Il Giubileo continua

Ci sono stati i numeri, ma i numeri non sono tutto. Il bello comincia adesso. Ce lo conferma monsignor Angelo Comastri presidente della Commissione nazionale per il Giubileo.
08 Febbraio 2001 | di
   
   
A       llora come è andato il Giubileo? Chiusa, il 6 gennaio, la Porta Santa di San Pietro, molti si sono affrettati a tirare le somme. Tanti i numeri sentiti: di pellegrini, di opere fatte, di soldi spesi... Ma il Giubileo per noi è stato un' altra cosa. Ne abbiamo parlato con monsignor Angelo Comastri   , arcivescovo, delegato pontificio di Loreto e presidente della Commissione nazionale per il Giubileo, guardando soprattutto al   futuro.

Msa. Al Giubileo i numeri ci sono stati, e grandi. Secondo lei, c' è stata anche la qualità ?
Comastri. Nonostante la campagna fortemente diffamatoria e volutamente scoraggiante (non dimentichiamolo!) che ha preceduto l' inizio del Giubileo, tantissima gente si è messa in cammino attratta dal fascino del pellegrinaggio che è una «metafora della vita», cioè un gesto attraverso il quale è possibile raccontare e scoprire il senso profondo dell' esistenza umana.
La gente, con la meraviglia degli stessi organizzatori del Giubileo, è accorsa numerosissima alle basiliche di Roma, ai grandi santuari e alle chiese cattedrali; lì ognuno aveva la possibilità  di riscoprire le radici della propria storia e della propria fede. Vale la pena ricordare, a tale proposito, che la riscoperta della propria identità  profonda è un prezioso potenziale di pace e di serenità  interiore, che il Giubileo ha regalato a profusione (e ciò ha un valore «sociale» immenso, perché le persone rasserenate sono anche migliori cittadini!).
Ma, al di là  del numero dei pellegrini, la cosa davvero edificante è stata la qualità  dei pellegrinaggi. Tutti, in questo periodo di rivisitazione dell' evento, stiamo sottolineando che lo stile e la proposta del pellegrinaggio ha fatto un notevole salto di qualità . Certamente ha influito, in tale direzione, il triennio di preparazione voluto dal Santo Padre: siamo arrivati al Giubileo con le idee più chiare e con il cuore più aperto al dono della Misericordia di Dio. Questo è un fatto innegabile.
«Ora - come si esprime lucidamente il Papa - bisogna far tesoro delle grazie ricevute, traducendole in fervore di propositi e concrete linee operative» (Novo Millennio Ineunte, 3).
Che cosa è stato il Giubileo per quanti (nella gran parte gente sem-plice), fino all' ultimo momento, hanno voluto varcare la Porta Santa? Che cosa cercavano oltre quel simbolico limitare?
Il Giubileo è stato, prima di tutto, una riscoperta di Gesù Cristo fatta da tanti cristiani «poco cristiani». Molti, all' interno dello scenario di decadenza che caratterizza in particolare le società  occidentale, si sono resi conto che Gesù è sorprendentemente giovane, mentre il mondo postmoderno, che sembrava aver fatto chissà  quali scoperte, si ritrova vecchio, smarrito e con evidenti spinte autodistruttive.
La gente che varcava la Porta Santa cercava un «di più», un «oltre», un «superamento» della banalità  che i modelli televisivi talvolta impongono in modo invasivo e seducente.
La generazione del 2000 si è scoperta povera di «senso», povera di «valori», povera di «luce», e povera di «motivazioni alte»: e Cristo è riapparso a tutti in tutto il Suo fascino di autentica bellezza e invecchiabile grandezza.
Scrive ancora il Santo Padre: «Sì, il Giubileo ci ha fatto sentire che duemila anni di storia sono passati senza attenuare la freschezza di quell' oggi con cui gli angeli annunciarono ai pastori l' evento meraviglioso della nascita di Gesù a Betlemme» (Novo Millennio Ineunte, 4).
È ingeneroso fare graduatorie, tuttavia c' è stato, tra i tanti incontri giubilari, uno più di altri gravido di speranza? E uno più ricco di significato e di profezia?
Personalmente sono rimasto affascinato da due eventi che ho vissuto in prima persona: il Giubileo dei giovani e il Giubileo delle famiglie. Ricordo, in occasione della Giornata mondiale della Gioventù, un giovane di lingua spagnola che, interpellato e quasi sfidato da un giornalista, ha risposto lucidamente: «Sappia che noi siamo qui per dire la nostra gioia perché Cristo è risorto! Più di due milioni di giovani non si muovono per 'un cadavere': Cristo è vivo e ci ha attirato e ci sta riempiendo di un' immensa voglia di vivere bene e di spendere bene la vita». E guardando i giovani con il volto raggiante chi avrebbe osato negare questa evidenza?
Ricordo anche, in occasione del Giubileo delle famiglie, la testimonianza della famiglia Canale. I genitori, autentici eroi senza saperlo, hanno raccontato la vita della loro famiglia, che si è aperta all' adozione di un focomelico, di una bambina down e di un bambino cerebroleso. Come è possibile tutto questo? Eppure, ecco l' effetto sorprendente: in questa famiglia c' è una grande gioia e una voglia straordinaria di vivere! Chi può dimenticare queste lezioni?
Si dice, e non a torto, che siamo una società  priva di valori e di slanci, annoiata e disperata: secondo lei, il Giubileo ha acceso qualche barlume di calore e di speranza?
Osserva il Santo Padre nella Lettera apostolica Novo Millennio Ineunte: «È ormai tramontata, anche nei paesi di antica evangelizzazione, la situazione di una 'società  cristiana', che, pur tra tante debolezze che sempre segnano l' umano, si rifaceva esplicitamente ai valori evangelici (n. 40). I cristiani oggi si sono riscoperti 'minoranza'; i cristiani sempre più si accorgono di vivere in una società  pagana. Il Giubileo, in questo contesto, ha fatto riscoprire ai cristiani la meravigliosa preziosità  della fede in Gesù (mai come quando è notte, si capisce quanto è bella la luce!) nello stesso tempo, ha riacceso una grande passione missionaria».
Lo spirito del Giubileo deve continuare ad animare la comunità  cristiana e allora, dopo l' entusiasmo e la carica dell' evento eccezionale, come dobbiamo affrontare la ferialità  che si ripresenta con le difficoltà  e le ansie di sempre, che ci fanno apparire tutto come se nulla fosse cambiato?
Il Papa, con un documento di fresco e profondo taglio pastorale e spirituale, ha tracciato le linee del dopo-Giubileo. Egli ha richiamato l' attenzione sul fulcro da cui parte ogni programma pastorale e ha osservato: «Non ci seduce certo la prospettiva ingenua che, di fronte alle grandi sfide del nostro tempo, possa esserci una formula magica. No, non una formula ci salverà , ma una Persona, e la certezza che essa ci infonde: 'lo sono con voi'» (n. 29).
«Non si tratta, allora, di inventare un 'nuovo programma'. Il programma già  c' è: è quello di sempre, raccolto dal Vangelo e dalla viva tradizione. Esso si incentra, in ultima analisi, in Cristo stesso, da conoscere, amare, imitare, per vivere in Lui la vita trinitaria, e trasformare con Lui la storia fino al compimento nella Gerusalemme celeste» (n. 29).
Alcuni dei gesti più significativi che il Papa avrebbe voluto legare al Giubileo, come la remissione del debito estero dei paesi poveri, un atto di indulgenza per i carcerati... sono stati disattesi: come mai? ll Papa ha parlato al vento o ha peccato di ottimismo nei confronti della politica?.
La Chiesa parla anche quando rischia di non essere ascoltata; se la Chiesa agisse diversamente, sarebbe una semplice agenzia di pubblicità  e non la «sposa di Cristo», pronta a dare anche la vita per testimoniare la Verità  in cui crede. Tuttavia, dopo aver fatto questa premessa decisiva, mi sembra doveroso riconoscere che il «seme gettato» sta già  cominciando a dare i primi frutti: per quanto riguarda la prima proposta, tutti sanno che molti stati si avviano a prendere decisioni concrete e coraggiose nella linea della remissione del debito estero dei paesi poveri; e, per quanto riguarda i carcerati, molti stati hanno adottato misure di clemenza (l' Italia non è tra questi, ma, ormai, dobbiamo prendere atto che essa è paralizzata da un «complesso di laicità » per cui, anche le proposte di pura umanità , se vengono fatte dalla Chiesa, vengono percepite come ingerenza nella laicità  e non come doni liberi alla libera intelligenza dei responsabili dello stato. Pazienza).
In poche parole: che cosa in particolare resterà  del Giubileo, al di là  delle nostre chiacchiere e delle nostre pretese, nella coscienza della gente e delle comunità  cristiane?
Scrive il Papa: «È impossibile misurare l' elemento di grazia che, nel corso dell' anno, ha toccato le coscienze. Ma certamente, un 'fiume d' acqua viva', quella che perennemente scaturisce dal 'trono di Dio e dell' Agnello' (cfr. Ap. 22,1), si è riversato sulla Chiesa» (Novo Millennio Ineunte, 4).
Rinunciamo, a priori, a dare valutazioni umane di fatti che umani non sono! Una cosa, però, è sicura: l' esperienza di Gesù nel silenzio e nella comunione, la riscoperta della Sua Presenza, l' ascolto della Sua Parola, l' incontro con Lui nella Santa Eucaristia, la gioia della fraternità  condivisa, la spinta forte alla carità ... hanno certamente ridato giovinezza alla Chiesa e trasparenza alla luce che abita nel suo cuore. E poco? No! Per noi che crediamo, queste cose hanno un peso immenso e produrranno frutti.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017