Il mondo che verrà

C’è un futuro della storia se c’è volontà di dialogo, se si è capaci di riconciliare popoli ed etnie divisi da lotte, culture e religioni diverse.
16 Gennaio 2007 | di

Lo scenario politico mondiale continua ad aggravarsi per il costante insorgere di guerriglie tra popoli ed etnie residenti a volte negli stessi Paesi, e per scontri tra culture e religioni. È quanto avviene in Afghanistan e in Iraq ma anche nei territori della Palestina, del Corno d’Africa e del Darfur dove, dal 2003 ad oggi, 2 milioni di persone sono state vittime della pulizia etnica. L’attesa della pace nel mondo s’allarga così sempre più: è un’attesa di riconciliazione dentro e oltre ogni frontiera, una necessità di dare prospettive meno incerte alle nuove generazioni. Se non possiamo sperare nella pace, non c’è futuro per l’umanità.
In questo contesto politico e sociale, gli ultimi messaggi di Papa Benedetto XVI sono stati di grande importanza. Hanno rivelato il volto di una Chiesa che vive le inquietudini profonde degli uomini, i drammi provocati dalle guerre, gli allarmi sul futuro ecologico del pianeta, con l’obiettivo di risvegliare nel mondo motivi di speranza. La visita pastorale compiuta in Polonia, il pellegrinaggio ad Auschwitz-Birkenau, la partecipazione al Convegno Mondiale sulla famiglia di Valencia, le giornate da lui definite «indimenticabilmente belle dell’incontro con la fede e con i fedeli della sua patria», e quelle vissute in Turchia dove ha pubblicamente testimoniato il suo rispetto per la religione islamica, sono state occasioni per donare al mondo credente e non, riflessioni e orientamenti di vita che hanno stupito. La profondità dei contenuti, esposti con franchezza e sincerità di linguaggio, era unita all’intuizione dell’obiettivo a cui miravano i suoi messaggi. E le paure espresse prima del viaggio pastorale in Turchia sono svanite dopo il suo primo incontro, suscitando poi inaspettate attenzioni e simpatie per la serenità e l’umanità dei suoi contatti, che rifuggivano da ogni parvenza diplomatica ufficiale.
«Dove Dio viene accolto, crescono isole di pace. Noi uomini avremmo desiderato che Cristo bandisse una volta per sempre tutte le guerre, distruggesse le armi e stabilisse la pace universale. Ma dobbiamo imparare che la pace non può essere raggiunta unicamente dall’esterno con delle strutture e che il tentativo di stabilirla con la violenza porta solo a violenza sempre nuova», ha sottolineato Benedetto XVI nel discorso ai membri della Curia e della Prelatura Romana lo scorso 22 dicembre. E il Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2007  l’ha dedicato «a chi vive minacciato dalla violenza e dalla forza delle armi o, calpestato nella sua dignità, attende il proprio riscatto umano e sociale».
Tema del messaggio è «la persona umana, cuore della pace» perché non si può realizzare la pace quando si sacrificano vite umane, quando è negata la vita ai nascituri o si calpestano le vite dei bambini, degli anziani o dei portatori di handicap. La Chiesa si è fatta paladina dei diritti fondamentali di ogni persona, consapevole che il diritto alla vita, come la libera espressione della propria fede in Dio, non sia in potere dell’uomo: «la pace ha bisogno che si stabilisca un chiaro confine tra ciò che è disponibile e ciò che non lo è: saranno così evitate intromissioni inaccettabili in quel patrimonio di valori che è proprio dell’uomo in quanto tale». Se si accolgono questi principi etici fondamentali, non dovrebbero avere approvazione le leggi che permettono l’aborto, la sperimentazione sugli embrioni e l’eutanasia. Il rispetto dei diritti umani e la capacità di bloccare mentalità e culture negative alla vita sono necessari presupposti per realizzare una pace stabile e vera. E uno dei compiti prioritari delle istituzioni internazionali è di denunciare le violenze, impedire i conflitti armati, il terrorismo e le morti silenziose provocate dalla fame.
«Il Gange dei diritti discende dall’Himalaya dei doveri», scriveva il mahatma Gandhi. E Papa Benedetto lo cita per ricordare che ai diritti umani, colonna portante della pace, sono uniti i doveri: diritti e doveri che hanno come fondamento non le pattuizioni umane, ma la natura stessa dell'uomo e la sua inalienabile dignità di persona creata da Dio.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017