Il futuro nasce dalla nostra storia

Dalla regione di provenienza alla terra d’accoglienza. A confronto, esperti del settore e rappresentanti del mondo associazionistico italiano.
14 Ottobre 2003 | di

Nell";accogliente sede del chiostro della Magnolia al Santo di Padova, si è tenuto il convegno sul tema «Culture a confronto: dalla regione di provenienza alla terra di accoglienza», organizzato dal Sodalizio Abruzzese-Molisano di Padova e dal Messaggero di sant";Antonio-edizione italiana per l";estero. L";iniziativa ha visto l";adesione di una trentina d";associazioni impegnate nei settori delle migrazioni e delle interrelazioni culturali e sociali, con il patrocinio del Ministero per gli Italiani nel mondo, delle Regioni Veneto, Abruzzo, Sicilia, Molise, Sardegna; del Comune di Padova e delle Province di Teramo, Chieti e Padova.
Questo terzo appuntamento del mondo associazionistico ha posto l";accento su un aspetto culturale analizzato da numerosi relatori. Nel pomeriggio si è tenuta una tavola rotonda sul tema: «Identità  culturale e interrelazioni sociali nel territorio d";accoglienza». Dopo il saluto del presidente del Sodalizio Abruzzese-Molisano di Padova, Armando Traini, padre Luciano Segafreddo, direttore dell";edizione italiana per l";estero del Messaggero di sant";Antonio ha illustrato l";importanza degli elementi culturali nell";ambito delle migrazioni, evidenziando i valori del confronto fra culture, le caratteristiche del rapporto fra le tradizioni e le radici dei migranti, e l";atteggiamento delle popolazioni che li accolgono.
È stata poi la volta del sociologo Ulderico Bernardi, docente all";Università  Ca"; Foscari di Venezia che ha parlato su «L";Italia delle mille culture nell";Europa delle diversità Â». Il relatore ha rilevato che la cultura dell";emigrante integrato conserva la propria identità  anche nel luogo d";emigrazione. Si tratta di una relazione sentimentale con l";ambito originario, di un vincolo mistico, definibile come autoctonia che fa sentire le persone parti integranti del paesaggio originario e di riferimento. L";integrazione è ineludibile, necessaria per l";avvenire. à‰douard Glissant scrive che « il XXI secolo vedrà  le sfide fra il restare se stessi e l";aprirsi agli altri». Per quanto riguarda l";integrazione, le difficoltà  sorgono sui valori che devono essere condivisi per una società  stabile. Solo chi ama la propria cultura è capace di apprezzare le altre.
Successivamente ha preso la parola il Professor Piero Bassetti "; presidente dell";Associazione Globus et Locus "; illustrando il tema «Culture regionali e italicità : dal borgo al villaggio globale». Il rapporto fra il locale e il globale è esemplificato soprattutto dalla Chiesa (per esempio, la parrocchia) ed è di stringente attualità . Negli Usa, gli italoamericani hanno mostrato grande senso d";integrazione nella realtà  statunitense. Esistono attualmente due temi portanti: le grandi istituzioni globali e i soggetti dominatori del mondo. Bassetti ha sostenuto che in questo ambito esiste un popolo italico, per cui è importante l";italicità  più che l";italianità  poiché si va oltre la dimensione nazionale e si guarda alla civilizzazione. Nel mondo moderno ciò che fa la forza è la diversità , non l";omogeneità . Il mondo globale modifica quello locale ma non lo schiaccia, pur entrando nel suo ambito in modo sottile e insidioso.
A Bassetti ha fatto seguito l";intervento di Ermanno Serrajotto, assessore alle Politiche per la Cultura, l";identità  veneta e l";istruzione della Regione del Veneto, che ha trattato il tema del «Rafforzamento e confronto delle identità Â». Il Veneto è stato terra d";emigrazione e i veneti all";estero si sono fatti valere e si sono integrati nei nuovi contesti sociopolitici. In generale, gli italiani all";estero sono sempre stati orgogliosi della loro identità  nazionale e insieme rispettosi della nuova patria in cui si sono inseriti. I valori dell";italicità , però, sono rimasti radicati in chi è andato all";estero e ci vive. Nell";ambito della scuola, la Regione del Veneto ha curato il recupero della storia locale e delle tradizioni con un corso di aggiornamento per docenti. Tale tendenza e tale volontà  non significano una chiusura in sé e nel proprio passato, ma l";aprirsi agli altri per creare confronti di varia natura con la consapevolezza di essere se stessi, per cui bisogna essere specifici per accogliere gli altri.
Ha preso, poi, la parola l";assessore alla Cultura e al Turismo della Provincia di Teramo, Leandro Di Donato, che ha proposto ai presenti l";argomento: «Turismo culturale». Il relatore ha iniziato il suo discorso dicendo che il turismo culturale è un fenomeno importante dal punto di vista economico-sociale. Ha inoltre indicato alcuni dati: finora i turisti sono stati circa 700.000 ma saranno un miliardo e mezzo nel 2020; in Italia ci sono 3.260 musei gestiti dallo Stato, dai Comuni e dalla Chiesa. Di Donato ha poi sostenuto che il turismo culturale concorre al Pil italiano in modo significativo e che, tramite questo fenomeno e per suo merito, interi paesi e località  abbandonati sono stati riscoperti. Ha riferito anche che la provincia di Teramo con altre sei Province ha formato una rete di assessori alla Cultura. «Perciò "; ha concluso il relatore "; più che culture a confronto, è meglio parlare di culture in movimento e, in questo senso, è importante il ruolo dei Sodalizi, in particolare quello degli Abruzzesi e Molisani di Padova, che opera in questa città  da 25 anni».
Dal canto suo, il presidente dell";Associazione Siracusani nel mondo, Vittorio Anastasi, in rappresentanza di Fabio Granata, assessore ai Beni Culturali e Ambientali della Regione Sicilia, ha letto una relazione su «La Sicilia dal mito greco all";interrelazione contemporanea». Da essa si evince che la Sicilia è passata dal mito, evidenziato nelle opere di poeti e filosofi, alla modernità , alla volontà  di recupero della lingua, oggi spesso trascurata e quasi appartata.
Nel dibattito, è intervenuto Aldo Lorigiola, presidente dell";Anea, che ha parlato dell";integrazione degli italiani nel mondo, facendo riferimento anche alla sua esperienza personale d";emigrato in Australia, dove, negli anni Cinquanta, l";italianità  era rimossa per affermare l";australianità . Ma gli italiani sono riusciti a trasformare l";Australia. Bisogna ricordare che la cultura di un popolo viene dalla base, non dal vertice, e si esprime nell";associazionismo.
Subito dopo ha preso la parola Gioachino Bratti, presidente dell";Associazione Bellunesi nel mondo che si è soffermato sulla funzione delle associazioni "; come stimolo per la coscienza dell";opinione pubblica e delle istituzioni "; e sul ruolo dei giovani d";origine italiana in Europa. Quelli di seconda generazione, per la globalizzazione e per l";integrazione, stanno rinunciando alle loro radici: un fenomeno preoccupante perché se è positiva l";integrazione non lo è l";assimilazione.
È stata, quindi, la volta di Francesca Massarotto, curatrice della rubrica Professione donna per la nostra rivista, che ha considerato la presenza della donna in emigrazione. La donna ha portato affetti, tradizioni, cibi, valori religiosi, spazi associativi, corsi per mantenere la cultura originale. Le donne italiane all";estero chiedono insistentemente il recupero della memoria delle tradizioni e della lingua italiana.
Le conclusioni delle relazioni e degli interventi sono state tirate dal professor Bassetti che, rivolgendosi alle associazioni, ha affermato che il tema è cambiato poiché esse sono nate per ragioni «difensive» mentre ora tale atteggiamento non c";è più o, perlomeno, è di «retroguardia». Il problema è come gestire il futuro in maniera associata. Bassetti si è quindi chiesto il perché della mancata presenza dei giovani nelle associazioni ed ha trovato la risposta nel fatto che in tale ambito essi non vedono futuro. Bisogna convincere i giovani che non c";è futuro senza passato dato che essi vivono per cambiare il passato, non per ricordarlo. Noi dobbiamo pensare che è il passato che fa il futuro. I giovani non lo sanno, perché a scuola non lo insegnano. L";associazione non deve essere un «ghetto difensivo», ma una struttura «d";attacco». Bisogna sfruttare la reticolarità  dei rapporti fra emigrati italiani all";estero anche nel campo commerciale, così come bisogna valorizzare gli approcci «local» in cui hanno un ruolo i giovani e le donne.
Anche la Tavola rotonda del pomeriggio è stata ricca di contenuti e di stimoli. L";avvocato Giuseppe Tagliente, nella sua introduzione, ha invitato i relatori a soffermarsi sul ruolo delle associazioni, sia in Italia che all";estero. Per il presidente del Consiglio della Regione Abruzzo, le associazioni, nell";attuale processo di globalizzazione, hanno cambiato connotati e identità . Nei loro rapporti con il territorio sono venuti a mancare i riferimenti ideologici cosicché si riscontra, nel mondo associazionistico, una disomogeneità . Quali saranno i loro ruoli e le nuove modalità  di partecipazione? Interrogativi a cui ha risposto l";assessore ai Servizi Sociali della Regione del Veneto Antonio De Poli, per il quale le associazioni rappresentano un modo per inserirsi nel territorio come realtà  suppletive e integranti, e non come stimoli alla disgregazione. La loro presenza suggerisce maggiori sinergie per avere una legislazione che risponda ai loro diritti e attese, che dia maggiori garanzie e un futuro alle culture e alle tradizioni di cui sono espressione. Il potenziamento delle interrelazioni sociali diviene la migliore salvaguardia della loro storia.
«Ma le associazioni sono strumenti obsoleti?» si è chiesto Ferruccio Clavola, direttore dell";Ente Friuli nel mondo. Dove sono i giovani, e perché non è emersa nessuna riflessione sulla business community? L";integrazione dei nostri connazionali all";estero ha portato all";assimilazione o alla ghettizzazione: sono divenuti ricchi ma si sono impoveriti d";identità . Clavola ha anche presentato alcune iniziative dell";Ente per promuovere l";attenzione delle giovani generazioni ai valori e alla cultura della Regione Friuli-Venezia Giulia, e la loro partecipazione alla «diaspora italiana» che deve sempre riferirsi a principi di sussidiarietà .
Profondo e meritevole di maggiore spazio è stato l";intervento di Gianni Tosini, presidente della Commissione cattolica per le migrazioni in Italia, il quale sviluppando il tema delle interrelazioni nel territorio, ha evidenziato l";importanza, per quanti si spostano all";interno dell";Italia o verso l";estero, di essere portatori delle loro tradizioni e culture. Come è necessario mantenere la propria specificità , così è arricchente acquisire la cultura di quanti provengono da regioni o Paesi diversi.
Vittorio Anastasi, collegandosi al suo primo intervento, si è soffermato sul ruolo delle associazioni nell";attuale fenomeno dell";immigrazione e sulle iniziative della Regione Sicilia e della «Siracusani nel mondo» per i giovani (stage e soggiorni culturali), e per riattivare i rapporti con le associazioni sicule d";ogni continente. Il tema della presenza e delle interrelazioni dei sardi in Italia e nel mondo, è stato sviluppato dal coordinatore della Federazione dei circoli sardi del Nord Est, Gian Vittorio Masala mentre Silvio Petroro, presidente dell";Associazione emigrati nel mondo, ricordando la sua esperienza migratoria, ha auspicato una maggiore e più proficua partecipazione dei giovani al mondo associazionistico. Un auspicio a cui hanno risposto le due giovani Anita Curreli, d";origine sarda, e Mirella Ciccotosto, d";origine abruzzese, dichiarando la loro disponibilità  ad «esserci» per vivacizzare con il sorriso e la loro giovinezza l";attività  delle associazioni.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017