Il retaggio di Wojtyla
Giovanni Paolo II ha voluto incontrare tutti i popoli della Terra, ha aperto le braccia nel gesto della fratellanza a tutte le religioni, ha teso la mano a tutte le povertà : di ogni donna, ogni uomo, ogni vecchio e ogni bambino. Il mondo lo sa, nelle capanne del villaggio meno conosciuto, come nei palazzi delle città più cariche di storia, nelle case confortevoli dei più fortunati, come nelle sterminate baraccopoli di tutti i Sud del mondo.
Il mondo lo sa e si è prima fermato, grato e grave, ad accompagnare il suo Pontificato nell";ora più difficile e più dolente "; ma insieme pervasa dalla serenità di una fede invincibile, di una carità inesausta, di una speranza che si fa certezza nell";andare all";incontro con il Signore "; e poi si è commosso nel ricordo e nell";omaggio corale, universale e senza distinguo.
Il mondo, con tutte le sue religioni, non ha dimenticato. E della sua memoria fa benedizione e pegno per la Chiesa e per il suo successore sul trono di Pietro.
Da ogni luogo, dall";Estremo oriente alle Americhe, dall";Africa all";Europa, dall";Oceania alla Terra Santa, miliardi di persone hanno pregato per il Pontefice. A Giovanni Paolo II si sono volti i pensieri e le preghiere di chi ha reso grazie alla sua missione pastorale. Un abbraccio spontaneo ha unito cattolici, ortodossi e protestanti, musulmani ed ebrei, religiosi e anche quanti hanno la sola fede nell";uomo. Non hanno dimenticato i suoi gesti ecumenici molti musulmani che hanno pregato per lui nelle moschee. Non hanno dimenticato la sua ferma condanna dell";antisemitismo e la definizione di «fratelli maggiori dei cristiani» gli ebrei. In Terra Santa, in Israele come nei Territori palestinesi, dalle città sante di Gerusalemme e Betlemme, arabi, ebrei e cristiani hanno avuto uguali lacrime. Nel vicino Libano, la stampa e la popolazione hanno posto la mente alla visita che Giovanni Paolo II vi fece nel maggio del 1997, quando ebbe a definire questo Paese un «messaggio» per la coesistenza tra cristiani e musulmani.
Hanno pregato per lui quanti in questi anni ne hanno seguito i passi lungo lo splendido, irrinunciabile «Spirito di Assisi», in quell";«essere insieme per pregare» che ha fatto della città di Francesco e di Chiara, e di tutti i luoghi del francescanesimo, dei fari interreligiosi della pace. Uno spirito che gli italiani nel mondo hanno condiviso fino in fondo, telefonandoci e inviando alla nostra redazione e-mail e lettere in cui è forte la testimonianza del loro affetto per questo pontefice percepito sempre come amico, fratello e familiare.
Si è pregato nelle grandi cattedrali europee, nei grandi santuari del culto di Maria, da lui più volte visitati. E si è pregato intorno agli altari di legno di tante missioni africane, così come nei luoghi dell";Asia e dell";America Latina che vedono la Chiesa porsi al servizio della sofferenza. Si è pregato in Paesi dal cattolicesimo fervente, come nel Patriarcato ortodosso di Mosca.
Dalle Filippine, durante l";agonia di Giovanni Paolo II è giunta una delle testimonianze più significative dell";amore che al Papa sofferente ha voluto restituire quel mondo della sofferenza che lui tanto aveva soccorso: i carcerati del penitenziario nazionale di Manila, hanno digiunato e celebrato la Via Crucis per esprimere nella preghiera la loro vicinanza al Santo Padre.
L";Onu ha reso omaggio all";uomo che dieci anni fa aveva invitato quell";assise, la massima mondiale, a riflettere sul suo più autentico e profondo significato di universalità e a farsi «Famiglia di Nazioni», prima che associazione di Stati.
L";Unione europea, che in questi anni ha visto via via compiersi la riunificazione tra quei «due polmoni» con i quali decenni fa la visione profetica di Giovanni Paolo II l";aveva invitata a respirare, ha espresso, prima ancora del cordoglio, la riconoscenza per l";azione di uno dei suoi figli più grandi, del fratello capace di farsi padre, del traghettatore nella speranza del terzo millennio.
Il Sud devastato e dolente del mondo ha pianto il difensore di tutti i suoi diritti violati, il sostegno di ogni dignità , l";avvocato indefesso della causa dell";uomo.
Accanto agli umili si sono posti in preghiera i grandi della Terra, i responsabili della cosa pubblica che tante volte il Santo Padre ha voluto incontrare nella sua azione al servizio dell";uomo. E, forse, è proprio a questi ultimi che va rivolto l";invito alla conversione del cuore, ad entrare in sintonia con lo spirito dei loro popoli, per non vanificare, per non tradire, la memoria e la lezione di un pontificato che ha segnato la storia e che continua ad interpellare il futuro.