Il Millennio in otto obiettivi

A settembre il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, riunirà i leader del mondo per misurare i passi fatti finora e stabilire gli obiettivi da raggiungere.
25 Giugno 2010 | di

È possibile misurare lo stato di salute della popolazione della Terra? Alle Nazioni Unite si prova a farlo, tracciando traguardi per rendere questo millennio più dignitoso rispetto al passato, soprattutto per chi ha meno risorse. Nel 2000, quando il segretario generale dell’Onu era Kofi Annan, al Palazzo di Vetro venne firmata la Dichiarazione del Millennio, con otto obiettivi da raggiungere entro il 2015. I propositi erano ambiziosi: dimezzare il numero di persone che vivono con meno di un dollaro al giorno, garantire l’istruzione primaria universale, ridurre la mortalità infantile, rafforzare le politiche ecologiche, sconfiggere la piaga dell’Aids. Il prossimo settembre l’attuale segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, riunirà i leader del mondo per misurare i passi avanti fatti finora, cercando di ottenere un nuovo impegno per raggiungere gli «Obiettivi del Millennio». Vediamoli in dettaglio.


1. Sradicare fame e povertà estreme



2. Garantire l’istruzione primaria universale

Questo traguardo potrebbe essere raggiunto entro il 2015, perché negli ultimi tempi le regioni più disagiate – Africa sub-sahariana e Sud Asia – hanno fatto enormi passi avanti, arrivando rispettivamente al 58 per cento e al 94 per cento della popolazione cui viene garantita l’istruzione primaria. La percentuale relativa all’area africana, comunque, rimane troppo bassa. Per progredire, le iniziative devono essere pubbliche, gestite dai singoli governi. In Paesi «virtuosi» come Ghana e Kenya, il numero di iscrizioni è aumentato dopo l’abolizione delle tasse scolastiche che impediscono l’accesso all’istruzione ai meno abbienti. In Ghana, nel biennio 2004-2005, gli alunni dei distretti più disagiati sono saliti da 4,2 a 5,4 milioni. In Kenya, nel biennio 2003-2004, si è registrato un aumento ancora più massiccio: da 1,2 a 7,2 milioni.

Organizzazioni internazionali come Unicef, Banca Mondiale e il programma americano Usaid hanno preparato una serie di linee guida per i governi, suggerendo i metodi migliori per abolire o ridurre le tasse d’iscrizione. «L’eliminazione dei balzelli, comunque, non è una bacchetta magica – avvertono all’Onu –. L’aumento delle iscrizioni comporta sfide immense all’intero sistema educativo, che vanno a toccare gli edifici che ospitano gli studenti, le dimensioni delle classi, il ruolo degli insegnanti».


3. Promuovere la parità dei sessi, rafforzare la condizione della donna

Le donne continuano a essere discriminate: a scuola, al lavoro, a casa. Ci sono, comunque, alcune storie di successo. Una di queste arriva dal Ruanda, che nel recente passato (1994) è stato teatro di una guerra civile terribile e sanguinosa. Due anni fa il Paese ha promosso un referendum sulla nuova costituzione e subito dopo, per la prima volta, libere elezioni. La nuova Carta ha garantito che almeno il 30 per cento dei seggi parlamentari fosse assegnato alle donne; nelle successive elezioni si è andati ben oltre questa percentuale. Oggi il Ruanda ha il più alto numero di rappresentanti «rosa» dell’Africa e forse del mondo: il 50 per cento alla Camera e il 35 per cento al Senato. E anche al governo un terzo dei responsabili è donna.


4. Ridurre la mortalità infantile

Un bambino nato in un Paese in via di sviluppo corre un rischio tredici volte maggiore di morire nei suoi primi cinque anni di vita rispetto a un bimbo di un Paese sviluppato. Tra le cause di morte più importanti vi è il cosiddetto «killer silenzioso», il tetano neonatale, che uccide migliaia di neonati ogni anno, soprattutto nelle regioni più povere del mondo. È silenzioso perché spesso, in società disagiate, non esistono registri e anagrafi: i decessi vengono dimenticati senza lasciare traccia. Il Vietnam è riuscito a eliminare il tetano quasi completamente, con l’aiuto dell’Organizzazione mondiale della sanità e dell’Unicef. Nel 2005 tre dei distretti più poveri – Bao Yen, Bao Thang e Phuoc Long – hanno presentato un solo caso ogni mille nascite.

Si tratta di un netto miglioramento rispetto a trent’anni fa, quando il tetano uccideva ventimila neonati all’anno.


5. Promuovere la salute delle madri

Ogni anno, 536 mila donne muoiono durante la gravidanza, per complicazioni relative al parto o nei sei mesi successivi. Il 99 per cento di questi decessi avviene, tristemente, nei Paesi in via di sviluppo. Spesso la tragedia diventa davvero intollerabile: nell’India rurale ogni cinque minuti una donna muore donando la vita a un bambino. Le madri indiane vittime di questa strage sono circa centomila ogni anno. Le ragioni sono legate soprattutto alle pessime condizioni sanitarie, nelle case e negli ospedali. L’Unicef ha lavorato a fianco del governo dell’India nel tentativo di migliorare la situazione, portando alle famiglie più disagiate le cure necessarie alla sopravvivenza. Negli ultimi quattro anni, nello stato indiano del Rajastan, la percentuale di parti seguiti da personale specializzato è aumentata del 30 per cento. Anche le comunità locali hanno risposto in maniera positiva, offrendo il sangue necessario alle emergenze legate al parto.


6. Combattere Hiv e Aids, malaria e altre malattie

L’Aids è un flagello che continua a uccidere, ma la malaria – benché poco diffusa in Occidente – non è da meno. È una malattia che colpisce da 350 a 500 milioni di persone nel mondo. E ogni giorno, anzi ogni trenta secondi, la malaria uccide un bambino. Il 90 per cento delle vittime vive in Africa. In Mozambico la malaria è la prima causa di morte per malattia tra i più giovani: tocca il 60 per cento dei piccoli pazienti nei reparti pediatrici degli ospedali ed è causa del 30 per cento delle morti tra i ricoverati. Non è un caso che il Paese abbia uno dei tassi di mortalità infantile più alti al mondo. Per arginare questa emergenza, il governo di Maputo ha distribuito gratuitamente a tutte le famiglie in cui vi siano donne incinte o bambini di età inferiore ai cinque anni semplici reti per proteggere il letto, così da evitare le punture delle zanzare che trasmettono la malattia. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, le reti sono un sistema abbastanza efficace: se usate correttamente, riducono del 60 per cento la trasmissione della malattia e del 20 per cento le morti infantili a essa legate.


7. Assicurare uno sviluppo sostenibile

Nell’ultima riunione dei grandi della Terra, lo scorso dicembre a Copenaghen, non sono stati fatti passi avanti in direzione di uno sviluppo sostenibile che tenti di conciliare il progresso industriale con il rispetto dell’ambiente. In Danimarca si è tentato, senza successo purtroppo, di raggiungere un accordo per ridurre le emissioni di gas responsabili dell’effetto serra. Il diossido di carbonio continua ad aumentare, così come aumenta la temperatura del pianeta. Ogni abitante della Terra ha sulle sue spalle dodici tonnellate di CO2. È interessante notare, però, che nelle regioni in via di sviluppo, ogni persona ha un carico di tre tonnellate, che scendono a 0,8 nell’Africa subsahariana.

È chiaro, quindi, che il problema maggiore, questa volta, sta nel mondo industrializzato, che dovrebbe impegnarsi di più e meglio per ridurre l’inquinamento.


8. Sviluppare una partnership globale per lo sviluppo

Se il traguardo rimane ancora lontano la responsabilità è dei Paesi più ricchi: ben pochi di essi, infatti, hanno raggiunto l’obiettivo prefissato, che consiste nell’investire lo 0,7 per cento del Pil al fine di rendere reali gli «Obiettivi del Millennio».

Solo Danimarca, Lussemburgo, Olanda, Norvegia e Svezia hanno tenuto fede agli impegni presi.

In termini assoluti, gli Stati Uniti rimangono tra i donatori maggiori, seguiti da Germania, Gran Bretagna, Francia e Giappone.



Gli obiettivi del millennio


1.         Sradicare fame e povertà estreme

- Dimezzare il numero di persone che vivono con meno di un dollaro al giorno

- Garantire un’occupazione dignitosa, soprattutto a donne e giovani

- Dimezzare il numero di persone che soffrono per la fame


2.         Ottenere l’istruzione primaria universale

-           Ovunque, i bimbi devono poter concludere il ciclo scolastico primario


3.         Promuovere la parità dei sessi, rafforzando la condizione della donna

-           In particolare, eliminare le discriminazioni nelle scuole


4.         Ridurre la mortalità infantile

-           Tagliare di due terzi il tasso di mortalità sotto i cinque anni


5.         Promuovere la salute delle madri

- Ridurre di due terzi la mortalità legata alle gravidanze

-           Rafforzare i servizi sanitari prenatali


6.         Combattere Hiv e Aids, malaria e altre malattie

- Fermare il contagio

- Garantire l’accesso al trattamento di Hiv e Aids


7.         Assicurare uno sviluppo sostenibile

- Rafforzare le politiche ecologiche nazionali

-           Invertire il trend di perdita di risorse ambientali

- Salvare specie animali in via di sviluppo


8.         Sviluppare una partnership globale per lo sviluppo

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017