Il futuro dell'Italia in Europa

Pausa di riflessione dopo le sonore bocciature del testo della Costituzione europea. Le nuove priorità sono la riforma dell'Onu e una politica di sicurezza contro l'immigrazione clandestina.
27 Luglio 2005 | di

Bettero. Con il «no» di Francia e Olanda alla nuova Costituzione europea e il congelamento del referendum o della ratifica da parte di Gran Bretagna, Polonia, Repubblica Ceca, Danimarca, Irlanda, Portogallo e Svezia, quali prospettive si aprono? Occorre riscrivere il testo della Carta oppure l";Unione rischia di disaggregarsi?
Selva
. Siamo d";accordo su una pausa di riflessione. E attorno a questa ci sono due ipotesi: una che non si trovi nessun emendamento possibile, accettabile da tutti; l";altra, invece, che si possa "; e, secondo me, che si debba "; ridurre i 440 articoli della Costituzione, che sono francamente troppi. Dubito che gli elettori li abbiano letti tutti. Così come dubito che molti parlamentari li abbiano letti. Occorre formulare un testo più stringato, soprattutto per realizzare la parte più importante: per fare una politica estera comune con un ministro degli Esteri unico. L";Unione europea deve parlare con una sola voce se vuole avere un ruolo autorevole, a livello mondiale, nei confronti di Stati Uniti, Russia, Cina, ecc.
Quando si parla di dialogo o, peggio, di scontro tra civiltà , si invocano le radici cristiane dell";Europa. Un aspetto eluso dal testo della Costituzione europea. Lei pensa che questo abbia pregiudicato o che rischi di compromettere, in futuro, idealità  e valori che molti Paesi dell";Europa condividono?
Io credo che, sul piano storico-religioso, la citazione delle radici cristiane fosse necessaria. L";importante è che l";impianto della Costituzione tenda, insieme ad altre culture, a valorizzare la nascita dell";Europa e dell";Unione europea in particolare. Non ne dimentichiamo i padri: tre grandi statisti di ispirazione cristiana come Alcide De Gasperi, italiano; Robert Schuman, francese; e Konrad Adenauer, tedesco. Questo non significa che ci chiudiamo in noi stessi ma che rafforziamo la nostra posizione culturale ed etico-religiosa, e la offriamo come contributo alla vita delle future generazioni del popolo europeo.
Alcuni osservatori hanno scritto che la consultazione referendaria in Francia e in Olanda è stata condizionata dall";influenza dell";euro sull";economia e sulle tasche dei cittadini. Anche in Italia le cose non vanno meglio, per una pluralità  di ragioni. Che soluzioni vede?
Prima di tutto vorrei dire che è demagogico chiedere il ritorno alla lira. Questo sarebbe un danno non solo di immagine ma anche economico per l";Italia. Quando si dice che la sterlina non fa parte dell";euro, bisogna ricordare che la divisa britannica ha un valore superiore all";euro, e ha il suo mercato in gran parte fuori dall";Unione europea.
Può sembrare banale, ma se un euro fosse stato di carta anziché di moneta, probabilmente la gente avrebbe fatto più attenzione. Lei ricorda quando la Francia passò dal franco «debole» al franco «forte»? Ebbene se fosse stata messa nei negozi l";indicazione della doppia moneta, con tutta probabilità  ci saremmo risparmiati degli aumenti in cui la speculazione ha avuto un gioco notevole. Comunque quello che non è stato fatto finora, può essere ancora fatto.
Lei ha citato la Gran Bretagna, che in qualche modo, c";entra con la questione cinese. Si invocano da tempo rigorose misure protezionistiche per il mercato europeo. Ma dobbiamo ricordare che molti traders che commerciano con la Cina sono inglesi. E il commissario europeo per il Commercio, Peter Mandelson, è un inglese. Verrà  prima l";interesse dell";Europa o quello della Gran Bretagna?
La Cina fa parte del WTO, l";Organizzazione mondiale del commercio. In questa Organizzazione ci sono dei diritti ma anche dei doveri. Se noi vogliamo esportare, dobbiamo anche importare, ma l";importazione non può essere selvaggia, non può essere fatta in dumping (cioè a prezzi più bassi dei costi di produzione del Paese importatore, ndr ). Pensiamo che solo l";importazione di blue jeans è aumentata del 700%! Inoltre non può essere un";importazione di marchi contraffatti. Su questi problemi noi attendiamo delle misure preventive e di dimensione europea. Già  qualcosa è stato fatto anche se resta ancora molto da fare.
Quest";anno si festeggiano i 60 anni delle Nazioni Unite e si parla da molto tempo della loro riforma. Per l";Italia quale ruolo e quale posizione rivendicate nell";Onu riformata?
Non è stato ancora deciso nulla, sia per quanto riguarda l";aumento del numero dei seggi che oggi sono 15, di cui 5 con diritto di veto, e 10 assegnati a rotazione, ogni due anni. Ma più che la riforma del Consiglio di Sicurezza, bisogna pensare alla riforma dello Statuto, alla riforma della principale azione che la Carta di San Francisco stabilisce: la salvaguardia della pace o la restaurazione della pace laddove non esiste. E bisogna dire che sotto questo profilo, l";Onu non è stata molto efficace. Per parecchie ragioni. Alcune obiettive: il segretariato delle Nazioni Unite non dispone di forze militari autonome, e gli Stati le concedono "; soprattutto quelli che dispongono del diritto di veto "; quando favoriscono o non violano i loro interessi territoriali, di principio, di libertà  e di giustizia, di commercio, ecc. Gli altri Stati le forniscono in rapporto ai guadagni che possono fare, ad interessi etnici, ecc.
È un fatto che le forze militari messe a disposizione dall";Onu, per esempio in Serbia, non abbiano prodotto alcun risultato positivo. Hanno assistito alle pulizie etniche a Srebrenica senza intervenire perché erano in gioco gli interessi di una delle cinque potenze che hanno diritto di veto. Io credo, poi, che l";opera umanitaria dovrebbe portare ad un rafforzamento delle agenzie dell";Onu. Per quanto riguarda l";Italia, l";unica condizione che non possiamo accettare è di essere de-classificati, come grande Nazione europea di avere cioè una posizione diversa da quella della Germania, per esempio. Com";è noto, abbiamo lanciato l";idea di chiedere un seggio europeo. Ci saremmo aspettati che la Germania, uno dei Paesi fondatori dell";Unione europea, accogliesse immediatamente la nostra proposta. Invece, la Germania sta facendo il «cavaliere solitario».
L";Italia ha due proposte: una di mandati quadriennali rinnovabili come rappresentante di aree geografiche; oppure un";altra di 25 componenti del Consiglio di Sicurezza, di cui 5 con diritto di veto e altri 20 a rotazione, ogni due anni, in modo da dare maggiore forza democratica alle rappresentanze regionali. Per me, la principale riforma resta comunque quella di chiarire bene «cosa fare» e dopo «chi fa» le missioni umanitarie, e quelle volte a stabilizzare o a restituire la pace alle nazioni che non ce l";hanno o che l";hanno perduta.
La stabilità  e la pace influiscono spesso anche sulle nuove migrazioni, come quelle dei clandestini. L";Italia è una delle méte d";approdo dei boat people . Che cosa chiede il nostro Paese alle istituzioni europee?
L";Italia è il Paese più importante del bacino del Mediterraneo ed è una delle prime méte cui tendono coloro che vogliono entrare clandestinamente in Europa. Vogliamo anzitutto attivare una più forte collaborazione con i Paesi della costa meridionale del Mediterraneo. La Libia in modo particolare, ma anche il Maghreb, l";Egitto, da dove partono i clandestini che vengono dal cuore dell";Africa o dal Medio Oriente. E questa è una politica di sicurezza che deve essere garantita dall";intera Unione europea perché anche se il primo approdo è l";Italia, poi i clandestini si dedicano ad attività  legali ma anche, purtroppo, illegali come il traffico di esseri umani, la prostituzione e il commercio di armi e droga.
Nel 2006 ci saranno le elezioni politiche in Italia. E l";aggiornamento dei dati dell";Aire, l";Anagrafe degli italiani residenti all";estero, è sotto accusa. Una polemica rinfocolata anche in occasione del recente referendum sulla procreazione assistita. Qual è l";orientamento del Parlamento per garantire a tutti il diritto di voto?
Io non voglio mettermi in rotta di collisione con il ministro per gli Italiani nel mondo, Mirko Tremaglia, ma lui sa benissimo che io ho sempre pensato che è di difficile realizzazione questo suo onestissimo sogno di dare il voto ai connazionali all";estero. Paesi come la Francia garantiscono il diritto di voto per corrispondenza o nei consolati, senza aver creato una «Circoscrizione estero». Dobbiamo chiederci, vista la scarsa affluenza alle urne e le differenze fra gli elenchi dell";AIRE e dei comuni, se non sia bene o male prenderci un momento di riflessione e rimandare tutto al 2011? Il che sarebbe in sintonia anche con ciò che sarà  allora il Parlamento se verrà  varata la nuova legge costituzionale. Inoltre, i mezzi tecnologici saranno in quella data più sviluppati e quindi la Circoscrizione estero si potrebbe gestire senza questo costo altissimo per i nostri consolati.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017