Il medico consiglia: Mal di testa si può curare?

cause incerte, dolore certo
06 Luglio 1996 | di

Più di un italiano su sei soffre di cefalee, si imbottisce di analgesici e pensa sia colpa dello stress. Oggi pare che la causa principale non sia fuori, ma dentro di noi. Come affrontare il problema alla radice? Ce lo spiega il professor Federigo Sicuteri, direttore del centro cefalee dell'università  di Firenze.

A far giungere l'attacco possono essere una o mille cause apparenti: stress, tensione, squilibrio del ritmo sonno-veglia, mestruazioni, superlavoro, troppo sole, anche una bevanda ghiacciata o una cena più abbondante del solito. Il dolore può durare qualche ora o addirittura qualche giorno, e in quei momenti la persona colpita sarebbe disposta a qualunque cosa pur di farselo passare. Invece la causa prima del «mal di testa» - disturbo che colpisce un italiano su sei - non deve essere ricercata fuori, ma dentro di noi; esattamente nel cervello.

La pensa così uno dei massimi esperti italiani e internazionali delle cefalee, il professor Federigo Sicuteri, direttore dell'Istituto di patologia clinica e del Centro cefalee dell'università  di Firenze.

Professor Sicuteri, cosa provoca il mal di testa?

«Secondo le teorie più recenti, le cefalee sono la manifestazione di un difetto dell'apparato che fa avvertire, o blocca, il dolore. Sappiamo che il dolore è un mezzo che ha l'organismo per difendersi: per capire, insomma, quando c'è qualcosa che non va o quando c'è una situazione di pericolo. Il dolore è un segnale che arriva al cervello. Qui attiva una serie di meccanismi biochimici che in parte ne riducono l'entità  e che sono controllati anche dalle emozioni. Un pugno a caldo è infatti meno doloroso di un pugno a freddo. Ora, può accadere che in questo delicato equilibrio di azione e reazione, a livello cerebrale qualcosa non funzioni e venga come 'creato' automaticamente un dolore senza causa, che è appunto la cefalea».

Il mal di testa è dunque «figlio di nessuno»?

«Noi abbiamo suggerito che sia legato, in particolare, a un difetto nella produzione di una sostanza del cervello, l'endorfina, che regola proprio lo stato di benessere dell'organismo. Lo dimostrerebbe il fatto che le cefalee colpiscono proprio quelle persone facili ad avere altri disturbi dovuti a carenza di endorfine, come depressione, sconforto, malumore».

Molti ragazzi ne soffrono, che fare?

«Il mal di testa può influire sul rendimento scolastico, sia perché in conseguenza di un attacco non è possibile studiare o seguire le lezioni, sia perché sapere di essere soggetti a questo disturbo dà  un senso di insicurezza, specie se si è vicini a qualche prova impegnativa: un esame, un compito, un colloquio importante. Ciò è particolarmente dannoso, in quanto la cefalea colpisce molti soggetti intraprendenti, vivaci. È quindi necessario che questi siano circondati in famiglia dalla massima comprensione e, dal punto di vista medico, che si affidino subito agli specialisti della materia».

Eccoci così alla domanda più difficile. Professor Sicuteri, di mal di testa si può guarire?

«Se una persona viene curata tempestivamente, cioè dopo poco tempo dall'insorgenza dei primi attacchi, può aspettarsi una guarigione o almeno un miglioramento nell'80-90 per cento dei casi. Se invece ci si rivolge al medico dopo 30-40 anni di cefalea, i risultati diventano sempre più modesti».

Com'è attrezzato il nostro paese per la cura delle cefalee?

«Direi molto bene. Siamo una delle nazioni più avanzate nella ricerca e nella terapia di questa malattia e disponiamo di molti centri pubblici specializzati e bene organizzati».

Quanto dura una terapia contro la cefalea?

«Nei casi più lievi, da uno a tre anni. In quelli più gravi, la cura può essere permanente, ma consente almeno di riprendere la vita normale».

Un'altra domanda spinosa. I comuni analgesici, i farmaci antidolore che sono trangugiati quotidianamente da chi soffre di cefalea, fanno bene o fanno male?

«L'abuso di analgesici è una piaga da combattere. Questi farmaci non curano il mal di testa ma ne mascherano solo i sintomi, col risultato di far intossicare i pazienti e rendere oltretutto inefficaci le cure contro il mal di testa. Quando cominciamo a curare un paziente, infatti, per prima cosa dobbiamo disintossicarlo dagli analgesici. La fase di disintossicazione è la più difficile, poiché eliminando questi farmaci si hanno inizialmente raffiche di attacchi. Ma se il paziente resiste, dopo 10-20 giorni le raffiche cessano e con una adeguata terapia si incomincia a migliorare».

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017