Il novatore d’Arezzo
È stato ed è tuttora il poeta italiano più conosciuto e letto nel mondo, oltre che uno dei più famosi a livello internazionale. Non parliamo di un contemporaneo bensì di Francesco Petrarca (Arezzo, 1304 "; Arquà 1374), di cui ricorre quest";anno il settecentesimo anniversario della nascita. Pur nascendo nel Medio Evo, Petrarca contribuì in misura notevole a svecchiare la poesia precedente, non solo per quanto riguarda la letteratura italiana ma anche per quella mondiale: pochi poeti hanno infatti esercitato un";influenza sulla cultura universale quanto lui.
Petrarca pensava che avrebbe raggiunto la fama con i suoi versi in latino; ma, al contrario, la sua opera più conosciuta è il Canzoniere che raccoglie ben 366 poesie, in volgare italiano, la maggior parte delle quali ispirate da Laura, la sua musa. Prima ancora che la narrazione di una vicenda amorosa, il Canzoniere è l";espressione di un";avventura spirituale, di un";esperienza tutta individuale, che nell";amore e nella bellezza idealizzata di una donna trova un simbolo di elevazione e perfezione. La materia effettiva delle rime è costituita da complessi moti interiori, dai sentimenti segreti, dagli abbandoni e dai pentimenti di una coscienza inquieta, di una sensibilità perennemente insoddisfatta.
Il Canzoniere raccoglie anche versi che parlano di raccoglimento e solitudine: come il famoso sonetto Solo e pensoso i più deserti campi , dove il poeta canta del suo bisogno di sfuggire gli altri uomini per nascondere la passione che lo tormenta. Ormai i monti, i fiumi e la natura dov";egli si rifugia conoscono la sua tristezza; eppure, nonostante egli cerchi di scappare per vie aspre e sconosciute agli insediamenti umani, l";Amore che lo tormenta viene sempre a cercarlo e a «ragionare» con lui, perduto nella passione come in un labirinto senza uscita.
Felicità terrestre e misticismo
Mentre la Divina Commedia di Dante Alighieri cantava dei tre regni ultraterreni (Inferno, Purgatorio e Paradiso) destinati all";uomo a seconda dei suoi meriti e dei suoi peccati "; e della prevalenza degli uni o degli altri "; nel Canzoniere del Petrarca c";è l";aspirazione del poeta ad un Paradiso umano, a una serenità interiore nutrita dalla contemplazione della bellezza perfetta "; anche artistica e poetica "; e di una verità armoniosa. Ma l";amore si rivela imperfetto, anzi causa di errore se preso singolarmente; il poeta allora si rivolge alla consolazione religiosa, a una pienezza interamente cristiana di sentimento e di meditazione. Laura, la donna amata, diventa allora angelica consolazione di ciò che è terrestre con ciò che è divino.
Quando Laura muore, ella apparirà al poeta "; angosciato "; non in un universo irraggiungibile e perduto per sempre, ma con una funzione consolatrice, in quanto la sua umana presenza persisterà nella sua memoria. Laura rimane un ideale irraggiungibile ma deve essere così, perché è proprio l";ideale che spinge a migliorarsi di continuo, e a non fermarsi nella propria realtà . Ella inoltre ispira il poeta a raggiungere forse l";unica perfezione possibile sulla Terra: quella della poesia. Petrarca la canterà in versi immortali e impeccabili, poeticamente perfetti.
L";umanesimo di Petrarca non gli impedisce però di ampliare i suoi temi all";aspetto religioso: dal senso di fragilità umana che pervade il Canzoniere , egli giungerà a scrivere un accorato appello alla Vergine Maria, «umana e nemica d";orgoglio», perché perdoni il poeta (e con lui l";umanità ) e gli doni la pace superiore dell";anima. Questo è il punto d";approdo della ricerca umana e spirituale del poeta: nella Vergine egli arriva a intuire quel vero incontro di umano e divino che in Laura, figura di donna che rappresentava una bellezza unicamente terrestre e una «perfezione» destinata a morire, non aveva potuto trovare. Il misticismo sarà dunque parte della sua opera: e la Vergine, «chiara e stabile in eterno/di questo mare tempestoso stella», si rivela congiunzione della ricerca della Bellezza e della Pace sublime.
Una lingua raffinata e preziosa
Petrarca è considerato, con Dante e Boccaccio, il «fondatore» della lingua italiana scritta. Per quanto riguarda la poesia, però, le differenze con Dante sono molte ed evidenti. Nella Divina Commedia, Dante (1265-1321) "; che moriva quando Petrarca non aveva ancora vent";anni "; usa vari tipi di linguaggi: da quello colto a quello popolare, da citazioni da altre lingue a termini tecnici, da parole plebee ad espressioni alte. L";Inferno è naturalmente la cantica dove i linguaggi sono più assortiti, e dove i corpi nudi dei dannati sono talvolta descritti in modo naturale, o vengono riferiti gli insulti dei diavoli ai poveri condannati.
Niente di tutto ciò nei versi del Petrarca: la sua lingua è assolutamente elevata, ed egli concepisce la poesia unicamente come forma di espressione alta, che si distacca, anche formalmente, dalla rudezza del mondo basso. La poesia diveniva quindi, da un lato espressione tecnicamente sempre più perfetta, soprattutto nel sonetto, a simboleggiare l";altezza della ricerca e della tensione spirituale; dall";altro un";arte per gli aristocratici, priva di momenti comici, ridanciani o sguaiati e rivolta solo a chi ha un animo sensibile e acuto. I temi della poesia diventano le riflessioni, i pensieri sull";amore, sulla vita e sulla ricerca religiosa: e la poesia assume così il ruolo di una forma d";arte rivolta all";elevazione dello spirito e del sentire dell";uomo.
Questo ha caratterizzato nei secoli la poesia italiana. Il cosiddetto «petrarchismo», cioè l";imitazione il più possibile fedele del modello del grande maestro, è stato in voga fino a tutto l";Ottocento. Chi scriveva poesia doveva usare una lingua alta, spesso libresca, lontana dalla realtà quotidiana e che elevasse il lettore ad un mondo di sentimenti e passioni nobili. Questo, da un lato, diede, per secoli, alla nostra poesia opere di alto impegno drammatico, dall";altro legò il linguaggio ad una maniera antica di esprimersi, divenuta col tempo un po"; polverosa. Si dovrà attendere la fine dell";Ottocento per staccare la poesia dal cordone ombelicale ormai troppo vecchio che l";aveva legata per secoli al grande maestro.