Il padre di tutti i migranti

Cento anni fa moriva il beato Scalabrini. Vescovo, educatore, profeta. Con folgorante lungimiranza aveva intuito che la patria di ogni uomo è il mondo.
27 Luglio 2005 | di

Ricordare il beato Giovanni Battista Scalabrini, a cent";anni dalla morte, è anche per noi un";occasione per far emergere quanto lo rende un grande vescovo, un educatore e un profeta. In un difficile momento storico, caratterizzato da cambiamenti sociali e da povertà  che costringevano folle d";italiani a lasciare la loro terra per trovare all";estero lavoro e prospettive migliori di vita, egli seppe dare una visione positiva della storia, un apporto costruttivo al nascente Stato italiano e nuovi orientamenti pastorali alla Chiesa.
Fu un grande vescovo nella conduzione pastorale della vasta diocesi di Piacenza che visitò cinque volte, soffermandosi in ogni parrocchia per apprenderne le attese umane e spirituali. Promosse con le sue lettere pastorali e i suoi scritti, una più profonda conoscenza del catechismo e una maggiore apertura ai bisogni e agli orizzonti universali della Chiesa e della società . Accanto ad altri protagonisti del mondo cattolico "; come Geremia Bonomelli, vescovo di Cremona; Fernando Rodolfi, vescovo di Vicenza o il barnabita padre Giovanni Semeria ";, Scalabrini si pone tra coloro che, a cavallo dell";Ottocento e il primo Novecento, si distinsero per la loro attenzione ai problemi del mondo operaio e agricolo, facendo emergere le ansie umane e spirituali della Chiesa in un momento storico carico di tensioni sociali.
Fu un mirabile educatore nell";infondere ai membri della Congregazione dei Missionari di San Carlo, istituita nel 1887, la sua passione per l";assistenza spirituale agli emigranti italiani. Una passione che coinvolse anche Francesca Saverio Cabrini che, accogliendo il suo invito, nel 1889 era già  a New York per dare avvio alle opere sociali e formative che la resero la Santa degli emigranti . Ai suoi missionari inviati a New York nel 1888, alle missionarie inviate in Brasile nel 1895 e nel 1900 in gruppi distinti, a quanti "; consacrati e laici "; s";aggiunsero per operare nei quartieri più poveri delle città  e nelle Missioni aperte lungo la costa Atlantica, nelle zone di colonizzazione degli Stati brasiliani di Paranà , Spirito Santo, Rio Grande do Sul o nei quartieri di San Paolo, Scalabrini trasmise forza e ideali per affrontare diversità  di contesti sociali e politici, tensioni nazionalistiche e situazioni di non accoglienza da parte delle locali strutture statali ed ecclesiali. Dalle lettere, scritte in occasione delle sue visite alle Missioni, conosciamo i primi risultati raggiunti dai missionari quando poterono avere propri luoghi di culto, per celebrare le liturgie, le catechesi e le feste religiose che favorivano l";aggregazione e il mantenimento dell";identità  delle comunità  italiane. Il beato seppe infondere nei suoi missionari il significato della pastorale «specifica» che comportava la conservazione della propria lingua d";origine nei servizi liturgici, il mantenimento delle più valide tradizioni religiose e culturali della terra d";origine. Occasioni e criterio per la preservazione dei valori etnici e religiosi delle comunità  migranti nel processo d";inserimento nei Paesi d";accoglienza. Fede, cultura, identità : sono tre parole che riassumono gli interventi e gli scritti più significativi del beato Scalabrini.
Fu profeta nell";intravedere l";apporto che le migrazioni avrebbero dato all";evolversi delle grandi trasformazioni demografiche "; a cavallo del XX secolo fino ad oggi "; in un mondo che per il beato era spazio di umanizzazione e di evangelizzazione. La mobilità , motivata da cause negative ma anche da spinte e traguardi positivi, per diversi Paesi è stata fonte d";investimenti sociali e culturali; e tale può rimanere se guidata da normative adeguate e giuste. Quando nel Parlamento italiano si dibatteva la nuova legge organica sull";emigrazione che garantiva tutele prima della partenza dall";Italia e durante il viaggio (approvata nel 1901), Scalabrini intervenne più volte affinché la normativa ponesse termine allo sfruttamento e alle speculazioni operate dagli agenti di viaggio. C";è libertà  di emigrare, ma non di far emigrare, era un suo motto. Fu profeta nella proposta inoltrata alla Santa Sede per l";istituzione di una Congregazione (o Commissione) centrale per i migranti di tutte le nazionalità , concepita come un";autorità  di natura universale , valida nei casi di contrasto tra gruppi etnici e autorità  diocesane; e nel fondare, nel 1888, sull";esempio di un";omonima società  di patronato tedesca, la Società  laicale di San Raffaele. Modello dei futuri «patronati diocesani» e patronati sociali, per dare agli emigranti, nei porti italiani di partenza e in quelli d";arrivo nelle Americhe, punti di riferimento d";assistenza sociale. La storia ricorda come pionieri di quest";iniziativa il marchese Volpe Landi di Piacenza e padre Maldotti. Ma, accanto a loro, si posero altri laici cooperatori, testimoni del carisma del beato Scalabrini.
Quando, il 1° giugno 1905, egli morì, lasciò dei segni indelebili del suo instancabile impegno pastorale. Con i suoi interventi era riuscito ad instaurare in diocesi e istituzioni d";oltreoceano, rapporti più costruttivi con la Chiesa di Roma; a dare una nuova visione del fenomeno migratorio da lui definito: vera valvola di sicurezza sociale capace di aprire nuove vie ai commerci e alle industrie, fondendo e perfezionando le civiltà , allargando il concetto di patria oltre i confini materiali, facendo patria dell";uomo il mondo. Un ideale che illumina e orienta, oggi, l";opera dei suoi missionari, missionarie e laici, aperti e sensibili ai nuovi bisogni della mobilità  umana.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017