Il lavoro: un diritto per tutte
Siamo uno dei Paesi al mondo che fanno meno figli e, nell’Unione europea, abbiamo la percentuale più bassa di occupazione femminile. Questo per dire che nel mondo di oggi natalità non fa rima con vita tra le mura di casa. Due stipendi danno più sicurezza nel guardare al futuro proprio e di chi si mette al mondo. Ma spesso, in Italia, le donne che diventano madri abbandonano il lavoro, e quante scelgono il lavoro rimandano la maternità. È un Paese, il nostro, che ha un rapporto poco sereno con la modernità, soprattutto quando essa riguarda i fenomeni sociali. Prendiamo appunto il lavoro fuori casa delle donne. E precisiamo «fuori casa», perché all’interno delle mura domestiche le donne italiane producono virtualmente 308 miliardi di euro l’anno.
In Gran Bretagna e nel Nord Europa il part-time è utilizzato in modo massiccio da decenni. Non è l’impiego adatto per fare carriera, ma le carriere riguardano le minoranze e non i milioni di occupate che preferiscono staccare prima per andare a prendere i figli a scuola. In Italia il part-time è una presenza minimale. La Francia ha capito da tempo che la denatalità si combatte con misure concrete: incoraggiamento fiscale alle famiglie con figli, maggiori servizi sociali per le donne. E infatti le francesi sono diventate tra le più prolifiche del continente. In Spagna la crescita economica ha favorito l’occupazione femminile, ma a sua volta più donne al lavoro hanno significato aumento dei consumi in famiglia, quindi più crescita per il Paese. Risultato: già da alcuni anni la Spagna ci ha superato per quanto riguarda l’occupazione femminile.
Insomma, le misure possono essere diverse, ma l’importante è riconoscere i problemi e cercare di risolverli. In Italia una donna su quattro si licenzia dopo aver avuto il primo figlio; tre su quattro faticano a conciliare lavoro e famiglia. Vogliamo prendere atto che il lavoro è ormai un obiettivo e una necessità per moltissime? Vogliamo renderlo possibile per loro, senza seminarlo di stipendi più bassi, vite sempre di corsa, mancanza di orari flessibili e servizi sociali adeguati? Ma si dovrebbe accettare il fatto che non si tratta di un capriccio né di un fenomeno transitorio. È un trend di tutte le società moderne, che andrebbe assecondato.