IL MARMO DEGLI DEI

In Toscana, la storia del marmo di Carrara è stata scritta da schiavi, cavatori e artisti. E dal carbonato di calcio continuano a nascere, come per incanto, nuovi capolavori.
05 Maggio 1997 | di

Carrara

Tra la Garfagnana e il Mar Ligure si innalza il massiccio delle Alpi Apuane, gli aspri monti famosi in tutto il mondo per il loro prezioso marmo. Qui, da oltre venti secoli, si estrae il celeberrimo marmo bianco-statuario, che è stato la materia prima per tutte le opere d'arte che hanno fatto la storia: dalle colonne dei Fori della Roma imperiale, alla Pietà  del Michelangelo, dall Altare della Patria, al mausoleo dell'Aga Khan a Luxor.

'Coltivare le cave', come si dice nelle Apuane, è un lavoro complesso, spettacolare e spesso pericoloso che ha alimentato nel tempo la retorica degli uomini di marmo, dei cavatori come eroi spericolati. Agli inizi ci furono gli schiavi romani armati di scalpelli, cunei e subbie. Di solito, per fare meno fatica, i blocchi venivano staccati seguendo il 'verso',cioè la linea di taglio che sfrutta la conformazione naturale della pietra. Dopo i romani, le cave hanno subito l'assalto della polvere pirica per le mine. Da allora, estrarre il marmo con le mine nelle Apuane si dice 'varare', come se il blocco fosse una nave. In effetti il mare è molto vicino, e in qualche modo ha fatto sentire la sua vicinanza. Ma anche il marmo ha influenzato la costa bagnata dal mare: Forte dei Marmi, Marina di Pietrasanta sono oggi località  balneari alla moda che evocano, non solo nel nome, l'antico rapporto con il marmo.

 

L'estrazione del marmo:
dalle mine al filo diamantato

La lavorazione con le mine, portava a sciupare più della metà  del marmo estratto, frantumato in mille detriti inutilizzabili. Solo alla metà  dell'Ottocento arriva una vera e propria rivoluzione, con l'introduzione del filo elicoidale. Il sistema, composto da un filo di acciaio, acqua e sabbia silicea ha permesso di abbattere gli sprechi. La 'pietra eterna' che sfida il tempo e la memoria, non è altro che carbonato di calcio, e perciò sensibile alla tenace azione abrasiva della sabbia: a Carrara, l'espressione 'ci vuole acqua e rena' significa che per ogni cosa occorre tempo e pazienza. Se l'introduzione del filo elicoidale portò enormi progressi nell'estrazione del marmo, rimase ancora irrisolto l'altro grave problema legato alla lavorazione nelle cave, quello del trasporto a valle. Così, fino al secondo dopoguerra si è utilizzato il sistema della 'lizza': il blocco veniva caricato su apposite slitte frenate da un cavo, lentamente fatto scivolare verso il basso. Di fatto, questa è sempre stata una delle operazioni più pericolose dell'intero processo di estrazione. Solo l'avvento delle ruspe ha cambiato la situazione, introducendo nuove strade di avvicinamento alle cave, e spianando la via all'impiego degli autocarri.

Negli ultimi vent'anni, il filo diamantato ha soppiantato quello elicoidale: adesso, in un'ora si possono tagliare anche cinque metri, contro i trenta centimetri di prima. 'Il marmo sembra diventato burro - dice Pietro, un vecchio cavatore che ha speso qui la sua vita - e il paesaggio delle cave cambia in continuazione, non lo si riconosce più da una settimana all'altra'. Quest'ultimo è un problema particolarmente sentito, che mette in contrapposizione gli ecologisti da una parte, e gli operatori economici dall'altra. Da sempre, le cave fanno parte della storia delle Alpi Apuane: una realtà  lavorativa che con i secoli si è connaturata ad esse, fino ad esserne inscindibilmente legata. Ma oggi, la tecnologia moderna sta portando un terremoto all'interno di questo sistema che per secoli aveva trovato un suo equilibrio tra la natura e lo sfruttamento da parte degli uomini.

È auspicabile che in breve tempo si raggiunga un'intesa tra le ragioni del territorio e quelle dell'economia, tra il possesso di una risorsa e la sua gestione oculata. Nella situazione attuale, gli unici a trarre profitto sono gli archeologi: nello sconvolgimento sistematico, continuano a venire alla luce una moltitudine di reperti dell'età  romana.

 

Il pericolo in agguato

Nonostante le numerose innovazioni tecnologiche, quello della lavorazione del marmo è ancora un mestiere rischioso: nelle cave si muore meno di un tempo, ma si muore ancora. Tra i cavatori, per esorcizzare i pericoli del mestiere, nascono leggende che vengono tramandate di padre in figlio. La più suggestiva riguarda Michelangelo e la sua ossessione di trasformare in una gigantesca statua il Monte Sagro, che con la sua altezza domina le vallate circostanti. Più che l'arditezza dell'impresa, la leggenda racconta che Michelangelo dovette rinunciare al progetto per la mancanza del denaro necessario. Al di là  della leggenda, rimane il fatto che il grande artista fu un assiduo frequentatore di cave, dove si recava di persona a scegliere i blocchi di marmo da estrarre per le sue opere. Le firme di Canova (1800) e Giambologna (1598), incise nella pietra una accanto all'altra, testimoniano la presenza in questi luoghi di altri due illustri scultori del passato. Solo entrando in uno dei numerosi laboratori artistici della zona, si capisce come anche il metodo di lavoro degli artisti sia cambiato. La maggior parte degli scultori moderni si limitano a realizzare un modellino in gesso che gli artigiani di questi laboratori trasformeranno nella scultura di marmo. Il laboratorio artistico di Nicoli è attivo da sei generazioni ed è il più antico e famoso di Carrara. 'Noi mettiamo solo la parte esecutiva -chiarisce il proprietario - , l'idea creatrice dell'opera rimane ed è dell'artista'. All'interno del laboratorio, tra copie perfette di capolavori del passato e moderne sperimentazioni, si muovono le figure coperte di polvere di marmo degli esperti artigiani, armati di compassi e pantografi. In tutte le Apuane ci sono circa 200 cave dalle quali si estraggono più di mille tonnellate di marmo ogni anno.

Ai primi posti per le esportazioni, si annoverano Paesi come gli Stati Uniti, l'Arabia Saudita e il Canada. In passato, il settore ha subito alcuni momenti di crisi, legati a mode momentanee. Ma, come dice la gente delle Apuane: 'Il marmo è carbonato di calcio, come le perle'. E come le perle potrà  avere momenti di 'non moda', ma nessuno potrà  mai negargli un'oggettiva bellezza.

 

Come arrivare in Toscana

La compagnia aerea italiana, Alitalia, collega con numerosi voli settimanali le principali città  di Canada, Stati Uniti e Australia con le principali città  d'Italia, dalle quali si può, poi, raggiungere la Toscana, in treno o in automobile, seguendo le principali arterie viarie e autostradali. L'Alitalia, insieme a Diners ed Hertz, offre una vantaggiosa proposta per chi viaggia, grazie ad una particolare carta di credito chiamata Carta aziendale. Tra i numerosi vantaggi della Carta, un'assicurazione gratuita per chi viaggia, la priorità  in lista d'attesa, bagaglio extra fino a 10 Kg, l'accesso alle sale d'attesa riservate ed attrezzate nei principali aeroporti, il noleggio di un'auto, evitando code e formalità . Riportiamo alcuni indirizzi degli uffici ALITALIA a cui ci si può rivolgere per ottenere ulteriori informazioni e per la biglietteria:

 

Australia
60 Waymouth Street, Adelaide SA5000, tel. 8212-5110
455 Bourke Street, Melbourne VIC 3000, tel. 9600-0511
32 Bridge Street, Sydney NSW 2000, tel. 9247-1308

Canada
2055 Peel Street, Montréal, tel. 842-8241
1 First Canadian Place, Toronto, tel. 416-363-1086

Usa
One Exeter Plaza 699 Boylston Street, Boston, tel. 617-567
6151 W. Century Blvd. Los Angeles, tel. 310-568-5941
666 Fifth Avenue, New York, tel. 212-903-3300

       
Agenda      

I tre principali bacini marmiferi, RavaccioneFantiscritti e Colonnata  sono facilmente raggiungibili in auto percorrendo strade asfaltate, a volte tortuose. Nei pressi di       numerose cave, sono sorti negozi di souvenir, dove vale la pena di fermarsi per un'occhiata. Dall'ampio pianoro di Campocecina  , si ha  un'ottima vista panoramica delle cave. Nelle giornate limpide, la vista spazia dalle Alpi Marittime al litorale, fino all'arcipelago toscano. Assolutamente da vedere, a Carrara,  il duomo, costruito tra il XI e il XIV secolo. La sua elegante facciata in stile pisano è arricchita da un rosone in marmo finemente intarsiato, e da una loggia gotica. Al Museo Civico del Marmo   sono esposti utensili antichi per l'escavazione del marmo, stampe ottocentesche delle cave e       opere di scultori contemporanei. Piazza Aranci a Massa  ospita l'interessante Palazzo Cybo Malaspina  del XVI-XVII secolo. Il più importante centro della Versilia storica è Pietrasanta . Sulla sua bella piazza del duomo, risalente al XI secolo, si affacciano i principali monumenti della cittadina. Oltre al duomo, la chiesa di Sant'Agostino, le       fortificazioni, la colonna di Marzocco, la fontana e il monumento a Leopoldo II. Dal 21 al 25 Maggio, a Marina di Carrara si svolge la 'XVII Fiera Internazionale Marmi Macchine e Servizi'. Maggiori informazioni si possono richiedere all'Azienda di promozione turistica di Massa Carrara, viale Vespucci 24, 54037 Marina di Massa, tel. 0585/240046.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017