Il regista occulto
In questo secondo anno di preparazione al Giubileo del 2000, le comunità cristiane sono invitate a riflettere sullo Spirito Santo e sulla sua presenza santificatrice nella chiesa. L'anniversario della nascita di Gesù diviene un'occasione unica per stimolare la riscoperta di Colui che, in un mondo lacerato da lotte e discordie, agisce nell'intimo dei cuori facendo germogliare segni di salvezza, motivi di speranza. Tutta la storia del popolo d'Israele, come gli eventi della vita di Gesù, sono caratterizzati dalla sua presenza. 'Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato ad annunziare ai poveri un lieto messaggio: a proclamare ai prigionieri la liberazione, ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore', proclama Gesù, nella sinagoga di Nazaret, all'inizio della sua vita pubblica (Luca 4,18-19).
L'eco profetico di quest'annuncio accompagnerà Cristo fino alla sua morte e resurrezione, da cui abbiamo ricevuto come primo dono lo Spirito Santo mandato a perfezionare la sua opera nel mondo. In questi mesi, l'azione dello Spirito Santo si è manifestata ancora una volta negli interventi di Giovanni Paolo II. Nella lettera al cardinale Edward Cassidy, a premessa del documento 'Noi ricordiamo: una riflessione sulla Shoah', della Commissione per i rapporti religiosi con l'Ebraismo, egli ci insegna che nella memoria degli errori del passato e nel rammarico per i drammi del presente nel cuore degli uomini, di religioni e culture diverse, deve esserci un forte desiderio di riconciliazione. 'La gioia di un Giubileo è soprattutto una gioia fondata sul perdono dei peccati e sulla riconciliazione con Dio e con il prossimo' - egli scrive - incoraggiando i cristiani, ma anche tutti gli uomini, ad aprirsi al dialogo e alla ricerca della pace, in un atteggiamento di purificazione e di pentimento per gli errori compiuti.
L'indicibile tragedia, che il documento definisce 'uno dei principali drammi della storia di questo secolo', è stata motivata dal tentativo del regime nazista di sterminare il popolo ebraico. Aveva le proprie radici fuori del cristianesimo ed era la negazione di quello spirito di riconciliazione e di 'purificazione della memoria' che Giovanni Paolo II ha posto più volte come condizione per la pace. Non c'è futuro senza memoria; ma il ricordo della Shoah e degli altri massacri e genocidi perpetrati nel mondo, non solo deve togliere ogni sentimento antigiudaico tra i cristiani e ogni sentimento anticristiano tra gli ebrei, ma proporre modelli di riconciliazione a tutti i popoli.
Anche l'ultima visita apostolica di Giovanni Paolo II in Nigeria costituisce un momento significativo per la storia del continente africano e per la chiesa. Hanno accolto il vecchio e indomito papa milioni di africani, ma sono stati i suoi appelli e i suoi incontri a lasciare un segno indelebile. È ritornato nell'Africa delle molte contraddizioni per superare rivalità e per annunciare alle folle raccolte nell'infuocata spianata di Kubwa, che 'la riconciliazione è la via che conduce alla pace, al progresso autentico della Nigeria e dell'Africa'.
Ai capi di stato ha coraggiosamente chiesto il rispetto dei diritti umani e, nell'atteso incontro con i responsabili dell'Islam, tra i quali il sultano di Sokoto, partendo dalla fede nell'unico Dio e dai valori morali che uniscono i cristiani e i musulmani, li ha invitati a collaborare per promuovere la giustizia, la pace e lo sviluppo nel Paese: 'È inquietante la riflessione sull'attuale condizione dei diritti umani - ha aggiunto il pontefice - , poiché in alcune parti del mondo, le persone vengono ancora perseguitate e imprigionate per motivi di coscienza e per il loro credo religioso. Lavoriamo insieme per una nuova era di solidarietà e di servizio congiunto dinanzi all'enorme sfida di costruire un mondo più giusto e più umano'.
Il tema della giustizia è stato successivamente sviluppato dal presidente Clinton, nel suo viaggio in Africa, ed è significativo che, in quell'occasione, sette Paesi delle zone più a rischio del continente abbiano firmato a Entebbe un accordo per il rispetto dei diritti umani. 'È il giorno del nostro riscatto; per noi è un giorno di speranza!', gridò un vecchio nigeriano dopo l'incontro con il papa ad Abuja. È il grido dell'Africa che invoca solidarietà e giustizia; ma è anche un segno della presenza dello Spirito, che anima e orienta gli uomini per la crescita umana e spirituale della comunità .