Il futuro è qui

Joel Malucelli è a capo di un gruppo formato da 62 aziende con oltre 6 mila dipendenti. Il suo segreto? Dedizione al lavoro e diversificazione delle attività.
15 Dicembre 2010 | di
«Un consiglio spassionato da un oriundo italiano agli italiani che vivono in Italia? Trasferitevi in Brasile. Qui c’è ancora tanto da fare, da costruire: strade, porti, aeroporti, ferrovie, infrastrutture... Ma per realizzare tutto ciò abbiamo bisogno di manodopera altamente qualificata e di tecnologia. A chi ha voglia di lavorare e intraprendenza il nostro Paese, oggi, offre su un piatto d’argento grandi opportunità. Ecco perché sono convinto che questo sia il momento più propizio perché gli italiani “tornino  a venire” in Brasile, a più di un secolo di distanza dalla grande migrazione italiana».
Parola di Joel Malucelli, eclettico imprenditore italobrasiliano di 65 anni – portati con grande disinvoltura – a capo di un gruppo formato da una sessantina di aziende che opera nelle costruzioni civili, nel mondo dei media, nel settore finanziario e assicurativo, nel comparto dell’energia. E in altri ancora.
A Curitiba, capitale del Paraná, i Malucelli sono considerati la famiglia italiana per antonomasia non solo per i successi imprenditoriali di Joel, cui si affianca un costante impegno sociale, ma anche per il fatto di essere un «clan» numerosissimo (pare che i componenti siano più di 6000) e nel contempo molto unito. Lo dimostra il fatto che sono una cinquantina i membri della famiglia direttamente coinvolti nei ruoli chiave dell’impero economico, creato alla metà degli anni Sessanta dalle idee e dall’intraprendenza di Joel, all’epoca poco più che maggiorenne. «Una forma di nepotismo vincente» – si affretta a precisare lui scherzando – e d’altro canto sarebbe impensabile, per qualsiasi imprenditore, riuscire a seguire direttamente 62 aziende.
Per capire perché Malucelli sia stato eletto, dall’autorevole quotidiano economico «Gazeta Mercantil», «Imprenditore dell’anno» del Paraná, (titolo assegnatogli altre 7 volte in passato), è necessario fare un salto indietro nel tempo.
«Fin da bambino mi ha sempre dato una grande soddisfazione guadagnare soldi – ci spiega – non perché a casa ce ne fosse bisogno e nemmeno per avidità o per il semplice gusto di arricchirmi; piuttosto come gratificazione tangibile di un lavoro, di un impegno, di un’idea. A 13 anni vendevo riviste usate al cinema di Curitiba, a 15 facevo il raccattapalle al Tennis Club Curitibano e andavo a raccogliere i birilli al bowling della Sociedade Água Verde. Cosa ne facevo degli spiccioli raccolti? Beh, li mettevo in un salvadanaio e così, quando ne avevo voglia, mi compravo un gelato o un paio di scarpe senza chiedere nulla ai miei genitori. E questo mi dava una grande sensazione di indipendenza, di libertà».
Più tardi Joel va a lavorare con il padre e gli zii nella piccola falegnameria di famiglia e, a 18 anni, attraverso un concorso pubblico, si fa assumere alla COPEL (Companhia Paranaense de Energia Elétrica). Con i primi stipendi si compra un’auto, che l’intraprendente giovanotto trasforma subito in taxi, tanto per non perdere il gusto di guadagnare soldi. Passa qualche mese e con l’avallo di uno dei tanti zii, che aveva visto in lui delle non comuni doti di intraprendenza, Joel Malucelli riesce ad acquistare a rate un trattore. Oggi, a 44 di distanza, quel trattore viene considerato la «prima pietra» dell’impero economico fondato da Malucelli. «Lavoravo ancora come dipendente alla COPEL – ricorda l’imprenditore paranaense – e con le rate del trattore da pagare non potevo certo permettermi di andare in spiaggia a divertirmi. Così approfittai delle ferie per andare col mio trattore in una zona dello Stato dove sapevo che stavano costruendo una strada. Riuscii a farmi dare un piccolo appalto per dei lavori di escavazione e a fine giornata capii che sarei diventato ricco, perché in un solo giorno di lavoro mi diedero più di quanto guadagnavo in un mese da dipendente». Seguirono la lettera di dimissioni, l’acquisto di un camion, di un altro e un altro ancora...
Oggi la J.Malucelli Construtora de Obras è una delle 12 maggiori aziende brasiliane che operano nel ramo delle grandi opere civili (strade, autostrade, centrali idroelettriche, infrastrutture). L’azienda di Malucelli sarà coinvolta, nel 2011, nella realizzazione di quella che diventerà la seconda più grande centrale idroelettrica del Brasile (e la terza del pianeta), mentre sta portando a termine – al ritmo di quasi 5 mila metri cubi di cemento al giorno – la più importante opera attualmente in costruzione nel Paraná: si tratta di un’altra grande centrale idroelettrica, la Usina Hidrelétrica Mauá, in grado di produrre 11 mila megawatts.
Se la J.Malucelli Construtora de Obras, che fino a oggi ha realizzato qualcosa come 6 mila chilometri di strade, è la capofila del gruppo industriale gestito da Malucelli, le altre decine di aziende che fanno capo all’imprenditore italo-brasiliano operano nei più svariati campi, prevalentemente nel settore dei servizi. «Ho sempre pensato che il ramo delle costruzioni fosse un settore industriale soggetto a molti rischi e incognite. Così, invece di concentrare lì tutti gli sforzi, decisi di investire i guadagni in attività diversificate, molte delle quali operano in un sistema sinergico. Con il senno di poi, devo dire che ho fatto la scelta giusta».
Gestire una sessantina di aziende, che danno lavoro a più di 6 mila dipendenti, seppure con il supporto dei parenti, comporta per Joel Malucelli un impegno non indifferente, tanto che ancora oggi i suoi ritmi di lavoro sono forsennati, nonostante l’età non più verde e un paio di interventi chirurgici alle spalle: gli impegni iniziano alle 7 di mattina e non terminano mai prima delle 20. «Consultando la mia agenda ho contato una media di 43 riunioni di affari alla settimana – ci confessa – ma non ne sento il peso, anche perché ho saputo creare un ambiente nel quale si lavora in allegria».
In tutto questo baillame di viaggi, di riunioni e di impegni istituzionali, Joel Malucelli (sposato con la signora Miriam e padre di 6 figli) non ha mai rinunciato a un’altra grande passione, che viene dopo il lavoro e la famiglia: lo sport.
Oltre che cimentarsi nel tennis almeno una volta alla settimana, Malucelli è appassionato e intenditore di calcio. Nel 1994 ha fondato una squadra – la Malutrom, dalle iniziali dei cognomi Malucelli e Trombini – che è stata poi convertita in società per azioni e oggi si chiama Sport Club Corinthians Paranaense. Il team, nato con finalità sociali, che peraltro continua a perseguire, rappresenta oggi un punto di riferimento nel mondo del calcio brasiliano per i metodi imprenditoriali e innovativi con i quali è gestito. Ne è un esempio lo stadio che ospita la squadra, il «Janguito Malucelli», prima struttura sportiva in tutto il Brasile a essere stata costruita in maniera ecosostenibile con un bassissimo impatto ambientale. Basti pensare che per realizzarlo, nella zona ovest di Curitiba, si è usato pochissimo cemento e che il ferro utilizzato è stato ricavato dai binari dismessi di una vecchia ferrovia.
Fra le varie formazioni del Corinthians Paranaense c’è anche quella amatoriale dei Master; vi fa parte un appassionato (e agguerrito) gruppo di ultracinquantenni il cui leader – manco a dirlo – è proprio Joel Malucelli, questa volta in veste di attaccante.
«Credo che lo sport sia fondamentale non solo come attività fisica ma anche per i suoi risvolti sociali: correre dietro a un pallone significa divertirsi, rilassarsi, ma anche fraternizzare e creare uno spirito di gruppo. È con questa filosofia sportiva che ho portato i “ragazzi” del Master a giocare più volte perfino in Italia. E lo faremo di sicuro anche nel 2011. Chi vuole sfidarci, si faccia sotto!»
Sono passati 133 anni da quando Giovanni e Margherita Malucelli sbarcarono nel  Porto di Paranaguá, sul litorale del Paranà, provenienti da Dueville, nel vicentino. Lui morì di malaria due anni dopo. Se sapesse cosa sono stati in grado di fare i suoi discendenti, che continuano ad avere l’Italia nel sangue, ne sarebbe certamente orgoglioso.
Intanto Joel, italiano anche di passaporto da una ventina d’anni, ci congeda con le stesse parole con le quali ci aveva ricevuti: «dite agli italiani di venire in Brasile; il futuro è qui».
Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017