Il piacere di ritrovarsi on line... e non solo
Londra
Giuseppe Marra è uno scienziato, un esperto d’informatica e un poeta. Come fanno queste personalità a convivere in modo armonioso? Lui stesso tratteggia così il suo carattere: «Mi interessa la verità, la scienza, il segreto delle relazioni tra le persone, il perchè il sale della vita non l’hanno messo in tavola. Mi interessa la musica che riesci ad ascoltare anche mille volte, e la fisica che si deve ancora scoprire». Scarpe da ginnastica e riccioli ribelli, dimostra meno dei suoi 36 anni. Ha un sorriso generoso e la curiosità negli occhi che lo hanno sempre portato a sperimentare e a scoprire nuovi linguaggi per accrescere i rapporti umani che costituiscono la base della nostra società e della nostra crescita come individui. È in Inghilterra da abbastanza tempo per sentirsi in piena sintonia con gli inglesi, ma non tanto da dimenticare le sue origini: nel 2003 si accorge che, tramite internet, avrebbe potuto costruire un network in grado di battere in tempistica i mezzi più tradizionali come i giornali e la radio per i suoi connazionali che, come lui, vivono a Londra . «L’idea nacque per gioco – racconta oggi –. Volevamo ricreare una piazza virtuale affinché i giovani potessero condividere la propria esperienza londinese». Il successo del portale fu immediato. Beppe o Beppuz il suo alter ego virtuale, non solo fu subissato da richieste di adesione ma divenne un esperto di nuova emigrazione. «Tramite le loro storie – continua – i nostri soci stavano via via costruendo una mappa delle nuove tipologie di emigrati. Capimmo che costoro erano in primo luogo attirati dalle possibilità lavorative offerte dalla grande metropoli e, soprattutto, da una cultura e da una mentalità diverse. Erano giovani pieni di entusiasmo e pronti ad adattarsi a una nuova realtà. Il nostro sito offrì loro l’opportunità di conoscersi». Presto si capì che si poteva fare qualcosa di più per le decine di ragazzi che si iscrivevano quotidianamente. Nacque così l’idea di aprire un mercatino per piccoli acquisti o scambi che, nel corso degli anni, si è allargato fino a diventare un punto di riferimento per chi cerca un lavoro, per chi ha bisogno di un medico connazionale con cui è più facile comunicare specie in momenti di necessità, per chi vuole essere sempre aggiornato sugli appuntamenti culturali della capitale inglese. Ma il piatto forte di italianialondra.com resta il social network: «Internet non si sostituisce alla vita reale – sottolinea Beppe – permette semplicemente di stabilire il primo contatto. Ricevo moltissime e-mail di persone che mi ringraziano perchè tramite il sito hanno allargato la cerchia delle proprie amicizie. Questo vale anche per me. Molti mi ringraziano dicendomi: “ti devo una pizza”: visto il numero di e-mail che arrivano, dovrei mangiare pizza tutti i giorni!». E questi ragazzi – 18 mila iscritti, di cui il 70% residente in Gran Bretagna, e il 30% in Italia – trovano occasione anche per incontrarsi, sia a scopo di socializzazione sia per cause umanitarie importanti come quando, nel maggio del 2009, si diedero appuntamento per sostenere i terremotati de l’Aquila. In altri casi italianialondra.com si è fatto promotore di serate alla volta del divertimento – invitando alcuni comici italiani – o della riflessione con la presentazione di libri. Il sito di Beppe ha anche aiutato a infrangere alcuni pregiudizi ancora legati alla nostra emigrazione tradizionale. Il prototipo dell’italiano «pizza e mandolino» come in passato veniva spesso descritto, è stato soppiantato dall’italiano colto che si trasferisce all’estero soprattutto per iniziare la propria carriera o attività economica.
«Giovani che, nell’ambiente meritocratico che Londra offre, riescono a raggiungere in poco tempo quello che in Italia richiede molti anni. Giovani che l’Italia, purtroppo, si è persa», commenta malinconico Beppe, ben sapendo di fare anche lui parte di quella schiera. A chi pensa di espatriare, il sito offre «informazioni sulla vita nella capitale britannica e tutti gli aspetti pratici legati al trasferimento, a cominciare dalla ricerca del lavoro e della casa», aggiunge Marra. Oggi, a sette anni dalla sua fondazione, italianialondra.com può vantare molti tentativi di imitazione. «Il nostro successo – constata il giovane d’origine cuneese – ha stimolato la nascita di altri siti di simile impostazione, e la cosa non può che essere positiva. Quello che ci contraddistingue è che mettiamo al primo posto l’interattività tra i membri, secondo il modello dei moderni social networks.
Gran parte dei contenuti del sito è generato da chi lo frequenta». E Beppe, attentissimo all’evoluzione del web, si è riproposto di stare al passo coi tempi. «Nel 2003 Facebook, Twitter e YouTube non erano ancora nati. Oggi dobbiamo confrontarci con queste piattaforme e con le aspettative dei navigatori che sono diventati molto più esigenti. Un’altra sfida è riuscire a soddisfare contemporaneamente due categorie di italiani: chi è appena arrivato a Londra, e chi vi risiede da molto». Forse si potrebbe accusare Beppe di aver creato una moderna Little Italy riducendo l’integrazione. In realtà egli sottolinea che si tratta dell’esatto contrario: «Condividere l’esperienza londinese con altre persone, aiuta a comprendere meglio la cultura del Paese che ci ospita, e a comprendere meglio le differenze accettandole con più facilità. Inoltre, se si guarda alla geografia attuale dei giovani italiani a Londra, si scopre che, al contrario di quanto succedeva in passato, oggi essi risiedono in ogni angolo della città. L’integrazione è quindi quasi obbligatoria e il sito, permettendo di discuterne, non può che favorirla mostrando i diversi punti di vista di chi la sta sperimentando». È la vox populi a dargli ragione, e lo si può riscontrare leggendo i blog sia del sito che della versione su Facebook.
Beppe è considerato un fratello maggiore, specialmente da chi ha appena raggiunto le coste della grande isola, ma anche da chi ci vive da molto e sa apprezzare la capacità autoironica e narrativa di Giuseppe. Così egli si descrive ai lettori: «Sono del ‘74 anche se mi sento dell’ ‘85, sono alto 1,72 anche se mi sentirei volentieri di essere 1,83. Mi piace andare a letto tardi, sciogliere il gorgonzola sul pane nel microonde, sentire il rumore delle dita sulle corde della chitarra, andare in bicicletta senza mani, sentire l’odore e il rumore del caffè che viene su, l’aria fresca delle montagne cuneesi, le caldarroste appena tolte dal fuoco, il profumo dei borlotti freschi», dando libero sfogo a un’anima, quella dell’artista rinchiuso nella cornice dello scienziato, che è forse quello che meglio lo rappresenta, e a cui migliaia di navigatori (e amici) del sito sono ormai affettuosamente legati.