Il pronto soccorso del pellegrino

Difesa della fede e ossequio dei poveri. Fedele a questo motto religioso e caritativo, l’Ordine di Malta assicura un posto di soccorso e assistenza ai pellegrini nei chiostri della basilica del Santo.
07 Settembre 2002 | di

Molti conoscono i cavalieri dell`€™Ordine di Malta per averne sentito parlare nei libri di storia o perché si sono interessati, per turismo, all`€™isola da cui prendono il nome. Ben pochi, però, sono al corrente della vitalità  di quest`€™organizzazione religiosa, presente da alcuni anni anche presso il santuario antoniano di Padova.

«Noi arriviamo in tutti i luoghi in cui ci siano persone bisognose di cure, soprattutto pellegrini `€“ spiega il dottor Francesco Felletti Spadazzi, responsabile del posto di soccorso del Santo `€“. La nostra presenza accanto alla basilica non è solo volontariato, è il modo concreto di continuare l`€™opera che il nostro Ordine ospedaliero ha compiuto dal tempo della sua fondazione».

Infatti, l`€™Ordine di Malta, nato in Terra Santa `€“ ancor prima delle Crociate `€“ per l`€™assistenza e la difesa dei pellegrini ai luoghi sacri, è oggi più esteso e vivo che mai. È presente in circa cento Paesi con 11 mila membri e 80 mila volontari, gestisce ospedali, cliniche e case per disabili e anziani, assistendo in tutto il mondo 15 milioni di persone.

Il simbolo dell`€™Ordine, la croce bianca con otto punte, sventola da novecento anni dovunque sia necessaria la sua attività  caritativa, anche in situazioni di guerra o di pericolo.

In occasione del Giubileo del 2000, i frati del Santo avevano affidato al Cisom (Corpo di soccorso dell`€™Ordine di Malta) l`€™organizzazione di un posto di prima emergenza per i visitatori della basilica che si sentissero male. Vista la generosità  e la competenza dei medici e dei volontari dell`€™Ordine, i frati hanno poi pensato bene di rendere permanente questo servizio, che assicura un intervento immediato e professionale nei casi più diversi. Si va dalla semplice misurazione della pressione, al soccorso nei casi di svenimento per il caldo, dal fornire una medicina a chi se l`€™è dimenticata a casa, fino ai tempestivi interventi nelle situazioni più gravi.

«È una grande tranquillità  sapere che alla domenica ci sono i volontari e i dottori dell`€™Ordine di Malta `€“ precisa padre Domenico Carminati, rettore della basilica `€“ una volta, ci toccava chiamare molto spesso l`€™ambulanza, magari per cose di poco conto, ma senza una persona competente, non si sa mai che fare. Anche i pellegrini sono contenti di poter ricorrere al posto di soccorso con comodità . Si sentono senz`€™altro più sicuri».

Nei due anni trascorsi, gli interventi del posto di soccorso sono stati 360, ogni turno è coperto da un medico e due volontari. L`€™ambiente messo a disposizione è una vera e propria infermeria, fornita di ogni mezzo necessario all`€™assistenza rapida e valida.

«La caratteristica principale della nostra attività  possiamo riassumerla così: pregare servendo `€“ ci confida un volontario appartenente all`€™Ordine `€“. Senza questa motivazione di fede non si può capire fino in fondo il nostro impegno. Il santuario di sant`€™Antonio, dove passano milioni di visitatori, è per noi una grande occasione per testimoniare Cristo e servirlo nei pellegrini malati».

Il bianco camice del dottore e l`€™austero abito nero del cavaliere medievale sono, dunque, due segni distintivi degli appartenenti all`€™Ordine di Malta. Tradizione e modernità , religiosità  e scienza vengono così tenute insieme.

Una volta l`€™anno i cavalieri di Malta sfilano in processione, accompagnando in preghiera la statua del Santo, ma ogni domenica li si trova nell`€™instancabile servizio che prestano alla sua basilica. L`€™una e l`€™altra cosa vengono sempre tenute insieme: le opere di carità  rendono credibile la fede, e quest`€™ultima sostiene e spinge la carità , anche quando diventa difficile e poco gratificante.

padre Alessandro Ratti

 

Come Antonio e Francesco

 

Un augurio da tutta la famiglia del «Messaggero» ai novizi della basilica che hanno concluso il loro cammino in preparazione ai voti religiosi.

Il 28 agosto, professando la regola francescana, si sono consacrati al Signore quattro nuovi frati. Il loro «maestro» `€“ colui che ne ha curato la formazione `€“ li descrive così: «Colpisce di questi giovani la varietà  delle provenienze, i percorsi che il Signore ha fatto fare loro. Accogliendo l`€™invito di Gesù a seguirlo nella vita consacrata, sono un dono per la Chiesa e per il mondo, per annunciare dove vorrà  Dio il suo Vangelo». Il gruppo è piccolo, ma internazionale: c`€™è Pascal Marquard, 27 anni, svizzero di Zurigo, che prima di entrare in convento era un insegnante di scuola elementare. C`€™è Nouri Abou-Abed, trentunenne infermiere, che a dispetto del nome è francese: con i frati della città  di Narbonne si è incamminato prima alla riscoperta della sua fede fino a scoprire la chiamata di Dio al convento. Infine, due novizi giunti dalla Cina. Sono Antonio Tong Dangmin e Li Jianxing, di 30 e 31 anni. Per strade diverse, ma sempre attraverso la conoscenza di qualche frate francescano, sono arrivati in Italia dove hanno potuto realizzare la loro vocazione.

Dopo un anno trascorso accanto a Sant`€™Antonio, luminoso esempio di vita francescana e apostolica, ripartono verso i luoghi cui sono destinati dall`€™obbedienza. I frati di Padova li ringraziano per il servizio che hanno svolto, soprattutto durante le solenni liturgie della basilica, e li affidano al Signore. Sia lui a condurli sempre per quella strada su cui si sono avviati con gioia e generosità .

  

Vicino agli uomini del mare

Non era mai successo sino ad ora: una statua di sant`€™Antonio è stata collocata in un fondale marino a protezione di quanti vivono del lavoro in mare.

La singolare manifestazione si è svolta, lo scorso 13 giugno, a Genova, e precisamente nel quartiere di Boccadasse. Proprio in questa zona sorge uno dei santuari più cari ai genovesi, dedicato a sant`€™Antonio.

La statua del Santo, in bronzo, misura 60 cm ed è stata collocata a 5 metri di profondità  da un gruppo di subacquei durante una suggestiva processione in mare, alla presenza del vescovo ausiliare di Genova. Un lungo corteo ha solcato le acque del porto per accompagnare il proprio Santo che, dal profondo del mare, veglierà  sugli abitanti della costa genovese.

La tradizione della processione in mare è legata alla particolare devozione dei genovesi a sant`€™Antonio. Ne è testimonianza la grande affluenza alla chiesa santuario di sant`€™Antonio, protesa sul mare, che appare, nelle sue linee, come una nave che sta per salpare.

Le origini del santuario antoniano di Boccadasse sono antiche. Fu nel 1706 che i pescatori del borgo ottennero dalle autorità  civili la concessione di erigere una cappella a sant`€™Antonio di Padova. Successivamente, nel 1787, la cappella fu trasformata in piccolo santuario. Nel 1825 si provvide anche al campanile, che allora rimase importante punto di riferimento per i pescatori del golfo e venne segnato in tutte le carte nautiche.

È possibile che sant`€™Antonio stesso sia passato per queste terre: rientrando dalla Francia, nel 1227, forse ha percorso questa strada, dove non era difficile trovare fraterno alloggio nei conventi dei confratelli.

Il santuario di Boccadasse è oggi meta incessante di devoti pellegrini e luogo ricercato per la celebrazione dei matrimoni. L`€™attività  religiosa è animata dai francescani conventuali, guidati dal parroco, padre Gian Marco Arrigoni. Particolarmente significativa la pratica dei 13 martedì, dedicata a far conoscere la dottrina di sant`€™Antonio e a sostenere la devozione al Santo, difensore dei poveri e dei sofferenti.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017