Il presepio del cuore

Una grotta, il bue e l’asinello, Giuseppe e Maria. E, al centro, Gesù. La semplicità che irradia amore. Interpretazioni diverse hanno tramandato nei secoli il miracolo della natività.
03 Dicembre 2001 | di

Ogni anno esce dall";ombra di una soffitta la luce del Natale. È quella del presepio, ovviamente! Di lui hanno parlato intere generazioni. Così come noi continuiamo ad allestirlo nell";angolo di casa dove, per fare Natale, basta una grotta con dei pastori e la stella cometa. È così da sempre, perché quel piccolo mondo ricostruito della Palestina di duemila anni fa, continua ad avere un suo segreto. Abbiamo provato a chiederlo ad un maestro di presepi: uno di quelli che parlano poco come se il silenzio delle loro statue, delle montagne in carta pesta o delle case di sughero, parlassero al suo posto. La sua risposta è stata immediata: «Il presepio "; ha spiegato l";anziano maestro "; è un piacere! Un piacere pensarlo, costruirlo e, infine, contemplarlo dopo mesi di lavoro». Il suo segreto è di quelli semplici quanto efficaci. È la forza della tradizione che l";ha reso principalmente un";emozione, una passione, un amore per ciò che si crea e si vuol trasmettere. Basta che osserviate i bambini quando si trovano di fronte ad una di queste rappresentazioni natalizie. I loro volti diventano come quelli dei personaggi del presepio napoletano: semplici e particolari, avvolti nel più assoluto silenzio. È quanto avviene anche tra gli adulti: la parola lascia spazio ad un silenzio «cosmico» concentrato sulla scena della Natività .

È una finestra sul tempo, sull";arte nonché su un modo di pregare che si esprime straordinariamente anche con il semplice silenzio. Siamo nel mondo dei simboli, dei personaggi di gesso che vanno verso la grotta, degli angeli celesti o degli animali che riscaldano la culla. Li accompagna la nostra memoria, quel nostro ricordo che si rifà  alle parole del «Verbo che si fece carne per dimorare tra noi». È il presepio dalle infinite interpretazioni; è il mondo di quel vecchio presepista che non si è arricchito con i presepi. Non ha venduto la sua arte al commercio. Sa di essere un maestro la cui firma è insignificante di fronte a ciò che sta rappresentando. Il presepio non è solo l";opera di un artista, è semmai la creatività  che esprime la nascita dello stesso Creatore. Un evento straordinario che offre spunti infiniti: per la scultura, la pittura, la poesia. L";Italia resta per questo un esempio nella storia universale: da Giotto al Ghirlandaio, da Caravaggio fino ai pittori romantici dell";Ottocento. Il presepio è cultura e tradizione insieme: povertà  e mistero, silenzio ma anche grido, bellezza ed emozione, impotenza ma anche forza, vitalità  quanto icona. È l";imago mundi del Natale, come la pensò il Poverello di Assisi che ideò il primo presepio storico a Greccio, nel 1223. San Francesco, che conosceva l";arte del comunicare, volle realizzare una sacra rappresentazione corale. Intendeva rendere visibile il Mistero a tutti. Chiamò a sé i frati e i fedeli dicendo: «Voglio rappresentare quel Bambino nato a Betlemme come se in qualche modo avessi davanti agli occhi le difficoltà  di un neonato, posto in una greppia tra l";asino e il bue». La gente accorse in massa per allietarsi di una gioia mai provata prima. Ecco da dove nasce il godimento da cui attinge da sempre il vero presepista: sia il maestro d";arte, sia colui che lo allestisce nella forma più semplice e istintiva. Francesco certamente non immaginava cosa sarebbe successo dopo la notte di Greccio. A lui bastava quella felicità ; quel momento buio dove l";oscurità  s";illuminava alla luce del Mistero. In ogni presepe, sopravvive ancora oggi questo spirito puro e semplice e nello stesso tempo complesso. È il mondo dove Dio ha scelto di mettere la sua tenda: un mondo che cambia seguendo il tempo, gli stili, le idee, come mostrano le diverse tipologie di presepio nella storia. La piccola Betlemme delle nostre case, vive ancora di quei ricordi, di quelle emozioni che sanno parlare ai cuori della gente. La grotta, in fondo, può essere quel profondo che è in noi. La culla del «Divin Pargoletto» sono i nostri sentimenti, i nostri pensieri. È questa interpretazione che ha fatto della cultura presepistica, un ricettacolo infinito d";ispirazioni. Basti pensare alle decine di rassegne che ogni anno sono allestite nelle maggiori città  italiane e del mondo. Lì, si trovano presepi tradizionali, artistici, storici, ma anche contemporanei, moderni, originali, che provano una creatività  tutt";altro che assopita. «Tutto concorre al bene», dice la Bibbia, e tutto va verso quel Bene che è la centralità  di ogni Natività .

Comunque lo si veda o lo si interpreti, il presepe non è mai stato spiegato nella sua totale interezza. È certezza, mistero profondo. Inoltre rimane lontano dalla logica del consumismo. Il suo messaggio è un altro: la semplicità  dei cuori. Non c";è arte che si possa paragonare all";umiltà  di un presepio. Le luci, gli effetti, i movimenti meccanici che animano le statue, la cometa che sfreccia nel cielo, la neve che cade sono l";evoluzione di questo mondo tecnologico che non risparmia nemmeno l";aspetto Divino. Ma l";autentico messaggio che arriva da quel bambinello povero è sempre lo stesso: «Ma voi chi dite che io sia?». Il linguaggio universale del presepio si rigenera anche quando la grotta moderna può trasformarsi nel cratere lasciato dalla tragedia di New York. In quell";abisso di povertà  umana, in cui anche le statue sembrerebbero superflue, lasciamo che siano almeno gli angeli a continuare a cantare l";annuncio: «Pace in terra agli uomini di buona volontà Â», come avviene in tutti i presepi del mondo.

 

QUELLA NOTTE A GRECCIO

Ciò che accadde la notte di Natale del 1223 a Greccio (Rieti), forse non lo sapremo mai. Anche perché, come disse uno studioso, Francesco d";Assisi non rivelò mai del tutto le cose più belle! Certamente, quella sua esperienza che condivise con una piccola folla fu una di quelle gioie terrene per cui il Poverello Laudava l";Altissimo Onnipotente bon Signore.

Tra i racconti più carichi di fascino e spiritualità  che narrano del primo Natale francescano, c";è quello di padre Larranaga, che così scrive nel suo libro Nostro fratello di Assisi: «La montagna sembrava in fiamme. Gli abitanti di Greccio avevano abbandonato le loro case e con le fiaccole in mano scendevano la montagna con canti di gioia`€¦ Quel luogo roccioso, illuminato dalle fiaccole, causava un";impressione impossibile da descrivere. Era stato preparato all";entrata della grotta un grande presepio con fieno e paglia. Da una parte, in piedi, con il cuore traboccante di consolazione e di felicità , il povero di Assisi`€¦ Francesco si rivestì con la dalmatica del diacono. Iniziò la messa.... Improvvisamente successe qualcosa d";inaspettato. Perdette la coscienza della sua identità , la percezione del luogo e del tempo, sembrava totalmente assente. Era trasportato da una marea fortissima`€¦. Ripeteva molte volte la parola Be-tlem-me imitando il belato di una pecora della stalla di Betlemme. Si chinava sul presepio come se volesse baciare qualcuno esattamente con gli stessi atteggiamenti che le mamme usano verso i loro figlioletti. Giovanni Velita affermò d";aver visto con i propri occhi il bambino Gesù addormentato proprio lì. Al contatto delle carezze di Francesco, il Bambino si svegliò e sorrise. Fu una notte indimenticabile`€¦ quella grotta pareva la nuova Betlemme e la gente raccontava cose meravigliose».

 

COSA SIGNIFICA PRESEPIO?

Dal nome alla tradizione

Chissà  quante volte abbiamo ripetuto la parola presepio senza magari conoscerne l";esatto significato. La definizione latina di praesaepe, ci riporta alla stalla, a quel luogo chiuso dove si tenevano gli animali. Da allora, cioè dal lontano 1223, all";epoca della prima rappresentazione sacra voluta da Francesco d";Assisi, il termine presepio è entrato di diritto nella tradizione natalizia, ricordandoci la stalla o grotta di Betlemme. Coltivata dapprima negli ambienti del francescanesimo delle origini, la tradizione del presepio vivente (delle origini) e poi quello inanimato delle chiese e delle case, si diffuse principalmente in Italia e in quei Paesi dov";era giunto il messaggio di Francesco. Se il Povero di Assisi fu l";antesignano del presepio che noi tutti conosciamo, ricordiamo che i primi presepisti della storia furono quegli evangelisti Luca e Matteo che raccontarono nei Vangeli la nascita di Gesù.

La tradizione, poi, fece propri i simboli e i significati pagani e biblici che trasformarono il 25 dicembre dies natalis del sole, con la teofania cristiana della nuova luce che nasce nel mondo. Ma allora quale fu il primo vero presepio? Oltre ai Vangeli, l";arte figurativa delle catacombe romane conserva ancora qualche frammento pittorico, in cui potrebbero essere ritratti i Re magi e una Madonna col bambino. Sempre a Roma, in una delle maggiori basiliche pontificie: quella di Santa Maria Maggiore, nella cripta sono conservate oltre alle presunte reliquie della culla, una semplice composizione statuaria raffigurante i personaggi citati nei Vangeli dell";Infanzia, che risalirebbero ai primi secoli del cristianesimo. È questo, probabilmente, il primo presepio conosciuto della storia. Pittori e scultori del Duecento-Trecento si cimentarono poi con straordinari risultati artistici sul tema della Natività , come dimostrano le opere dei fratelli Pisano, Duccio, Taddeo Gaddi, Lorenzo Ghiberti, solo per citare alcuni maestri del Gotico e del Rinascimento italiano.

Il presepio divenne poi un";arte popolare solo dalla seconda metà  del Quattrocento, specialmente in Toscana dove potevano avere anche misure ragguardevoli, visti i modelli che fino ad oggi si sono conservati. Non poteva mancare Napoli, dove ancora abbondano testimonianze e opere di presepi che risalgono al XV secolo. L";esempio è quello conservato nella chiesa di San Giovanni a Carbonara, datato 1484, con le sue figure lignee. Passarono solo alcuni secoli e nel 1700 il presepe raggiunse la sua massima diffusione, dando origine a vere composizioni scenografiche spaziose e ricche di particolari. Da qui esce la scuola romana, napoletana, siciliana dei più bei presepi del mondo. Un";arte o per meglio dire delle scuole artigiane, che ancora oggi fanno rivivere il Natale in molte vie delle città  italiane, grazie ai tradizionali mercati dei presepi, tornati oggi di moda più che mai.

L";arte del presepio italiano

L";Italia nel mondo è conosciuta anche per i suoi presepi. Non è un caso che il nostro Paese e la Spagna con la sua celebrata «Scuola catalana», siano unanimemente considerati i massimi esempi di quest";arte. Questione di stili, ovviamente; ma anche di costumi, tradizioni, paesaggi e dimensioni. Dai più piccoli diorami spagnoli che possono raggiungere i sei centimetri tra grotta e paesaggio; ai più mastodontici presepi del barocco italiano dalle dimensioni ragguardevoli a scena fissa. In quanto a bravura, il verdetto è lasciato alla storia, senza voler dimenticare la differente scuola ceca, slovacca, polacca, sudamericana, africana ma anche filippina. Da anni ormai si è consolidata l";abitudine di presentare un po"; ovunque le rassegne presepistiche, una delle quali è per originalità  e grandezza la più popolare nel mondo: quella di Verona.

L";annuale rassegna scaligera che presenta sempre nuove opere d";arte provenienti da tutto il mondo, espone anche esempi di presepi contemporanei, frutto dell";ingegno di autori moderni che sono, forse, la futura storia del presepio.

Accantonate le stoffe preziose del Settecento, si è ritornati ai materiali poveri di questa epoca: legno, terracotta, vetro, ma anche plastica, polistirolo, vetroresina quasi a dire che il linguaggio evangelico prosegue la sua strada sulla scia della storia antica, presente e anche futura.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017