IL PEGGIO DELLE DONNE?

Star, principesse, protagoniste della cronaca nera hanno molto spazio sui rotocalchi. Quelle di cui invece la stampa non parla sono le donne «normali», che con intelligenza e genialità affrontano i mille problemi quotidiani.
05 Ottobre 1996 | di

Non si può dire che papa Giovanni Paolo II non abbia pensato alle donne. Infatti nei suoi discorsi e nei documenti ufficiali ha dedicato loro largo spazio, evidenziandone il ruolo insostituibile nella società . E quest'anno la chiesa dedica alle donne anche la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali (in Italia il 13 ottobre) che ha per tema: «I media: moderno areopago per la promozione della donna nella società ».
«Le donne stesse - afferma papa Giovanni Paolo II nel suo messaggio - possono fare molto per favorire un trattamento migliore della donna nei mass media». Cosa ne pensano le dirette interessate?
Secondo Mariapia Bonanate, vicedirettrice de «Il nostro tempo», la presenza delle donne nei media è sempre più massiccia. Questa presenza però non ha modificato l'ottica dei giornali o della televisione. La presenza femminile, secondo lei, è inversamente proporzionale all'influenza: le donne che hanno ruoli direttivi sono eccezioni. «Noi oggi - afferma Mariapia Bonanate - abbiamo una stampa che non va quasi mai incontro alle esigenze delle persone. Anche nelle situazioni interne ai giornali la donna deve subire delle situazioni che offendono la sua sensibilità : viene 'triturata' dai ritmi vorticosi di redazioni dove quello che conta è arrivare sempre primi, scovare certi scoop».

Come vengono descritte le donne dai mass media?
«I media - risponde ancora Mariapia Bonanate - sono specializzati nel non dar voce a chi voce non ha. Le donne che non sono protagoniste di cronaca nera, principesse o star dello spettacolo, non vengono prese in considerazione. Manca l'attenzione alla vita della donna 'normale', quella che vive con coraggio, con intelligenza, con genialità  la sua vicenda umana. Eppure di queste donne il mondo è pieno».
Anche secondo Mirta Da Pra Pocchiesa, direttrice di «Aspe» del Gruppo Abele, l'immagine della donna sui media non è corretta. «Pensiamo all'uso del corpo femminile sulle copertine dei giornali, ma pensiamo anche - dice la Da Pra - a come sono trattate le donne impegnate in politica, cui sono attribuite valenze che non c'entrano con la responsabilità  cui sono state chiamate. Vengono trattate spesso con poco rispetto e soprattutto si entra nella privacy della donna molto di più di quanto si faccia con un uomo».

Ci sono donne operatrici della comunicazione che diventano «avvocati di coloro che non vengono ascoltati e degli emarginati»?
«Per fortuna ci sono - sostiene Mariapia Bonanate - . Si tratta della stampa cosiddetta minore, che generalmente appartiene all'ambito cattolico».
«Aspe», periodico di informazione su disagio, pace e ambiente, vuole essere un anello di congiunzione tra il sociale e il mondo dei media. «Il sociale deve essere ascoltato - dice Mirta Da Pra - per rendere giustizia alle persone che non hanno voce. In questa logica abbiamo istituito anche un premio per il migliore e uno per il peggior servizio giornalistico sul sociale».
«La volontà  di ridare voce alle città  nascoste, di far emergere una parte dell'emarginazione e delle povertà , è alla base del nostro lavoro - afferma Miriam Giovanzana, direttrice di 'Terre di mezzo', giornale venduto soltanto sulla strada da persone 'senza fissa dimora' - . L'emarginazione grave riguarda soprattutto gli uomini, ma la percentuale di donne e di giovani interessati è in crescita. Tra i senza fissa dimora aumentano le donne».
«Le donne in quanto madri - osserva Mirta Da Pra - non hanno voce; sui media c'è uno scarso ricorso alle donne come interlocutrici: gli psicologi e i vari esperti di solito sono uomini. Si parla poco delle capacità  delle donne di mettere insieme vari ambiti: la sfera degli affetti, quella del lavoro, quella dell'assistenza e del volontariato. Si parla poco dei servizi che non aiutano le madri. Io credo, inoltre, che la maternità  e la paternità  debbano essere condivise, l'educazione non spetta solo alla mamma».
«Innanzitutto - è scritto nel messaggio del papa, che riprende la sua Lettera alle donne del 1995 - la maternità  viene spesso penalizzata invece di essere premiata, anche se l'umanità  deve la propria sopravvivenza a quelle donne che hanno scelto di essere mogli e madri. È certamente una ingiustizia che nei riguardi di queste donne venga fatta una discriminazione sia economica che sociale, per aver esse seguito una vocazione fondamentale. Analogamente, ho indicato l'urgente bisogno di raggiungere una effettiva pari dignità  con l'uomo, in ogni ambito: uguale guadagno per uguale lavoro, difesa delle madri che lavorano, imparzialità  negli avanzamenti di carriera, uguaglianza per le spose nei diritti di famiglia e riconoscimento di tutto ciò che fa parte dei diritti e dei doveri del cittadino in uno stato democratico».

Cosa ne pensa l'imprenditrice Marina Salamon?
«Sono affermazioni assolutamente splendide. Nulla da obiettare ad esse - commenta l'imprenditrice - . L'importante è che si riescano a concretizzare, attraverso alcuni provvedimenti coraggiosi, in un paese come il nostro che è molto conservatore e diffidente verso il lavoro delle donne».
Una delle difficoltà  per le madri lavoratrici è quella di conciliare l'orario di lavoro e quello della scuola dei figli. «Per esempio - continua Salamon - i bambini escono da scuola, nella migliore delle ipotesi, alle quattro, e noi come aziende facciamo una gran fatica a inventare orari a quattro o a sei ore. Le aziende vanno incoraggiate con una legge che defiscalizzi, che riduca il costo del part time. Un altro contributo alla soluzione del problema compete ai servizi sociali, per esempio con la riorganizzazione degli orari. Io credo che bisogna avere il coraggio di lasciare a casa da scuola i bambini il sabato mattina (quando le aziende sono chiuse) e impegnarli di più al pomeriggio attraverso compiti guidati e doposcuola che creerebbero anche nuovi posti di lavoro.

La donna nei mass media
REALTà€ E VECCHI STEREOTIPI

A colloquio con Anna Finocchiaro, ministro per le Pari opportunità .

Msa. Quali sono le iniziative che la signora ministro per le Pari opportunità , Anna Finocchiaro, intende intraprendere?

Finocchiaro. C'è un pensiero forte che guida le nostre azioni: esiste una competenza femminile che opera nel mondo del lavoro, della politica e della pubblica amministrazione. Questa competenza va mostrata, rafforzata, sostenuta. Per questo il nostro primo impegno è dare attuazione alla legge sull'imprenditorialità  femminile. Il finanziamento c'è, mancano alcuni provvedimenti burocratici. Li stiamo sollecitando e sbloccheremo la legge in pochissimo tempo. Ci interessa, infatti, sperimentare questa legge, verificare se funziona e trarne indicazioni concrete per il futuro. Sempre a proposito di lavoro, ho detto fin dall'inizio che avrei prestato la massima attenzione ai tempi di vita delle donne: occorre promuovere il part time senza penalizzare le carriere femminili, inventare modelli di flessibilità  non punitivi per le lavoratrici e che aiutino le donne a vivere meglio i loro molteplici ruoli dentro e fuori la famiglia. Ma per farlo occorre riorganizzare anche i tempi della città : più asili e scuole con orari prolungati, trasporti efficienti, negozi aperti tutto il giorno. A questo proposito, stiamo lavorando per inserire nella legge finanziaria un provvedimento sui nuovi piani di orari nelle città . Un'ultima iniziativa, nel breve periodo, sarà  la presentazione della proposta di legge per l'istituzione del doppio cognome, ispirata al modello spagnolo: ai figli possono essere dati i cognomi di entrambi i genitori.

In Italia la situazione delle donne è migliore o peggiore rispetto a quella degli altri paesi europei?
Dipende dal paese e dal settore di vita pubblica e privata che prendiamo in considerazione. Nei paesi nordici, per esempio, la presenza delle donne nelle istituzioni è alta e qualificata: penso al primo ministro norvegese Gro Harlem Brundtland, donna brava e autorevole, candidata alla segreteria dell'Onu. D'altro canto, la legge italiana sulla maternità  è la migliore d'Europa, ma non per questo è perfetta. Anzi. Credo che un momento della vita cos' importante non si sostenga solo con una legge. Tutelare la maternità , dal mio punto di vista, significa, per esempio, estendere la protezione sociale a tutte le donne, anche alle non lavoratrici. Oppure garantire un sostegno economico alle madri, ma anche ai padri, soli.

Quali sono gli ostacoli che tuttora impediscono alle donne di essere pienamente integrate nella vita politica, sociale ed economica? Nella professione c'è pari dignità  con l'uomo?
Le donne italiane, secondo una ricerca dell'Onu, sono quelle che lavorano di più in assoluto al mondo. Dunque, producono e pagano le tasse, anche se, a parità  di lavoro, guadagnano meno. Tutto questo però non trova oggi una piena e adeguata rappresentazione né nelle istituzioni né nella società  civile. Il mio ministero risponde a questa esigenza: rendere visibile e operativa al massimo livello la forza, la competenza e la libertà  femminile.

I mass media contribuiscono a promuovere la donna o invece diffondono stereotipi, quali quello della donna sessuomane o donna rampante?
Esiste una distanza enorme fra ciò che le donne sono nella realtà  e come vengono raccontate dai mass media. Fa notizia l'eccezione, la madre esemplare, la figlia esemplare, la mangiatrice di uomini, la vittima di violenza. Manca vistosamente l'informazione sulla normalità  di un tessuto sociale che vede le donne sempre più protagoniste. Una delle cause principali di questa mancanza è, a mio parere, il fatto che il governo delle notizie è quasi ovunque esclusivamente maschile. Le donne giornaliste sono la maggioranza della categoria, ma i capiredattori e i direttori sono tutti uomini. La conferma alla mia impressione viene dalle ultime vicende Rai: la nomina di tre donne autorevoli e competenti ha prodotto spostamenti significativi, come la nomina di Lucia Annunziata, bravissima giornalista, alla direzione del Tg3.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017