Il «Messaggero», compagno di vita
Siracusa 19/03/2023
Egregio Direttore, le scrivo, prendendo spunto dall’importante anniversario del «Messaggero di sant’Antonio», per farle sapere simpaticamente come la pubblicazione cristiana sia stata quasi sempre presente nella mia vita fino ad oggi, seppur involontariamente nella prima fascia di età. Non voglio presumere, ma penso ci sia stata la mano forte di Qualcuno che abbia voluto far sentire la sua presenza nella mia vita. Tutto ebbe inizio a partire dalla fine degli anni Cinquanta, quando provai un naturale piacere nel vedere coi miei occhi di bambino la mia bella mamma prendere il bollettino del periodico, riempirlo con mille lire e affidarlo regolarmente ad altri familiari perché andassero a pagare (lei non poteva farlo perché troppo indaffarata a reggere la casa con quattro figli maschi).
Così, col «Messaggero» che veniva a trovarci ogni mese, trascorsero gli anni Sessanta e Settanta; ma inaspettatamente alla fine del ’79 la mamma, con mio immenso dolore, venne a mancare troppo presto, lasciandomi in eredità l’abbonamento al periodico patavino. Sicuro allora di far cosa gradita prima a lei e poi a me stesso, mantenni l’abbonamento con la sua intestazione, precisamente fino alla metà degli anni Novanta, quando mi trovai a dover cambiare abitazione: successe infatti che, dimenticandomi colpevolmente del bellissimo periodico antoniano, preso com’ero dagli impegni sempre più pressanti di quei giorni, non mi curai affatto di farvi pervenire il mio nuovo indirizzo. Rimasi così «orfano» del «Messaggero» per un bel decennio.
Arrivato alla fine del primo quinquennio del nuovo millennio, improvvisamente venni colpito da una vera mazzata in testa, come mi segnalò il referto della risonanza magnetica che avevo deciso di fare a causa dei miei sempre più fastidiosi problemi di salute: infatti, il referto riportava la presenza di un adenoma ipofisario molto esteso. Fui ricoverato d’urgenza all’Ospedale Cannizzaro di Catania ed entrai quasi subito in uno stato semicomatoso. I miei, anche su consiglio del primario di neurochirurgia che evidenziava la bassa casistica di riuscita del relativo intervento chirurgico, tramite un piccolo aereo adibito all’uso, mi portarono al Policlinico di Padova, dove fui operato e rimesso in sesto, ma non più come prima: infatti, a causa delle lesioni del chiasma e dei nervi ottici procurate dall’adenoma, rimasi cieco di un occhio e ipovedente intorno al 55% dell’altro, con non poco mio disagio nei momenti iniziali di ripresa alla normalità della vita.
Una volta che ebbi la piena cognizione di quello che mi era accaduto, mi ritenni davvero fortunato o chissà magari aiutato da… per l’esito positivo dell’operazione: infatti, se l’adenoma fosse cresciuto verso l’alto mi avrebbe compresso l’organo vitale del cervello e non ci sarebbe stato più niente da fare. Perciò, i miei pensieri cominciarono a correre dappertutto, nell’intento di trovare riscontri. Ma l’unica cosa a cui arrivavo sempre era quella di non aver fatto ancora i conti con quel Qualcuno dalla mano forte che mi voleva riportare all’ovile. Così, in uno dei miei primi viaggi all’Ospedale di Padova (per essere controllato e per aggiustare la terapia farmacologica) colsi la tanto desiderata occasione di entrare in Basilica. Non riesco a descrivere ancora le emozioni che provai quel giorno!
Dopo aver ben visitato la Basilica, mi recai finalmente presso la segreteria a riaccendere - questa volta a mio nome - il familiarmente sospirato abbonamento al «Messaggero», rientrato nella mia vita in maniera davvero impensabile. Dall’ intervento chirurgico ad oggi sono passati oltre diciassette anni e, ringraziando Dio e sant’Antonio, posso ambire ancora, grazie a quella mia piccola percentuale di vista, alla lettura del periodico antoniano tra le cui pagine voglio rimarcare la bellezza degli scritti spiritualmente emozionali di padre Ermes. Nella speranza di non averla troppo tediata, sempre simpaticamente le porgo i miei cordiali saluti e un sentito grazie a tutti quelli che collaborano alla realizzazione della esauriente pubblicazione del «Messaggero di sant’Antonio».
Felice Caporale