Il giovane Antonio di Tanzio da Varallo

Ecco la storia della Pinacoteca sorta per restaurare e custodire opereprovenienti dal Sacro Monte e dalle chiese di Varallo. Tra i capolavori, un ritratto del nostro Santo.
24 Febbraio 2010 | di


Sentiamo dalla dottoressa Carla Falcone, direttrice della Pinacoteca di Varallo, la storia di quest’opera e del museo.

Msa. Come mai a Varallo Sesia approdarono tanti artisti?

Falcone. Varallo Sesia ha una tradizione culturale importante e molto antica: già nel 1778 esisteva una scuola di disegno nella quale insegnarono numerosi artisti operanti nel cantiere del Sacro Monte di Varallo, il più antico di tutti, chiamato la «nuova Gerusalemme», voluto alla fine del Quattrocento da padre Bernardino Caimi dei minori osservanti. Nell’Ottocento, poi, sorgeranno molte scuole di disegno: ricordiamo in particolare le Accademie di Brera, a Milano, e l’Albertina, a Torino. Varallo si iscrive in questo contesto. La scuola di disegno è ospitata proprio nelle sale della Pinacoteca, quindi in questo stesso Palazzo dei musei; vi insegnano artisti che sono spesso anche restauratori del Sacro Monte e conservatori della Pinacoteca.

I visitatori che vengono al Sacro Monte vedono anche la Pinacoteca?

Il Sacro Monte è molto noto, la Pinacoteca lo è meno, nonostante sia di grandi dimensioni e con opere di notevole qualità. Ha una collezione di maioliche e un significativo gruppo di opere del Rinascimento, del Seicento, del Settecento (sezione che verrà riaperta dalla fine di aprile in poi) e dell’Ottocento.

Il primo artista importante è Gaudenzio Ferrari.

Lavora al Sacro Monte e si forma in un contesto di cultura lombarda. I suoi maestri sono i pittori della bottega lombarda degli Scotto. Nasce a Valduggia, vicino a Varallo, e agli inizi del Cinquecento compie un viaggio a Roma che gli consente di aggiornare il suo linguaggio pittorico con le novità del Rinascimento centroitaliano.

Gaudenzio recepisce anche la lezione di Leonardo e inizia a lavorare al Sacro Monte: nella Cappella della Crocifissione crea un nuovo linguaggio volto a coinvolgere lo spettatore attraverso pittura e scultura che dialogano con un effetto teatrale. La lezione di Gaudenzio verrà portata avanti dagli artisti che lavorano negli anni successivi, in particolare da Tanzio.

Ma chi era Tanzio da Va­rallo?

Tanzio è il secondo pittore più importante della valle. Egli compie un viaggio a Roma nel 1600, poi lavora in Abruzzo, a Napoli, e torna infine a Varallo nel 1615 circa dove comincia a lavorare al Sacro Monte con il fratello Giovanni D’Enrico, plasticatore, cioè scultore in terracotta. Quindi pittura e scultura vengono realizzate dalla stessa bottega: ogni tanto abbiamo una figura affrescata che viene illusionisticamente fatta «spuntare» dal muro grazie al piede realizzato in terracotta. L’effetto di teatralità è raggiunto grazie alla sorpresa suscitata in chi guarda. Molte opere di Tanzio sono confluite in Pinacoteca, alcune provengono da piccole chiese della valle, tra queste anche il Sant’Antonio.

Non siamo sicuri della provenienza di quest’opera. Secondo una tradizione orale, potrebbe provenire dalla chiesa di Santa Maria delle Grazie, una chiesa francescana legata alla formazione del Sacro Monte. Non dobbiamo dimenticare che a Roma Tanzio conosce Caravaggio e da lui apprende la «lezione del vero». Nel dipinto vi è una luminosità fredda, cristallina, che rende molto verosimile il volto del giovane santo: sembra il ritratto di un giovane frate francescano.

Tanzio nasce ad Alagna ed è di etnia tedesca (ancora nell’Ottocento alcuni inventari di Varallo lo definiscono «pittore tedesco»). La sua è una famiglia di artisti: oltre al fratello Giovanni D’Enrico, già citato, vi è un altro fratello più anziano, Melchiorre, pittore anche lui. Proprio con Melchiorre Tanzio, che in realtà si chiama Antonio, inizierà a dipingere e con lui si recherà a Roma per il Giubileo del 1600. Della formazione di Tanzio non si sa molto, ma in famiglia dovevano esserci molte incisioni di ambito nordico.

Quali sono le altre opere di Tanzio da Varallo?

Noi abbiamo un’intera sala dedicata a Tanzio in cui ci sono anche i due dipinti dall’omonimo soggetto Davide con la testa di Golia, posteriori al Sant’Antonio ed emblematici di come Tanzio riesca a interpretare in maniera personale la lezione di Caravaggio. Nella stessa sala conserviamo una scultura del fratello Giovanni D’Enrico e disegni dello stesso Tanzio, preziose «sanguigne» (realizzate cioè a matita rossa), opere che non è possibile ammirare di frequente nei musei a causa della fragilità del supporto, per cui vengono esposte a rotazione.

Come si caratterizzano, nell’ultima fase della vita, le opere di Tanzio?

Dopo Varallo l’attività di Tanzio prosegue a Novara e poi a Milano. Siamo negli anni Trenta, quelli della peste manzoniana, e la moglie di Tanzio muore, appunto, di peste mentre lui torna in Valsesia dove resterà fino alla morte. Molte delle opere di questo periodo dalle chiese della Valle confluiranno in Pinacoteca: ne è un esempio la Pala di Sabbia che raffigura la Madonna col Bambino insieme a san Francesco e san Carlo Borromeo. Qui la pittura diviene più cupa e lo stile si avvicina alla lezione dei pittori della corte di Federico Borromeo. Tanzio non tradisce mai la lezione del vero di Caravaggio, ma si vede che siamo in anni di pestilenza: i santi, infatti, hanno spesso sembianze emaciate.

C’è anche un San Rocco del 1631 che è un ex voto ancora una volta legato alla peste. San Rocco è il santo che protegge dalla peste e ai suoi piedi troviamo un gruppo di persone del paese di Camasco (una frazione di Varallo).

Ci sono in Pinacoteca delle iniziative rivolte in maniera specifica ai ragazzi?

C’è un’intera sala dedicata al laboratorio per la didattica dei ragazzi e un quaderno didattico scaricabile dal nostro sito; i bambini possono poi fare dei confronti tra le tecniche e vedere la camera ottica, una sorta di armadio, che consente di ricalcare un’opera che viene riflessa da una serie di specchi. Mi piace concludere con un aneddoto: una volta un gruppo di ragazzi mi ha chiesto se il San Rocco fosse stato dipinto per la gente di Camasco perché tra le persone dipinte da Tanzio ce n’era uno che assomigliava a un loro compagno. Ecco una riprova del rea­lismo di Tanzio!


info

Pinacoteca di Varallo, via Pio Franzani, 21 - 3019 Varallo (VC). Tel. 0163 51424

www.pinacotecadivarallo.it


Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017