Il «Messaggero» del futuro
La nostra rivista sta affrontando un progressivo cambiamento, che la porterà a essere ancora più in sintonia con un mondo in rapido mutamento e globale. Sempre al servizio dei nostri lettori e illuminati dal Vangelo.
21 Marzo 2014
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Sono molti i lettori dell’edizione per gli italiani all’estero del «Messaggero di sant’Antonio» che hanno espresso il loro gradimento per il cambiamento che ha interessato la rivista da un paio di anni a questa parte. L’inserimento di dossier su temi emergenti nella società, di riflessioni sulla Chiesa e sulle problematiche della famiglia, di articoli sulle nuove generazioni e sui perenni valori della cultura italiana, se da un lato ha tolto spazi riservati alla cronaca o alle testimonianze su specifiche attività delle comunità italiane nel mondo, dall’altro ha però arricchito la rivista, che ha assunto così un volto nuovo. La trasformazione, che è destinata gradualmente ad aumentare, ha lo scopo, espresso come augurio anche da alcuni abbonati, di rendere il «Messaggero di sant’Antonio» un mensile che aiuti i suoi lettori a mantenere saldo il patrimonio di valori morali, sociali e culturali delle loro radici. Noi constatiamo che nei nostri lettori c’è una «sete» d’italianità che potremmo definire «a trecentosessanta gradi», perché tocca davvero ogni aspetto del nostro Paese. Al contempo, tra i nostri abbonati si è mantenuto vivo negli anni quel desiderio di sviluppare relazioni buone, anche attraverso questo nostro strumento di comunicazione, che ha l’obiettivo primario di mantenere saldo il filo di collegamento con il mondo antoniano e tutti i valori a esso riconducibili e che si possono riassumere nel motto «Vangelo e Carità». Ovvero: leggere il mondo alla luce dei valori del Vangelo, con un’attenzione particolare agli ultimi, agli emarginati e a chi non ha voce. Per questo motivo, pur riconoscendo che non sarà una scelta facile e che forse essa potrà non essere compresa fin da subito, ci stiamo avviando verso un ripensamento complessivo della rivista. Un ripensamento che non si tradurrà, comunque, in un abbandono di quanti da decenni sono legati fedelmente al «Messaggero di sant’Antonio». Anzi. A loro e a tutti quei giovani che stanno divenendo di anno in anno una presenza sempre più significativa d’italianità nel mondo, porteremo un pezzo d’Italia ancora più grande.
Ho un bellissimo ricordo di un’intervista fatta a padre Guido Masnovo, fondatore di questa edizione del «Messaggero di sant’Antonio». In quell’occasione egli ricordava come l’iniziativa – attuata quando era direttore della nostra Opera – fosse nata dai contatti avuti con i minatori italiani residenti in Belgio. Negli storici anni del «lavoro in miniera» di molti italiani, padre Guido era studente all’università di Lovanio, ed essendo sacerdote venne invitato da un missionario scalabriniano a preparare un gruppo di minatori alla festa del Natale. Il primo avvicinamento a questo popolo che abitava nelle baracche non ebbe esito positivo. Ma quell’iniziale rifiuto non lo disarmò. Anzi. Da buon trentino, il giorno dopo padre Guido si ripresentò sedendosi accanto ai minatori per giocare con loro qualche partita a carte. Un gesto e una diversa presenza che maturò nei minatori la disponibilità ad avvicinarsi a un percorso di preparazione alle celebrazioni natalizie.
Ricordando quei primi contatti e la situazione morale e sociale di quei minatori, padre Masnovo volle continuare a mantenere vivo il rapporto con gli italiani nel mondo anche attraverso una rivista. In questi giorni ho ricevuto un’e-mail da un missionario scalabriniano residente in Australia. Mi ha parlato della devozione al Santo: «Una devozione che rimane e si rafforza con la presenza del “Messaggero di sant’Antonio”. Ma se la rivista cessasse, per le collettività italiane all’estero verrebbe a mancare una luce considerevole». Noi siamo qui per dire che, invece, un futuro ci sarà. L’obiettivo è di essere ancora più in sintonia con un mondo in rapido mutamento, globale, nel quale continuare a portare una goccia di italianità, anche attraverso una rivista ripensata e trasformata.
Ho un bellissimo ricordo di un’intervista fatta a padre Guido Masnovo, fondatore di questa edizione del «Messaggero di sant’Antonio». In quell’occasione egli ricordava come l’iniziativa – attuata quando era direttore della nostra Opera – fosse nata dai contatti avuti con i minatori italiani residenti in Belgio. Negli storici anni del «lavoro in miniera» di molti italiani, padre Guido era studente all’università di Lovanio, ed essendo sacerdote venne invitato da un missionario scalabriniano a preparare un gruppo di minatori alla festa del Natale. Il primo avvicinamento a questo popolo che abitava nelle baracche non ebbe esito positivo. Ma quell’iniziale rifiuto non lo disarmò. Anzi. Da buon trentino, il giorno dopo padre Guido si ripresentò sedendosi accanto ai minatori per giocare con loro qualche partita a carte. Un gesto e una diversa presenza che maturò nei minatori la disponibilità ad avvicinarsi a un percorso di preparazione alle celebrazioni natalizie.
Ricordando quei primi contatti e la situazione morale e sociale di quei minatori, padre Masnovo volle continuare a mantenere vivo il rapporto con gli italiani nel mondo anche attraverso una rivista. In questi giorni ho ricevuto un’e-mail da un missionario scalabriniano residente in Australia. Mi ha parlato della devozione al Santo: «Una devozione che rimane e si rafforza con la presenza del “Messaggero di sant’Antonio”. Ma se la rivista cessasse, per le collettività italiane all’estero verrebbe a mancare una luce considerevole». Noi siamo qui per dire che, invece, un futuro ci sarà. L’obiettivo è di essere ancora più in sintonia con un mondo in rapido mutamento, globale, nel quale continuare a portare una goccia di italianità, anche attraverso una rivista ripensata e trasformata.
Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017