Il Messaggiero perde la

Nel 1931 il bollettino si veste a festa per celebrare i settecento anni della nascita del Santo: le novità, i romanzi a puntate, la vita dei conventi e poi... la guerra di Spagna.
09 Maggio 1998 | di

Nel 1930 il 'Messaggiero' ha già  raggiunto le 200 mila copie: un bel traguardo, facilmente superabile, secondo i frati, per l'attenzione che richiamerà  sulla basilica e sul suo bollettino il Settimo centenario della morte del Santo, ormai alle porte. Per questo promuovono una intensa campagna di abbonamenti, promettendo ai lettori un ricco premio, 'un bellissimo orologio... elegante, moderno e preciso' che 'porta incastata nella cassa la medaglia di sant'Antonio in argento'. Oggetto già  in vendita al prezzo di 60 lire, tuttavia il 'Messaggiero' lo dà  in omaggio a chi procura 75 nuovi abbonamenti.

La preparazione spirituale all'evento si intensifica e vengono rese note le iniziative per ricordare ai posteri il fatto, per le quali si chiede la collaborazione dei lettori, in particolare per un dono da offrire insieme al Santo, che consisterà  in un 'grande paramento festivo da usarsi nelle solennità ', meraviglioso per la ricchezza del tessuto e lo splendore dell'arte, che porterà  'intessuto l'oro della nostra riconoscenza, l'argento della nostra devozione al Santo. Ogni punto deve poter ridire una parola di grazie al Taumaturgo, deve essere un sospiro di fiduciosa invocazione dinanzi all'Arca benedetta di sant'Antonio'.

1931: il centenario, dunque. Le novità  esteriori nel bollettino non sono molte per un anno eccezionale, ma quelle poche sono significative. Anzitutto il 'Messaggiero' dal numero di febbraio diventa 'Messaggero', perdendo la 'i'; da gennaio poi prende il via una nuova rubrica nella quale il padre direttore informa i lettori sulle iniziative e i progetti che riguardano la vita del bollettino, soprattutto per sollecitarne la divulgazione. È un colloquio con i lettori per ora a senso unico, ma che in seguito prenderà  forma di vero dialogo nelle 'lettere al direttore', e sarà  una delle caratterstiche più vivaci della rivista.

Per il resto l'anno delle celebrazioni, che si protraranno anche nel 1932, non porta vistosi mutamenti grafici o di contenuti nel canovaccio del bollettino, se si eccettuano due controcopertine a quattro colori nel numero di giugno, recanti due belle immagini di sant'Antonio e della basilica molto gradite dai lettori. Non mancano ovviamente puntuali e documentate, anche fotograficamente, le cronache degli avvenimenti religiosi e civili che accompagnano, con grande enfasi, il centenario: le solenni liturgie con affollata partecipazione di vescovi e prelati, i concerti (Il transito di sant'Antonio di padre Giacomo Gorlato e Il santo di padre Bernardino Rizzi), la prosecuzione degli affreschi del Casanova che in questo torno di tempo sono completati sui piloni e sulla cupola, l'acquisto di un nuovo organo corale...

Nel 1931 ricompare un romanzo storico antoniano, L'innocente, già  precedentemente pubblicato, di don R. Manfredi. La pubblicazione di romanzi o biografie di santi a puntate interessa in modo vistoso il bollettino in questi anni Trenta, tanto da occupare gran parte delle sue pagine. Accanto a L'innocente diluito in 40 puntate, compaiono via via: La storia vera di un fratino di 15 anni fa; La vita di S. Francesco d'Assisi osservata e contemplata di padre Carlo Varotto; S. Margherita da Cortona di Alma Rizzi; B. Luca Belludi compagno del Santo di padre Amedeo; In cerca di oblio, romanzo storico del XV secolo... Nel settembre del 1935, anno di maggior utilizzo delle storie a puntate, troviamo contemporaneamente pubbicati: Francesco d'Assisi, Margherita da Cortona, Storia di un fratino, In cerca di oblio.

Il valore letterario delle opere non è eccelso, una loro funzione culturale però la svolgono: in un periodo in cui l'accesso alla lettura non era facilissimo, mentre facilissina era la ricaduta nell'analfabetismo, esse (con il 'Messaggero' in generale) hanno costituito spesso le uniche possibilità  di leggere qualcosa, di mantenere desto l'interesse culturale, facilmente soffocato dalle necessità  della vita, che erano assillanti.

Verso la fine del decennio, nel bollettino ridotto a 24 pagine e impoverito anche nei contenuti, ha vasta eco la guerra civile di Spagna che coinvolge le truppe del generale Francisco Franco, appoggiate da Germania e Italia, e quelle del Fronte popolare, composto da comunisti, socialisti e anarchici, sostenuti invece dalla Russia, al governo per avere vinto le elezioni.

Per il 'Messaggero', diretto dal 1937 al 1943 da padre Placido Cortese, la chiave di lettura dei tragici avvenimenti, che hanno avuto un precedente nella guerra civile del Messico, è chiara: 'Ormai - scrive il direttore nell'editoriale dell'aprile del 1937 - dopo tutto quello che fu operato in Spagna e nel Messico, non c'è più da dubitare: la lotta del comunismo è una lotta di religione: è Mosca che vuole abbattere la sovrumana potenza di Roma - quella Roma onde Cristo è romano. Follia... Il pontefice dalla rocca di Pietro alza forte - benché con voce stanca e affievolita da lunga e assidua fatica - il grido di condanna: il comunismo è distruzione, è negazione del vero progresso, è apostasia, è ribellione a Dio'. Quindi il bollettino si schiera 'con Roma - centro di civiltà  a molte generazioni - contro Mosca - centro di disordine a una generazione malata'.

Fedeltà  al Messaggero

Da quasi un secolo

'Invio le fotocopie di alcune ricevute di abbonamento e la copertina dell'Almanacco del centenario del 1931. I miei nonni paterni erano abbonati al 'Messaggero' fin dal 1900, cosa che è proseguita con i miei genitori e ora con me. Ricordo che, bambini, facevamo la tredicina unitamente ai nostri genitori, la sera dopo cena, cantando per ultimo: Se miracoli tu brami, fugge error, calamità ... Ricordo anche che per grazia ricevuta dai nonni dal Santo, il martedì non si mangiava carne...'.

Correra Antonietta - Napoli

C'era la guerra

'Mia madre nella grande guerra '15-'18, mise sotto la protezione del Santo mio padre Giuseppe che era al fronte, e lo abbonò al 'Messaggero'. Sono passati tanti anni. Sono della classe 1917: ho fatto la Grecia, sono stato internato in Germania per cinque anni. Mio fratello ha fatto la Russia e la famosa ritirata sul Don. Eppure dopo tante traversie che solo chi le ha passate può capire, siamo tornati sani e salvi. Non è questo un miracolo? Da allora, l'abbonamento si tramanda di padre in figlio'.

 Armando Dani - Gorzegno (Cn)

Dagli anni Venti

'I miei genitori si sono sposati nel 1922. Non ricordo se già  allora fossero abbonati. Ricordo con certezza che da bambina leggevo la vostra rivista. Nel 1966 mi sono sposata e mi sono abbonata anch'io e così nella mia casa è entrato il 'Messaggero'. Vedo con gioia che anche i miei figli sono entusiasti della vostra rivista e spero di cuore che anche loro, quando saranno sposati, continueranno così come ora'.

Mariarosaria Parlati - Napoli

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017