno dell’emigrazione di ritorno. Un altro segno positivo è la partecipazione dei giovani italiani alle 22 riunioni avvenute nei più diversi Paesi in preparazione alla Conferenza mondiale. Anche se solo in parte, si sta già rispondendo alle loro attese, investendo soprattutto sulla formazione, sulla loro futura professionalità e sulla comunicazione. Mi riferisco agli interscambi tra Università, Camere di Commercio, Centri culturali e imprenditoriali italiani con quelli omologhi d’altri Paesi; agli interventi straordinari di enti privati, come quelli della Fondazione Cassamarca di Treviso a sostegno di cattedre d’italianistica e dell’insegnamento della nostra lingua e cultura nelle scuole pubbliche e private in determinati Paesi del mondo; al ruolo che stanno assumendo i siti e i giornali telematici, gestiti dalle regioni e dalle associazioni italiane. I siti, oltre ai collegamenti, stanno divenendo guide pratiche su problematiche ed esigenze attuali. Un’attenzione deve essere rivolta anche ai giovani già inseriti nel lavoro.

Il ruolo delle associazioni

Le regioni e le associazioni italiane da qualche tempo stanno rivolgendo una maggiore attenzione alle nuove generazioni per aiutarle a conoscere il retaggio dei padri, e recuperare i valori della loro identità. Rimane per tante di loro l’obiettivo, non ancora del tutto raggiunto, di coinvolgere più responsabilmente gli oriundi nati e cresciuti in Paesi che, se hanno accolto e offerto ai loro padri un lavoro e la possibilità di dare una prospettiva ai loro figli, spesso li hanno obbligati a integrarsi totalmente, dimenticando i valori della loro identità originaria. La gran parte dei nostri connazionali all’estero hanno offerto ai loro discendenti l’immagine di un Paese nelle condizioni del primo o del secondo dopoguerra, motivando così il loro distacco dal patrimonio storico, culturale e dal volto dell’Italia del terzo millennio. Tanti oriundi italiani non hanno manifestato interesse per lo studio dell’italiano mentre, anche se non è una lingua di comunicazione internazionale, è un idioma che facilita l’approfondimento di un percorso di otto secoli di letteratura, di pensiero e d’arte. Una lingua che dovrebbe essere maggiormente amata e preferita tra le materie di studio, parlata nell’ambito delle famiglie e delle associazioni italiane. Non sono rari i casi in cui riunioni e convegni, organizzati nel mondo dalle associazioni e dai Comites, si svolgono senza valorizzare la lingua italiana. Si perdono così delle preziose occasioni per porre in evidenza, con la lingua del Paese ospitante, la lingua e la cultura delle proprie radici, garantendo la sopravvivenza dei valori tipici dell’identità italiana che spesso rimangono relegati nel limbo delle memorie e delle sole tradizioni familiari.

I nuovi linguaggi della multimedialità

Il senso dell’appartenenza etnica non sempre riesce a controbilanciare la forte spinta della cultura e degli interessi di società, soprattutto anglosassoni, nelle quali si constata sempre più la tendenza all’omologazione di lingue e culture. Grazie però a internet che ha abbattuto ogni frontiera, i giovani dispongono di nuovi canali per rapportarsi tra di loro, per mantenere i contatti con la regione d’origine e con i centri universitari e culturali italiani. Tutto ciò favorisce la vicinanza all’Italia e all’italianità. I siti e i giornali telematici incentivano infatti servizi informativi e nuove modalità di rapporti e d’interscambi interattivi agevolando la formazione professionale e l’informazione di ritorno. Anche i giornali e le riviste gestiti dalle associazioni sono beneficiati dalla multimedialità. Possono, infatti, attuare una rete di collegamento tra i siti, tramite i link, venendo a conoscere – in tempo reale – le varie iniziative programmate nel mondo. In alcuni Paesi, il sito internet rappresenta il nuovo fenomeno d’aggregazione per i giovani italiani residenti.
A Londra, il sito www.italianialondra.com è riuscito a sviluppare una «comunità virtuale» tra i tantissimi giovani dispersi nella capitale inglese. Vi era l’esigenza di creare dei contatti, e il sito è diventato il mezzo di comunicazione tramite il quale i giovani italiani oggi possono conoscere altri italiani, come un muretto virtuale dove interagire e lasciare dei messaggi. Trarre delle conclusioni su questo fenomeno, ancora in evoluzione, è impresa difficile, ma è ovvio che www.italianialondra.com è ormai una realtà giovanile destinata a uno sviluppo futuro e ci aiuta a capire le prospettive della multimedialità a beneficio dell’informazione.
In questo ambito, le regioni e le associazioni italiane hanno ancora una carta vincente da giocare per aggregare le nuove generazioni, anche se con un nuovo stile di «fare cultura e associazionismo». La multimedialità offre loro strumenti e modalità per promuovere non solo la conoscenza dei patrimoni culturali, ma anche degli interessi che possono rispondere alle attese delle nuove generazioni: stage, master, percorsi formativi nei Paesi di residenza e in Italia; interessi che possono estendersi ai mondi vitali dell’imprenditoria – soprattutto delle medie imprese – del commercio e del made in Italy.
Uno degli obiettivi che le istituzioni, le regioni e le associazioni italiane possono raggiungere, è la banca dati dei giovani oriundi «aderenti», provvista dei loro curriculum e dei loro specifici interessi in modo da promuovere contatti e interscambi informativi, culturali ed economici. Il senso d’appartenenza all’Italia supera infatti ogni frontiera: dall’Unione Europea ai Paesi del Mercosur è divenuto transnazionale. La «rete» è allora uno strumento provvidenziale per trasformare la «diaspora dell’altra Italia» da realtà virtuale in comunità attuale. Cooperando a raggiungere uno dei compiti oggi prioritari: quello di coinvolgere i giovani italiani nel mondo nell’ideazione, pianificazione e realizzazione d’iniziative che partano proprio dalle loro esigenze formative e professionali.
Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017