Il Papa ad Assisi
È il diciassettesimo Papa che raggiunge Assisi per pregare sulla Tomba di san Francesco. I superstiziosi potrebbero allarmarsi: «Attenzione, è il diciassettesimo e arriva il 17 giugno: porta male». Ma una mente sapiente, attenta alle questioni ecclesiali, sa bene che la visita di Benedetto XVI è «importante», «necessaria» e «significativa».
Importante, perché cade in un momento storico che vede la famiglia francescana sparsa nel mondo celebrare l’ottavo centenario della conversione di san Francesco, che il Celano, uno dei primi biografi, descrive come «ineffabile trasformazione che percepì in se stesso» o come lo stesso santo annota nel suo Testamento: «Ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d’animo e di corpo. E di poi stetti un poco e uscii dal mondo».
Necessaria, perché dopo il «Motu Proprio», che di fatto ha «ridisegnato» pastoralmente i rapporti tra le basiliche e la curia diocesana, sembrava a occhi superficiali che ci fossero chissà quali frizioni, mentre invece i legami sono più saldi che mai. Anzi, Benedetto XVI, a mo’ di ritornello, in questi due anni di pontificato non ha fatto altro che regalarci affermazioni che hanno allietato il cuore di ogni francescano. Ne cito solo alcune: «Obbedisco a Francesco», nell’incontrare privatamente il custode della Basilica, padre Vincenzo Coli, quando quest’ultimo pose tra le sue mani l’invito a visitare Assisi. «Tutti abbiamo un po’ un’anima francescana», nel salutare i pellegrini in piazza san Pietro con uno spontaneo «Pace e Bene». O, ancora, quella più nota, che dona luce e mette in risalto il senso dell’anniversario francescano: «Dobbiamo capire che cosa vuol dire conversione collegandoci alla figura di san Francesco che, abbandonando la vita di play-boy, si è convertito a Gesù Cristo, dopo aver sentito la voce del Signore che gli diceva: “Ricostruisci la mia casa”». Per finire con l’affermazione confidata a monsignor Sorrentino: «San Francesco è una chiave per capire la Chiesa».
Significativa, infine, perché si riafferma quel legame da sempre presente tra Assisi e Roma, ben evidenziato negli scritti del santo e direi, senza mezzi termini, nella Regola Bollata: «Sempre sudditi e soggetti ai piedi della medesima Chiesa, stabili nella fede cattolica». Ma ciò che è interessante per capire l’oggi del francescanesimo nella Chiesa, parte da un episodio: l’incontro tra il santo e il Papa, che lo storico Felice Accrocca così sintetizza: «L’incondizionata obbedienza di Francesco, la sua disponibilità e docilità fecero sì che l’intuizione religiosa rivelatagli dal Signore fosse accolta e confermata dall’istituzione ecclesiastica. L’incontro del Laterano mette così a confronto due giganti: Innocenzo III, arbiter mundi, che sa rivedere con umiltà i propri giudizi e riesce in tal modo a discernere la voce dello Spirito; Francesco, «il piccolino» (parvulus, si definisce lui stesso nel Testamento), che da Dio apprende quell’umiltà che gli consentirà di piegare ogni resistenza. Da entrambi abbiamo molto da apprendere…».
Un legame ininterrotto
Gregorio IX fondò il Santuario e lo volle tempio votivo dedicato a Dio in memoria di quel Francesco che lui stesso ebbe a descrivere ai suoi frati come colui che «è stato più padre mio che padre di tutti voi». Innocenzo IV scelse Assisi per sostarvi sei mesi consecutivi, dal 27 aprile al 6 ottobre del 1253. Eugenio IV nel 1442 fece bloccare la cella memoriale sotto l’altare, rendendola immune da possibili brutte sorprese, di fuoco o di furto sacro, legate all’attacco dei perugini. Benedetto XIV nel 1754 assegnò al santuario assisiate uno statuto liturgico da Basilica patriarcale e Cappella Papale.
In tutti noi, infine, è ancora vivido il ricordo delle sei visite di Giovanni Paolo II, che scelse Assisi per invocare il dono della pace nei momenti più tragici della storia contemporanea, rendendola capitale del dialogo: il 5 novembre 1978, all’indomani della sua elezione; il 12 marzo 1982 per il centenario della nascita di san Francesco; il 27 ottobre 1986, in occasione della prima storica Giornata mondiale di preghiera interreligiosa per la pace; il 9 gennaio 1993, per la pace nei Balcani; il 3 gennaio 1998, in visita ai terremotati; e, infine, il 24 gennaio 2002 per il secondo incontro interreligioso di preghiera.
Le tappe del pellegrinaggio
Il pellegrinaggio dell’attuale Pontefice ha comunque una caratteristica particolare che lo diversifica dalle visite di Giovanni Paolo II: toccherà diversi luoghi francescani.
L’incontro con i giovani sarà l’ultimo impegno della visita. Benedetto XVI arriverà ad Assisi in elicottero alle ore 8.30 e sarà accolto da monsignor Sorrentino e da altre autorità religiose e civili. Immediato il trasferimento in auto per recarsi alla chiesa di San Damiano e poi alla Basilica di Santa Chiara per una breve sosta di preghiera in privato. Benedetto XVI celebrerà la Santa Messa alle 10.00 sul sagrato della Basilica inferiore di San Francesco. L’agape fraterna con i frati e i vescovi dell’Umbria sarà l’occasione per un momento di condivisione e di gioia reciproca. Il Papa saluterà anche le suore clarisse cappuccine tedesche. Suor Immacolata Lamminger che guida questa comunità di trenta suore, ci ha detto: «Sono contentissima perché è stato il Papa a chiedere di incontrarci, dimostrando la sua stima e la sua amicizia che in questi anni ci ha sempre confermato». «Infatti – continua la madre superiora – è venuto più volte da cardinale fin dai tempi del suo servizio pastorale a Monaco e poi da prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. E oggi seguiamo in modo particolare con la preghiera il suo difficile compito di Pastore universale della Chiesa».
Nel pomeriggio si recherà nella cattedrale di San Rufino, dove si terrà l’incontro con il clero e i religiosi per soffermarsi infine nella piccola cappellina della Porziuncola, in Santa Maria degli Angeli. All’uscita, l’incontro con i giovani, cui seguirà il rientro a Roma.
Curiosità
– Un comitato guidato dal vescovo con i rappresentanti delle famiglie francescane
ha preparato la visita papale.
– L’evento sarà seguito da Raiuno, dalle 10.00 alle 12.15.
– Il palco, allestito dalla Meetcomunicazione, è a forma di Tau.
– L’artista Arnaldo Pomodoro ha creato un altorilievo per l’occasione.
– Il 20 giugno la comunità conventuale, ascoltando il grido del Papa per il Darfur, ha organizzato la quarta edizione de «Nel Nome del Cuore», concerto benefico trasmesso su Raiuno il 22 giugno alle ore 20.50.
– La rivista «San Francesco Patrono d’Italia» esce con un numero speciale di 480 mila copie che sarà distribuito sui treni italiani.
Appunti
Benedetto XVI e Assisi
Il prossimo 17 giugno Benedetto XVI sarà ad Assisi. Prima di lui tanti altri Papi hanno avuto con la Città serafica un rapporto personale, magari visitandola a più riprese, come nel caso di Giovanni Paolo II.
Che cosa spinge l’attuale Pontefice a questa visita? L’occasione, com’è noto, è offerta dall’VIII centenario della conversione di Francesco. Questa ricorrenza sta impegnando tutta la comunità assisana a verificarsi sul tema della conversione. Come cristiani di un tempo che ci vede piuttosto dispersi, e sempre più minoritari, nella cultura e nella società, dobbiamo interrogarci sulla coerenza della nostra fede. Francesco ci interpella, con la radicalità della scelta che tagliò in due la sua vita: i primi venticinque anni, passati all’insegna della ricerca di sé, cullando sogni di successo mondano, e il successivo ventennio, in cui fece sua la «beatitudine» della povertà. Il Papa viene proprio per riconsegnarci Francesco come modello di conversione.
Ho avuto l’onore di parlarne con lui in più d’una occasione, e so quanto interesse egli abbia ad un approccio al santo di Assisi, che ponga al centro la sua scelta di Cristo. Fu Cristo l’amore di Francesco. Egli lo contemplò nella pienezza del suo mistero divino e umano. Lo ascoltò a San Damiano, dalla splendida icona che lo ritrae Crocifisso-Risorto. Lo volle adorare nella sua tenera umanità nel presepe di Greccio, e lo assimilò fin nella sua carne nelle stigmate della Verna.
Cristo è tutto per la nostra fede. Certamente fu tutto per Francesco.
Domenico Sorrentino
vescovo di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino
Il «poverello» nelle sale
Tra cinema e tv i mille volti di Francesco
Nella primavera del 1219, il santo umbro si imbarca da Ancona alla volta della Terra Santa, deciso a intraprendere un viaggio unico che segnerà un solco profondo nella storia. Munito di sandali ai piedi e saio, la sola armatura di cui fa uso, Francesco abbandona le dolci colline che lo hanno cullato, e raggiunge le coste di una terra che gronda sangue, dilaniata dalla guerra feroce tra i crociati cristiani e gli «infedeli». Un’avventura senza precedenti, di sconvolgente attualità: il «poverello» di Assisi getta un ponte tra due mondi tanto lontani quanto antagonisti, cristianesimo e islam, quest’ultimo incarnato nell’emblematica figura del sultano d’Egitto Melek El Kamel. Chiara e Francesco, prodotto da Lux Vide per la regia di Fabrizio Costa, bucherà lo schermo degli italiani a partire da ottobre: racconta la storia di un incontro che tratteggia i contorni di una parte della vita di Francesco sconosciuta ai più, illuminando il tentativo di tendere la mano ai nemici saraceni. Nei panni del frate, l’attore Ettore Bassi, impegnato in un intenso dialogo con il sultano con il quale stringerà amicizia. Ultimo di una lunga serie di ritratti del «poverello», il tv-movie prodotto da Luca Bernabei focalizza quello che è forse il volto meno noto di san Francesco, la sua apertura verso le altre religioni, coronando la serie di pellicole a lui dedicate.
Il primo film su Francesco risale al periodo del muto ed è Il poverello di Assisi, firmato da Enrico Guazzoni nel 1911. Sette anni dopo, nel 1918, esce Frate Sole di Ugo Folena e Mario Corsi, pellicola dove ampio spazio è riservato all’orchestra che esegue brani composti ad hoc per l’accompagnamento musicale. Al filone francescano del cinema muto appartengono anche The Vision Beautiful (un film americano del 1912) e L’araldo del Gran Re. Il primo film sonoro sul santo giunge dal Messico subito dopo la Seconda guerra mondiale ed è il Poverello d’Assisi (1946) di Alberto Gout, film dalla regia anonima inserito nel solco di una tradizione oleografica di maniera, incapace di rendere sia il fascino sia l’intensità della profonda spiritualità di Francesco. Un’aria diversa si respira nel 1950, quando Roberto Rossellini gira Francesco, giullare di Dio, undici episodi ispirati ai «Fioretti», con Federico Fellini tra gli sceneggiatori: un capolavoro di straordinaria armonia espressiva. Hollywood non vuol essere da meno, e tuttavia lo splendore barocco della Mecca del cinema mal si adatta al «poverello». Grande regista di film d’azione, con «Francesco d’Assisi» nel 1961 Michael Curtiz si lascia prendere la mano dal cinemascope e dal colore privilegiando l’aspetto spettacolare: per la prima volta nella filmografia francescana figura l’incontro con il sultano. Nel 1966 la Rai debutta in questo filone cinematografico con Francesco d’Assisi di Liliana Cavani, che nel 1989 girerà un altro Francesco interpretato da Mickey Rourke, prediligendo questa volta un registro mistico. Tra le due pellicole della Cavani si inserisce Fratello Sole, Sorella Luna (1972) di Franco Zeffirelli. La tv irrompe di prepotenza con la fiction e scavalca il cinema grazie alla scelta di temi popolari ben radicati nel cuore delle più vaste platee del consumo audiovisivo domestico. Nell’ottobre 2002 Canale 5 manda in onda Francesco di Michele Soavi nell’interpretazione di Raul Bova, che oggi passa le consegne a Ettore Bassi.
Enzo Natta
notes
Hanno detto
Padre Vincenzo Coli, custode del Sacro Convento:
«La venuta del Papa è motivata profondamente, prima di tutto dall’anniversario della conversione: Francesco è limpido esempio di vitale riferimento a Cristo; in secondo luogo dalla necessità di riaffermare il dialogo come uno degli elementi fondamentali della civiltà dell’incontro e dell’amore fra gli uomini».
Franco Cardini, storico:
«Conosco molti che sostengono di essere diventati cristiani, o di essere rimasti tali, solo grazie a Francesco. È un’affermazione che da un lato mi affascina e quasi mi commuove, dall’altro mi procura però disagio e diffidenza. Se si è cristiani – sia ben chiaro – lo si è solo grazie, a causa e per mezzo del Cristo. Avvicinare, comprendere e amare Francesco, è cosa che si può fare solo nel nome del Cristo: e quello resta sempre e comunque uno splendido tramite per arrivare a Quello. Francesco è difatti veramente alter Christus».